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  • Giovedì 11 giugno 2020

Le prime conseguenze delle proteste negli Stati Uniti

Si parla apertamente di riformare i corpi di polizia e il grande sostegno del pubblico al movimento Black Lives Matter sta provocando effetti un po' ovunque

Una manifestazione a Minneapolis (Evan Frost(/AP)
Una manifestazione a Minneapolis (Evan Frost(/AP)

Mercoledì, il giorno dopo il funerale di George Floyd, suo fratello Philonise Floyd ha testimoniato di fronte alla commissione Giustizia della Camera del Congresso statunitense chiedendo una profonda riforma della polizia statunitense. George Floyd era stato ucciso il 25 maggio mentre veniva arrestato con violenza dalla polizia di Minneapolis e la sua morte aveva fatto nascere proteste che per due settimane avevano coinvolto tutti gli Stati Uniti, portando a scontri e nuove discussioni sul razzismo sistemico e sulla brutalità della polizia nei confronti degli afroamericani.

«Vi chiedo di ascoltare quello che vi sto chiedendo ora», ha detto Philonise Floyd «quello che vi sta chiedendo la nostra famiglia, quello che sta riecheggiando in tutte le strade del mondo. Persone di tutte le provenienze, i generi e le razze si sono unite per chiedere che le cose cambino. Onoratele, onorate George, e fate tutti i cambi necessari che rendano le forze dell’ordine la soluzione, e non il problema». Le proteste per la morte di Floyd non sono ancora finite, ma come ha scritto il New York Times «hanno fatto rapidamente nascere negli Stati Uniti una profonda riflessione sul razzismo», i cui effetti si stanno vedendo «in tutta la società, dalle grandi aziende, ai giornali, fino alle pagine dei dizionari».

Uno dei temi più discussi è quello degli abusi della polizia. A Minneapolis, la città dove è stato ucciso Floyd, è iniziata una grande discussione sulla possibilità di smantellare la polizia della città, dopo anni di storie di violenze e abusi e tentativi di riforma non riusciti. Mercoledì, il capo della polizia della città ha presentato un piano di riforma, spiegando tra le altre cose che in futuro si rifiuterà di negoziare con i sindacati degli agenti, ritenuti da molti eccessivamente potenti e ostinatamente contrari a ogni tentativo di punire poliziotti accusati di abusi e violenze. Il governatore del Minnesota Tim Walz ha invece chiesto una sessione straordinaria del parlamento dello stato per occuparsi degli abusi della polizia.

Ad Atlanta, in Georgia, mercoledì due agenti di polizia sono stati licenziati per la violenza che avevano usato contro due manifestanti nel tentativo di arrestarli durante una protesta del 30 maggio. Sempre mercoledì, il sindaco della città di Buffalo, nello stato di New York, ha annunciato una grossa riforma del corpo di polizia locale dopo le enormi proteste provocate dal video di un manifestante pacifico 75enne spinto a terra e abbandonato incosciente e sanguinante da un gruppo di agenti. Tra le altre cose, il sindaco ha promesso una nuova unità di polizia da usare esclusivamente per garantire la sicurezza delle manifestazioni pacifiche e maggiore facilità per il pubblico nell’accesso ai video delle telecamere indossate dagli agenti in servizio (che contengono spesso le uniche prove di presunti abusi e violenze).

Altre conseguenze delle proteste che si sono già viste riguardano altri aspetti della società statunitense e sono in parte il risultato di un grande cambiamento nell’opinione pubblica statunitense sulle questioni razziali e dell’ampio sostegno che hanno oggi le istanze del movimento Black Lives Matter. Mercoledì, dopo essere stato duramente criticato per i suoi commenti sulla morte di Floyd, si è dimesso il fondatore e capo della società di fitness CrossFit. La settimana precedente, il direttore della sezione delle opinioni del New York Times si era dimesso dopo aver pubblicato l’articolo di un senatore Repubblicano che chiedeva l’intervento dell’esercito per fermare le proteste. Merriam-Webster, che pubblica uno dei più noti dizionari della lingua inglese, ha annunciato che cambierà la sua definizione di “razzismo” per renderla più attuale e dare conto del razzismo sistemico.

La National Football League (NFL), la più importante lega professionistica di football americano, aveva ammesso la settimana scorsa di aver sbagliato nel non ascoltare i suoi giocatori che avevano più volte denunciato il razzismo diffuso negli Stati Uniti. La federazione del calcio statunitense, mercoledì, ha annunciato di aver cancellato una regola che impediva alle calciatrici e ai calciatori di inginocchiarsi durante l’inno nazionale prima delle partite (un gesto di protesta antirazzista usato diffusamente da alcuni anni). La NASCAR, che organizza alcune delle gare di auto più famose negli Stati Uniti (molte delle quali in stati del sud), ha annunciato che vieterà durante i suoi eventi l’uso della bandiera confederata, quella di chi difendeva la schiavitù durante la guerra civile statunitense.

Amazon, una delle società più grandi e influenti del mondo, ha annunciato che per un anno non permetterà più alle forze di polizia di usare i suoi sistemi di riconoscimento facciale, spiegando di voler attendere nuove leggi che ne regolino meglio l’utilizzo. I software per il riconoscimento facciale – tra cui quello di Amazon è uno dei più usati – sono in passato stati accusati di “razzismo” e criticati da gruppi che si occupano di diritti civili e tutela delle minoranze. Pochi giorni prima, la grande società di prodotti informatici IBM aveva annunciato l’interruzione della vendita di sistemi per il riconoscimento facciale.

– Leggi anche: Il riconoscimento facciale deve preoccuparci?

Le proteste, intanto, non si sono interrotte anche se negli ultimi giorni ci sono stati meno casi di violenze, saccheggi e scontri con la polizia. Mercoledì, a Richmond, in Virginia, è stata abbattuta una statua di Jefferson Davis, il presidente degli stati confederati durante la guerra civile. A Seattle, nello stato di Washington, i manifestanti hanno occupato alcune strade nella zona di Capitol Hill, dove per giorni c’erano stati scontri con la polizia intorno al commissariato locale. Lunedì, la stazione di polizia di Capitol Hill è stata temporaneamente chiusa dagli agenti, che hanno permesso alle proteste di continuare pacificamente.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto su Twitter un messaggio molto duro nei confronti del governatore dello stato e della sindaca della città Jenny Durkan, intimando loro di «riprendere il controllo della città ADESSO» e minacciando di intervenire direttamente per fermare le proteste. Durkan ha risposto sempre su Twitter scrivendo «Rendi la nostra vita più sicura, torna nel bunker» (un riferimento al bunker della Casa Bianca dove Trump era stato portato per precauzione durante una recente manifestazione a Washington).

Durante un incontro con gli elettori sul tema del razzismo sistemico, anche il candidato presidente dei Democratici Joe Biden ha parlato della necessità di riformare i corpi di polizia degli Stati Uniti per renderli più trasparenti e meno violenti. La portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany ha annunciato che verrà presentata presto una proposta di riforma della polizia, senza dare molti altri dettagli. Si parla di regole per rendere più facile identificare agenti accusati ripetutamente di abusi, ma sembra che Trump non voglia diminuire le forme di immunità garantite agli agenti.