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  • Venerdì 9 novembre 2018

Joseph Daul, il discreto e potente presidente del Partito Popolare Europeo

È la persona che di fatto sceglie il presidente della Commissione europea e un fidato consigliere di Angela Merkel, ma non è un politico come gli altri

Il presidente del Paritot Popolare Europeo Joseph Daul. (Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images)
Il presidente del Paritot Popolare Europeo Joseph Daul. (Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images)

Joseph Daul, francese, è uno degli uomini più influenti dell’Unione Europea. Per quanto sia relativamente sconosciuto fuori dai circoli politici di Bruxelles, è il presidente del Partito Popolare Europeo (PPE), il partito conservatore di centrodestra che ha la maggioranza al Parlamento Europeo, e uno consiglieri più fidati della cancelliera tedesca Angela Merkel. Joseph Daul è anche l’uomo che sceglie di fatto chi sarà il presidente della Commissione Europea, la carica istituzionale più alta dell’Unione Europea. In questi giorni si è tenuto il congresso del Partito Popolare Europeo a Helsinki in Finlandia e per questo Politico.eu ha raccontato un po’ la storia di Daul e cosa si dice di lui.

Daul è nato nel 1947 in Alsazia, la regione francese al confine con la Germania, dove possiede un’azienda agricola e un allevamento di bovini. Pur essendo cresciuto vicino ad alcune delle più importanti istituzioni europee – il Parlamento Europeo si trova a Strasburgo, come anche il Consiglio d’Europa – Daul non fa parte della tradizionale élite politica francese. All’inizio, infatti, era solo un agricoltore: si distinse in particolare come difensore dei diritti degli agricoltori alsaziani, al punto che nel 1989 fu eletto sindaco del suo paese Pfettisheim.

In seguito entrò a far parte del Partito Repubblicano francese e nel 1999 venne eletto per la prima volta al Parlamento Europeo, diventando prima presidente della commissione parlamentare sull’agricoltura e lo sviluppo rurale e poi capogruppo del Partito Popolare Europeo in Parlamento. Nel 2013 Daul prese il controllo del PPE quando ancora era presidente l’ex primo ministro del Belgio Wilfred Martens, allora gravemente malato di cancro. L’anno dopo, alla morte di Martens, divenne presidente del Partito Popolare Europeo. Daul è descritto da tutti come molto diverso dai normali funzionari e politici europei. Non ha fatto grandi scuole, non è un abile oratore e non parla nemmeno inglese. Negli anni, però, è riuscito a guadagnarsi il rispetto di alleati e avversari, che lo considerano uno capace, moderato e molto affidabile. Attribuendo queste qualità alle sue origini di agricoltore – forse troppo – i giornali lo descrivono spesso come uno semplice e schietto. Una persona di cui ti puoi fidare.

Tra quelli che sembrano fidarsi molto di lui, e questo ha avuto probabilmente un ruolo nella sua carriera, c’è la cancelliera tedesca Angela Merkel. Daul – che parla correttamente tedesco – è considerato uno dei suoi più fidati consiglieri fuori dal governo tedesco, ed è ricevuto quasi mensilmente a Berlino. Secondo i giornali fu proprio Daul che nel 2014 riuscì a convincere Merkel ad appoggiare Jean-Claude Juncker come candidato alla presidenza della Commissione europea, vincendo le sue diffidenze e mettendo d’accordo tutti quanti. Juncker – ex primo ministro del Lussemburgo – non era apprezzato da tutti, ma Daul lo considerava un candidato solido, in linea con i principi storici e i valori cristiano-democratici del PPE e abbastanza popolare da tenere testa al candidato dei socialisti Martin Schulz.

La stessa influenza sul partito Daul sembra averla esercitata anche negli ultimi mesi, quando il PPE ha cominciato a discutere per scegliere il suo prossimo candidato a presidente della Commissione. Daul è stato uno degli architetti del cosiddetto metodo dello Spitzenkandidat – che prevede che prima delle elezioni ciascun partito nel Parlamento Europeo comunichi il suo candidato alla carica di presidente della Commissione – ma si è molto impegnato affinché nel suo partito non ci fosse di fatto una vera competizione. La maggior parte dei leader del centrodestra europeo avevano scelto come proprio candidato il tedesco Manfred Weber, e pur senza sostenerlo pubblicamente Daul ha fatto sì che la sua nomina a Spitzenkandidat non subisse intoppi.

Weber – 46enne proveniente dalla Unione Cristiano Sociale (CSU), lo storico alleato conservatore della CDU della cancelliera tedesca Angela Merkel – aveva un solo rivale, l’ex primo ministro finlandese Alexander Stubb, che tra le altre cose è anche un abile oratore ed è uno molto bravo a farsi apprezzare. Per evitare rischi di qualunque tipo ed evitare di accrescere la popolarità di Stubb, Daul si è rifiutato negli ultimi mesi di organizzare dei dibattiti tra i due candidati e giovedì 8 novembre il congresso del PPE ha approvato a larghissima maggioranza la candidatura di Weber. Di fatto la questione non è mai stata davvero aperta.

Daul è considerato – e si considera – un difensore dello status quo e vede in Weber la continuità dei valori che il partito conservatore europeo ha promosso fin dalla nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (il PPE è stato fondato nel 1952, appena un anno dopo la firma dei trattati di Parigi che istituirono l’antenata dell’Unione Europea), ma negli ultimi anni ha lavorato per accogliere all’interno del PPE anche quei leader populisti che a molti sembrano invece poco in linea con i valori europei. Parlando di Viktor Orbán – il controverso primo ministro dell’Ungheria, contro cui a settembre il Parlamento Europeo ha attivato la cosiddetta “opzione nucleare” per le infrazioni dello stato di diritto – Daul ha per esempio detto di volersi comportare da «padre di famiglia», aggiungendo che «in tutte le famiglie c’è un enfant terrible». La scelta di aiutare la candidatura di Weber rispetto a quella di Stubb – inviso a Orbán e alla destra del PPE – sembra riflettere questa strategia.

Al momento il Partito Popolare Europeo è il partito che ha le maggiori possibilità di scegliere il nuovo presidente della Commissione: le proiezioni basate sugli ultimi sondaggi lo danno come il gruppo politico che avrà più seggi nel nuovo Parlamento europeo, come nella legislatura in corso, anche se non è affatto scontato che riesca a convincere in Parlamento abbastanza deputati da trasformare la sua maggioranza relativa in una maggioranza assoluta. Le elezioni europee si terranno a fine maggio 2019.

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