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  • Venerdì 9 novembre 2018

Sarà lui il prossimo presidente della Commissione Europea?

Manfred Weber sarà il candidato presidente del Partito Popolare Europeo: è vicino sia a Merkel sia a Orbán, e qualcuno teme possa spostare a destra il partito

(Bernd von Jutrczenka/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Bernd von Jutrczenka/picture-alliance/dpa/AP Images)

Giovedì il Partito Popolare Europeo (PPE), il principale partito europeo di centrodestra, ha scelto il suo candidato alla presidenza della Commissione Europea: sarà il tedesco Manfred Weber, attuale capogruppo del partito al Parlamento Europeo. Weber ha battuto il suo unico sfidante, l’ex primo ministro finlandese Alexander Stubb, ottenendo il 79 per cento dei voti dei delegati del partito.

Secondo diversi osservatori, ci sono buone possibilità che Weber ottenga l’incarico. Per una prassi chiamata Spitzenkandidat, il partito che alle elezioni europee prende più seggi al Parlamento Europeo ha il diritto di indicare il presidente della Commissione. In questo momento il PPE è il partito politico europeo che secondo le proiezioni otterrà la maggioranza relativa dei seggi parlamentari, e quindi avrà le maggiori possibilità di scegliere il prossimo presidente. Dato che quella dello Spitzenkandidat è solo una prassi, qualcuno – come il presidente francese Emmanuel Macron – ne ha messo in discussione la legittimità, sostenendo che una carica così importante non dovrebbe essere eletta soltanto dal Parlamento. Ad oggi però il meccanismo è formalmente in piedi, e Weber è considerato il favorito da diversi osservatori.

Weber è tedesco, ha 46 anni ed è nato in Baviera. Da giovane ha studiato da ingegnere, ma si è dedicato alla politica quasi subito. È considerato da tempo fra i politici europei più promettenti e precoci: appartiene all’Unione Cristiano Sociale (CSU), lo storico alleato conservatore della CDU della cancelliera tedesca Angela Merkel, e nel 2003, quando aveva 29 anni, diventò il più giovane parlamentare mai eletto al parlamento regionale della Baviera. È considerato un moderato ed è vicino a tutti i principali leader europei del centrodestra: compreso anche il controverso primo ministro ungherese Viktor Orbán (il cui partito, Fidesz, siede nel PPE).

Oltre al legame con Orbán, ci sono altri elementi che lo legano più alla destra che al centro. A giugno, parlando delle elezioni europee, Weber aveva fatto capire che il PPE avrebbe dovuto puntare sulla lotta all’immigrazione illegale; più o meno quello che ha fatto l’ÖVP, il principale partito di centrodestra austriaco, che a ottobre 2017 aveva vinto le elezioni politiche spostando a destra il partito sull’immigrazione. La campagna dell’attuale primo ministro austriaco Sebastian Kurz «dovrebbe essere di esempio per la nostra», aveva detto Weber.

Il tedesco Manfred Weber e il finlandese Alexander Stubb dopo l’annuncio della vittoria di Weber. (Markku Ulander/Lehtikuva via AP)

Durante la breve campagna elettorale delle ultime settimane, Weber ha insistito più volte per far tornare il partito e l’Europa alle sue origini cristiano-democratiche, dato che la fede cristiana è «l’unica cosa comune» che unisce gli europei. In un’altra occasione ha spiegato di volere avviare un dialogo con i gruppi di destra più radicale.

La candidatura di Weber aveva ottenuto il sostegno preliminare di tutti i leader di governo il cui partito appartiene al PPE, compreso quello rilevantissimo della cancelliera tedesca Angela Merkel. Durante il discorso che ha tenuto alla convention del PPE ad Helsinki la cancelliera, rivolgendosi a Stubb, aveva detto: «Grazie Alex per la tua campagna elettorale, ma lo sai che il mio cuore sta dalla parte di Manfred Weber».

Intervistato subito dopo la vittoria da Politico, Weber ha detto di voler iniziare «un tour di tutti gli stati membri per parlare con le persone, gli elettori, i partiti, e per scrivere il nostro programma elettorale». Fra le sue priorità politiche ci sono l’interruzione della procedura di accesso della Turchia all’Unione Europa – che comunque è ferma da tempo – e quella di proteggere i confini esterni dell’UE, un altro modo per dire di rendere ancora più difficile l’accesso per i migranti. «Ma ho anche intenzione di sorprendere le persone», ha detto Weber, «i temi sociali e i cambiamenti nel mercato del lavoro non sono forse i classici temi del PPE, ma voglio che [il partito] sviluppi messaggi moderni».

La candidatura di Weber è stata fortemente voluta dal presidente del partito, il francese Joseph Daul, uno degli uomini più influenti di Bruxelles. Negli ultimi anni però il PPE ha accolto anche alcuni leader e partiti populisti, come l’ungherese Orbán o il rumeno Klaus Iohannis – più che altro per mantenere il controllo delle principali istituzioni europee, dicono i critici del partito. Gli analisti temono che per riguadagnare i voti dalla destra populista ormai ben radicata in Europa, il PPE rischi di snaturarsi. Per il momento Weber ha cercato di smentire che nella prossima campagna elettorale il PPE si sposterà verso destra: «Oggi il PPE è un partito cristiano-democratico e di centrodestra. Sappiamo da che parte stiamo e perché. È chiaro che adottare, copiare o imitare qualsiasi forma di populismo non è la soluzione che sceglieremo».