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  • Mercoledì 6 marzo 2019

Il PPE discuterà l’espulsione del partito di Orbán

Dopo l'ennesimo attacco all'Unione Europea, il principale partito europeo di centrodestra valuterà cosa fare all'assemblea politica del 20 marzo

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán con il capogruppo del PPE al Parlamento Europeo, Manfred Weber, nel 2015.
(Szilard Koszticsak/MTI via AP)
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán con il capogruppo del PPE al Parlamento Europeo, Manfred Weber, nel 2015. (Szilard Koszticsak/MTI via AP)

Il partito ungherese Fidesz, guidato dal controverso primo ministro Viktor Orbán, potrebbe averne fatta una di troppo e ora il gruppo politico europeo a cui appartiene, il Partito Popolare Europeo (PPE), il principale partito di centrodestra al Parlamento Europeo, discuterà se espellerlo o meno in una riunione che si terrà il 20 marzo.

Orbán è da tempo accusato di aver approvato leggi sempre più illiberali, restringendo la libertà di stampa e lo stato di diritto in Ungheria, e discriminando le minoranze musulmane e rom; accuse che spesso non ha smentito, rivendicando di poter comportarsi come crede per via del consistente sostegno che Fidesz riceve da anni a ogni elezione. Qualche settimana fa però il governo dell’Ungheria aveva promosso una campagna politica finanziata con soldi pubblici che attaccava in modo diretto il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, esponente del PPE al pari di Orbán (come anche Angela Merkel, per esempio). Nei manifesti il governo accusava la Commissione e Juncker di «minacciare la sicurezza dell’Ungheria» con i loro piani di ridistribuzione dei migranti (che l’Ungheria ha sempre rifiutato, come buona parte dei paesi dell’est).

Nei giorni successivi diversi partiti europei che fanno parte del PPE avevano chiesto ufficialmente al presidente del gruppo europeo, il francese Joseph Daul, di discutere l’appartenenza di Fidesz al PPE: critiche del genere non sono una novità – da tempo i moderati del PPE criticano i loro colleghi ungheresi – ma l’attacco a Juncker ha dato un appiglio più concreto per parlarne apertamente. La richiesta ufficiale di sette partiti diversi ha di fatto obbligato Daul a convocare il consiglio di presidenza del partito, che ha deciso di discuterne – tenendo aperta la possibilità di mettere al voto l’espulsione – all’assemblea politica del 20 marzo.

Ieri Manfred Weber, capogruppo del PPE al Parlamento e candidato del partito alla presidenza della Commissione Europea, ha scritto una lettera a Daul in cui conferma che la discussione avverrà il 20 marzo e impone a Fidesz alcune condizioni per rimanere nel PPE. È la prima volta che Weber si schiera apertamente contro Orbán, che in passato ha spesso difeso (l’ala più pragmatica del PPE ritiene che la quindicina di parlamentari di Fidesz facciano pur sempre comodo, e che sia più semplice “controllare” Orbán all’interno del PPE rispetto a fuori).

Weber ha chiesto che il primo ministro ungherese Viktor Orbán «fermi la campagna dei manifesti» contro la Commissione Europea e il suo presidente Juncker e che si scusi per i danni provocati alla sua «famiglia politica europea». Inoltre Weber chiede che il governo ungherese trovi immediatamente una soluzione per il caso della Central European University (CEU), l’università fondata nel paese dal miliardario e filantropo ungherese George Soros, da anni al centro di una campagna di odio velatamente antisemita promossa soprattutto dal governo ungherese e appoggiata dalla destra radicale in tutta Europa (fra cui la Lega, in Italia).

«Se Fidesz non rispetterà le condizioni», ha scritto Weber nella lettera a Daul, «l’unica opzione è quella di escludere il partito dal PPE». Al momento sembra improbabile che Orbán si scusi: Weber glielo aveva già chiesto alcuni mesi fa, quando Orbán era intervenuto alla plenaria del Parlamento Europeo per difendersi dalle accuse di aver limitato lo stato di diritto in Ungheria, ma Orbán si limitò a difendere l’operato del suo governo.

Secondo Politico, Fidesz e Orbán stanno valutando le alternative a propria disposizione, fra cui lasciare il PPE e aggregarsi ad altri gruppi euroscettici – fra cui l’ENF della Lega o l’ECR di Fratelli d’Italia – oppure provare a formare un nuovo gruppo dopo le elezioni europee di maggio. Intanto un sito vicino al partito di Orbán ha pubblicato oggi un articolo in cui si insinua che dietro alla possibile espulsione di Fidesz dal PPE ci sia George Soros, il quale secondo l’articolo controlla praticamente l’Unione Europea.