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  • Mercoledì 5 dicembre 2018

Il governo belga rischia di cadere per il Global Compact sull’immigrazione

Il principale partito di destra che sostiene il governo non vuole sottoscrivere il documento ONU sull'immigrazione, e potrebbe minacciare di ritirarsi dalla maggioranza

Il primo ministro del Belgio Charles Michel. (BEN STANSALL/AFP/Getty Images)
Il primo ministro del Belgio Charles Michel. (BEN STANSALL/AFP/Getty Images)

Il primo ministro del Belgio Charles Michel ha detto che chiederà al parlamento di esprimersi sul Global Compact for Migration, il documento dell’ONU sull’immigrazione che verrà discusso e sottoscritto durante un summit in programma in Marocco la settimana prossima, e che ha causato molte discussioni anche in Italia. La decisione di Michel è arrivata dopo che il partito di destra Nuova alleanza fiamminga (N-VA), il principale partito che sostiene il governo, ha criticato Michel per aver promesso all’ONU di sottoscrivere l’accordo, sostenendo che danneggerà la sovranità nazionale belga. Il Parlamento belga dovrebbe votare sull’accordo entro mercoledì pomeriggio: diversi osservatori sostengono che a seconda di come andrà il voto, potrebbero esserci delle conseguenze sulla tenuta del governo.

Per N-VA, l’accordo costringerebbe il Belgio a fare troppe concessioni in materia di immigrazione. È più o meno la stessa critica che in Italia è stata portata avanti dalla Lega e da Fratelli d’Italia. «Nella nostra democrazia decidiamo noi. La sovranità è con il popolo», si legge in una dichiarazione del partito. In realtà il Global Compact for Migration non contiene nessuna norma che assegni all’ONU competenze in materia di immigrazione. Non è nemmeno vincolante, anche perché contiene più un approccio comprensivo che una serie di proposte concrete: fra i 23 obiettivi che si pone ci sono molte norme già previste dal diritto internazionale, come “affrontare e ridurre le vulnerabilità dei migranti”, “combattere il traffico degli esseri umani”, e così via.

Diversi partiti europei di destra, tuttavia, hanno criticato l’accordo spiegando che secondo loro è troppo sbilanciato dalla parte dei migranti: l’Italia ha annunciato che per ora non firmerà il Global Compact, mentre Polonia, Ungheria, Slovacchia – tradizionalmente tra i paesi più ostili ai migranti – avevano già ritirato il loro appoggio.

Michel fa parte del partito liberale Movimento Riformatore, che può contare su 20 seggi in Parlamento; N-VA ne ha invece 33. È primo ministro dal 2014: negli ultimi mesi si è impegnato a livello internazionale per questo accordo e aveva menzionato la sua decisione di sottoscriverlo anche in un discorso alle Nazioni Unite a settembre. In pochi si aspettavano che il documento sarebbe stato al centro di una crisi di governo. «La nostra credibilità è a rischio» ha detto il primo ministro martedì, «siamo anche un membro del Consiglio di Sicurezza [dell’ONU]. E abbiamo una forte reputazione in Europa»: per queste ragioni, ha spiegato, ha deciso di sottoporre la sottoscrizione del documento a un voto in Parlamento.

Secondo Politico è probabile che il sostegno al documento sia approvato grazie al supporto dei partiti di opposizione di sinistra. Ma è possibile che a quel punto N-VA si tiri fuori dalla coalizione di governo, lasciando Michel senza una maggioranza in parlamento e costringendo il paese alle elezioni anticipate il prossimo anno. Nel maggio del 2019 il Belgio dovrà votare per le elezioni regionali, federali ed europee, che si terranno tutte lo stesso giorno, a meno che il governo non cada prima. In mattinata il capogruppo di N-VA ha spiegato che il suo partito intende votare contro la mozione a sostegno del documento, e ma che «per ora»non intende ritirare il suo appoggio al governo.

In ogni caso la prossima settimana Michel ha previsto di andare a Marrakesh, in Marocco, al summit dell’ONU indetto per sottoscrivere l’accordo, dove intende «comunicare la decisione del parlamento belga».