Il piano della Spagna contro l’omeopatia

La ministra della Salute non vuole che i prodotti omeopatici siano chiamati "medicinali", se ne discute anche in Francia e Germania: c'è da cambiare una legge europea

(Peter Macdiarmid/Getty Images)
(Peter Macdiarmid/Getty Images)

La ministra della Salute in Spagna, María Luisa Carcedo, vuole cambiare il modo in cui sono trattati i prodotti omeopatici nell’Unione Europea, così che non siano più chiamati “medicinali” dei prodotti che non hanno dimostrato di esserlo. Il tema è dibattuto da anni, ma le recenti dichiarazioni dei governi della Germania e della Francia – due paesi tra i principali consumatori di omeopatici – potrebbero offrire a Carcedo e al governo spagnolo l’opportunità per cambiare la legge europea che dal 2001 classifica i prodotti omeopatici come “medicinali”.

Efficacia e omeopatia
La stragrande maggioranza degli scienziati concorda sul fatto che l’omeopatia sia sostanzialmente inutile per trattare e curare le malattie, come dimostrato da numerose ricerche scientifiche che non sono mai riuscite a dimostrare i presunti effetti benefici degli omeopatici. Nel 2015, il National Health and Medical Research Council, il più importante istituto australiano di ricerca medica, ha definito l’omeopatia inefficace per il trattamento di qualsiasi patologia, aggiungendo che in alcune circostanze il ricorso a questa forma alternativa possa mettere a rischio la salute delle persone, che tendono a ritardare o a escludere il ricorso a trattamenti dall’efficacia dimostrata per trattare le loro malattie.

La ricerca del 2015 era basata sull’analisi comparata di 255 studi scientifici sugli effetti dell’omeopatia nel trattamento di diverse malattie, ed era stata poi rivista da un gruppo di ricercatori indipendente, per valutarne ulteriormente la validità. A oggi, quella ricerca è considerata tra le più affidabili e la conferma di studi clinici svolti in precedenza, che avevano portato a risultati simili. Nel migliore dei casi, un prodotto omeopatico fornisce un effetto placebo, induce cioè un miglioramento dei sintomi perché chi lo assume si suggestiona, convincendosi che ciò che sta assumendo lo aiuti a stare meglio. In alcune circostanze, l’effetto placebo può essere molto positivo, ma nel caso di patologie gravi come i tumori non risolve il problema.

I rimborsi in Francia
La definizione di “medicinale omeopatico” prevista dalle leggi dell’Unione fa sì che i sistemi sanitari nazionali dei paesi europei possano decidere di rendere gli omeopatici rimborsabili. In Francia, uno dei paesi principali consumatori di questi prodotti, è previsto un rimborso fino al 30 per cento della spesa, ma il presidente francese Emmanuel Macron sta valutando di eliminarlo completamente o di ridurlo al 15 per cento. La copertura degli omeopatici ha un costo annuale per lo stato francese intorno ai 130 milioni di euro, cifra che potrebbe ridimensionarsi sensibilmente nel caso di una riduzione dei rimborsi.

Fino a qualche anno fa in Francia il ricorso ai prodotti omeopatici era molto diffuso, ma negli ultimi anni si è ridotto in seguito agli esiti delle nuove ricerche scientifiche e alla revisione delle politiche sui rimborsi da parte dello Stato. In 15 anni si è passati da rimborsi massimi fino al 65 per cento all’attuale 30 per cento.

Stando ai giornali francesi, Macron non avrebbe ancora deciso se ridurre ulteriormente i rimborsi o eliminarli del tutto, perché questa seconda soluzione potrebbe avere esiti negativi sull’occupazione in un settore comunque florido. Boiron, uno dei più grandi produttori di prodotti omeopatici, ha la propria sede nella città francese di Lione e impiega complessivamente oltre 3.700 persone. Il cambiamento del sistema dei rimborsi potrebbe avere serie conseguenze sull’azienda, che già da tempo deve fare i conti con l’immagine poco positiva associata ai prodotti omeopatici.

E in Italia?
In altri paesi, come la Germania, sono previsti sistemi di rimborsi per l’omeopatia, ma le cose potrebbero cambiare nei prossimi mesi, anche in seguito a un recente appello sottoscritto da numerosi medici. In Italia i prodotti omeopatici non sono rimborsabili e il loro acquisto è a carico totale dei cittadini, che possono comunque poi chiedere la deduzione dalla dichiarazione dei redditi come per le altre spese mediche.

La Spagna e l’omeopatia
Le iniziative portate avanti dal governo spagnolo potrebbero dare un’ulteriore spinta per cambiare le leggi europee sui prodotti omeopatici. Il ministero della Salute spagnolo ha preparato un documento contro le cosiddette pseudoterapie, nel quale si spiega che la medicina alternativa fa aumentare il rischio di morte nei pazienti con patologie gravi. Utilizzandola al posto della medicina ufficiale, molti pazienti finiscono per ricorrere alle cure appropriate quando ormai è troppo tardi, oppure evitano le terapie adeguate pensando che possano essere sufficienti quelle alternative, seppure non provate scientificamente.

