È stato sventato un attentato a Parigi
Due belgi di origini iraniane sono stati arrestati a Bruxelles con esplosivo e detonatore: è una storia ancora oscura, che ha al centro un noto gruppo iraniano di opposizione
Sabato a Bruxelles, in Belgio, sono state arrestate due persone di origine iraniana accusate di preparare un attentato terroristico durante un evento che si è tenuto lo stesso giorno nella cittadina francese di Villepinte, vicino a Parigi. Quella delle autorità belghe è stata la prima di una serie di operazioni in Europa che hanno portato all’arresto di persone sospettate di essere legate in qualche modo all’organizzazione dell’attentato: è una storia ancora piuttosto oscura, che ha al centro un controverso gruppo iraniano di opposizione.
Gli arrestati sono una coppia di origini iraniane di cui non si hanno molte informazioni: lui, 38 anni, è stato identificato come Amir S.; lei, 33 anni, come Nasimeh N. I due, ha detto l’ufficio del procuratore federale belga, sono stati trovati in possesso di circa mezzo chilo di triperossido di triacetone, un esplosivo artigianale più conosciuto con la sigla TATP, e a un detonatore. Il loro obiettivo era un grande evento organizzato dal Mujahedeen-e-Khalq, più noto con la sigla MEK, gruppo che vorrebbe rovesciare l’attuale regime iraniano e che per molto tempo è stato considerato un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e in Europa. All’evento, tra gli altri, hanno partecipato Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e oggi avvocato del presidente statunitense Donald Trump, e diversi iraniani in esilio e cittadini americani vicini alla causa del MEK.
In relazione a tutta questa vicenda sono state arrestate altre tre persone in Francia, due delle quali poi rilasciate: la persona ancora in custodia è stata identificata come Merhad A., 54 anni, sospettata di essere un complice della coppia belga. C’è stato un arresto anche in Germania: un diplomatico iraniano di 46 anni, identificato come Assadollah A., che lavora all’ambasciata austriaca a Vienna ed è sospettato di avere avuto contatti con i due belgi. Le autorità dei tre paesi non hanno specificato che tipo di legami avrebbero intrattenuto gli arrestati e finora non è chiaro chi ci sia dietro a tutta questa storia. Il MEK ha accusato il regime iraniano, che però tramite il suo ministro degli Esteri, Javad Zarif, ha negato qualsiasi coinvolgimento.
Il MEK è un gruppo di opposizione in esilio particolarmente osteggiato dal regime religioso sciita dell’Iran. Nacque a metà degli anni Sessanta come movimento di opposizione allo scià Reza Pahlavi, che aveva instaurato un regime autoritario dopo il colpo di stato del 1953 contro il primo ministro eletto Mohammad Mosaddegh, con l’aiuto dei servizi segreti britannici e statunitensi. L’ideologia del MEK si basava sulla religione islamica, sull’antiamericanismo e sui movimenti rivoluzionari militanti dell’epoca, spesso influenzati dal marxismo. A partire dalla sua fondazione, il MEK organizzò diversi atti di terrorismo contro il regime dello scià, che venne poi rovesciato con la Rivoluzione islamica del febbraio 1979.
In altre parole, il MEK non nacque sicuramente come un movimento filo-occidentale. Negli anni Settanta fu accusato di aver ucciso alcuni cittadini statunitensi in Iran e di aver partecipato all’attacco all’ambasciata statunitense di Teheran del novembre 1979. Poco dopo la Rivoluzione islamica, nel 1980, il MEK ruppe con il governo fondamentalista dell’ayatollah Khomeini, di cui era stato alleato: iniziò a usare la lotta armata e le sue strutture per combattere il nuovo governo islamico e si avvicinò al dittatore iracheno Saddam Hussein, trasferendo la sua sede in Iraq.
Per molti anni il MEK fu incluso nella lista delle organizzazioni terroristiche stilate dal dipartimento di Stato americano e dall’Unione Europea, ma poi è stato rimosso grazie a intense attività di lobbying. Diversi politici americani – tra cui il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton, stretto collaboratore di Trump e politico molto aggressivo e di destra – vedono con favore il MEK, perché lo considerano un’alternativa all’attuale regime di Teheran.
Gli arresti degli ultimi giorni sono arrivati in un momento particolarmente complicato per l’Iran, soprattutto per le incertezze legate all’accordo sul nucleare iraniano, la cui sopravvivenza è stata messa in dubbio dopo la decisione di Trump di ritirarsi dal trattato. Il governo iraniano guidato dal presidente Hassan Rouhani, considerato l’ala più moderata del regime, sta cercando di mantenere buoni rapporti con l’Europa, per evitare l’imposizione di nuove sanzioni che potrebbero essere estremamente dannose per la già debole economia iraniana. Rouhani è impegnato proprio in questi giorni in un viaggio ufficiale in Svizzera e Austria, paese che detiene oggi la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.