• Mondo
  • Lunedì 24 dicembre 2018

Il governo britannico ha fatto firmare degli accordi di segretezza alle aziende in vista di Brexit

Diverse aziende farmaceutiche sono state invitate a farlo per evitare che circolassero informazioni potenzialmente impressionanti sull'ipotesi di un "no deal"

La prima ministra del Regno Unito Theresa May. (Stefan Rousseau - WPA Pool/Getty Images)
La prima ministra del Regno Unito Theresa May. (Stefan Rousseau - WPA Pool/Getty Images)

Diverse aziende farmaceutiche incaricate di fornire le scorte di medicinali nel caso di un no deal – cioè dell’uscita dall’UE senza un accordo – hanno dovuto firmare degli accordi di riservatezza con il governo del Regno Unito. Il Guardian ha scritto che le sedici aziende farmaceutiche e dieci associazioni di categoria coinvolte sono state invitate dal governo a firmare per evitare che vengano divulgate informazioni riservate sui piani di emergenza previsti dal ministero della Salute britannico (probabilmente per evitare che si diffondano informazioni che potrebbero spaventare ulteriormente i cittadini). I dati sono stati pubblicati venerdì dopo un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata Laburista Rushanara Ali, che insieme ad altri ha molto criticato quella che definisce una mancanza di trasparenza da parte del governo di Theresa May.

Secondo quanto riportato dal Guardian, il ministero della Salute non sarebbe stato l’unico a far firmare accordi di riservatezza in vista di un’uscita dall’UE senza accordi: il ministero dei Trasporti avrebbe fatto firmare 28 accordi di riservatezza, vietando alle aziende e alle organizzazioni coinvolte di discutere dei piani previsti per gestire il passaggio delle merci, alle frontiere e alla dogana. Il dipartimento per l’Uscita dall’Unione Europea ne ha fatti firmare sei, ma ha affermato che sono «una pratica assolutamente normale». Per evitare qualsiasi fuga di notizie, i dettagli dei piani di emergenza erano stati forniti alle aziende solo in forma orale o con documenti cartacei ritirati al termine di ogni incontro. In tutto si stima che il governo abbia chiesto ad almeno 60 partner commerciali di firmare questi accordi. Non è ancora chiaro se questi accordi contengano notizie particolarmente importanti o impressionanti per l’opinione pubblica.

Negli ultimi giorni, i diversi ministeri avevano iniziato a dare le prime disposizioni in caso di “no deal”, come l’organizzazione dello spazio sui traghetti per i rifornimenti e il dispiegamento di 3.500 soldati dell’esercito perché rispondano a eventuali disordini. Il ministero della Salute ha messo insieme una squadra di dieci persone incaricate di affrontare i problemi del sistema sanitario nazionale (NHS) nel caso in cui Brexit arrivi senza che sia stato trovato un accordo: tra i problemi previsti che la squadra dovrebbe poter affrontare ci sono la carenza di scorte di medicinali e di personale medico. La scorsa settimana il segretario del ministero della Sanità, Matt Hancock, aveva detto che erano stati previsti dei voli speciali dai Paesi Bassi per portare le medicine nel Regno Unito. Hancock aveva anche sollecitato le strutture sanitarie a comprare nuovi frigoriferi dove stipare le scorte.

La deputata Ali ha detto che il numero di accordi firmati per far tacere le aziende è una «mancanza di rispetto scioccante»: «è inaccettabile che il governo faccia firmare degli accordi di riservatezza alle aziende farmaceutiche e alle associazioni di categoria», ha detto Ali, «di fatto questi accordi segreti “imbavagliano” le associazioni e impediscono che informazioni fondamentali vengano condivise, stanno mettendo a rischio la trasparenza e ostacolando la possibilità delle aziende di parlare».

La prima ministra Theresa May è stata più volte accusata di non aver fornito tutti i dati relativi a Brexit e ai preparativi in caso di no deal, probabilmente per evitare di spaventare ulteriormente i cittadini britannici. Al momento l’accordo è bloccato alla Camera dei Comuni, dove il governo non ha i voti per farlo approvare. Il voto significativo su Brexit è previsto per la terza settimana di gennaio, e per come sta procedendo il dibattito non si può ancora escludere l’opzione di un’uscita dall’UE senza accordo.