Durante l’ultimo incontro tra i ministri della salute dell’Unione Europa in Lussemburgo a giugno, Carcedo ha invitato informalmente i colleghi a valutare il problema dell’omeopatia e della sua regolamentazione. Il tema non è stato ancora affrontato formalmente, ma secondo diversi osservatori le condizioni sono favorevoli per rivedere la legislazione e rendere sempre più marginale l’omeopatia.

La direttiva del 2001 dell’Unione Europea stabilisce che i “prodotti medicinali omeopatici” possono seguire un processo di approvazione semplificato, a patto che la loro somministrazione sia orale o esterna, e che non devono mostrare sulle confezioni specifiche indicazioni terapeutiche. Il fatto che siano estremamente diluite, al punto da non contenere al loro interno un “principio attivo”, fa sì che questi prodotti siano sostanzialmente innocui. I prodotti omeopatici che invece presentano specifiche indicazioni terapeutiche devono ricevere un’approvazione da parte delle autorità dei farmaci, come avviene per i medicinali veri e propri, e devono inoltre dimostrare di essere efficaci per trattare le patologie per cui sono commercializzati.

La Spagna ha accolto con riluttanza le regole del 2001, tanto che nel 2017 la Commissione Europea ha avviato una procedura di violazione, sostenendo che le politiche adottate dal governo spagnolo abbiano di fatto reso impossibile l’introduzione di nuovi prodotti omeopatici nel paese e già in vendita in altri stati membri. La Spagna rispose rivedendo parte delle regole sull’approvazione dei nuovi prodotti omeopatici, pubblicando comunque un elenco di prodotti da eliminare dal mercato perché privi delle autorizzazioni necessarie.

Secondo i dati della Fondazione Spagnola per la Scienza e la Tecnologia, circa il 22 per ceno degli spagnoli pensa che l’omeopatia abbia basi scientifiche e un paziente su quattro crede ai suoi presunti benefici. La relativa popolarità dei prodotti omeopatici, comune in diversi paesi europei, è ciò che finora ha fatto da deterrente nel modificare la direttiva del 2001 e interrompere l’impiego di termini come “medicinali” per i prodotti omeopatici. Finora si è infatti pensato che la domanda da parte della popolazione debba essere soddisfatta, facendo in modo che i prodotti immessi sul mercato siano controllati.

Il tema dei prodotti omeopatici sarà probabilmente affrontato dalla prossima Commissione Europea, ancora in fase di formazione dopo le elezioni europee dello scorso maggio. Nel frattempo, le decisioni assunte in Francia dal presidente Macron potrebbero offrire nuovi elementi a chi, come la ministra Carcedo, sta cercando di cambiare le cose e ridimensionare ulteriormente il ricorso all’omeopatia.

Da dove arriva l’omeopatia
Le teorie legate ai principi omeopatici furono elaborate dal tedesco Samuel Hahnemann agli inizi dell’Ottocento. Si basano sull’idea che la salute di ogni persona sia dovuta a una sorta di “energia vitale immateriale” che provvede ad armonizzare le varie parti dell’organismo umano. Secondo Hahnemann, era necessario osservare gli effetti dei medicamenti disponibili all’epoca per poterli usare razionalmente e, sulla base di questo assunto, elaborò due “pilastri” teorici: la legge dei simili e l’utilizzo di dosi infinitesimali dei medicamenti.

Secondo la legge dei simili di Hahnemann, per curare una malattia bisogna utilizzare una medicina che produca nell’organismo una sorta di malanno artificiale simile a quello di cui già soffre il paziente. Questa malattia indotta si deve sostituire a quella già esistente e poi deve scomparire. Su questo assunto si innesta quello delle dosi infinitesimali: al paziente si somministra un medicamento estremamente diluito, che secondo Hahnemann era sufficiente, senza causare effetti collaterali. In seguito fu aggiunto un terzo pilastro: secondo Hahnemann quasi tutte le malattie croniche erano causate dalla “psora” (la scabbia) e quindi per malanni estremamente diversi tra loro – come gotta, asma, paralisi – fosse sufficiente usare sempre la stessa cura contro la psora. Questa teoria fu aspramente criticata dalla comunità scientifica già all’epoca della sua pubblicazione.

Un prodotto omeopatico ha quindi alla base il concetto di diluizione: il “principio attivo” viene diluito decine di volte in una sostanza neutra, acqua e spesso zucchero per quanto riguarda i preparati solidi. Sulle confezioni è indicato il grado di diluizione con un numero e una lettera. Se per esempio c’è scritto 15C significa che una parte di “principio attivo” è stata diluita per 15 volte in 99 parti diluenti, per un totale di 10015. La diluizione nei prodotti omeopatici è tale da rendere praticamente impossibile che la sostanza possa avere un minimo effetto su chi assume questo tipo di prodotti, hanno spiegato e dimostrato in più occasioni le ricerche scientifiche.