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  • Giovedì 16 febbraio 2017

Si riparla del suicidio di Lavagna

La madre del sedicenne che si è ucciso durante una perquisizione – gli avevano trovato qualche grammo di hashish – ha difeso la Finanza, che lei stessa aveva chiamato

La chiesa di Lavagna dove si è svolto il funerale. (ANSA)
La chiesa di Lavagna dove si è svolto il funerale. (ANSA)

Lunedì 13 febbraio un ragazzo di 16 anni di Lavagna, in provincia di Genova, si è suicidato mentre la Guardia di Finanza stava facendo una perquisizione in casa sua in cerca di droga. Il caso è stato molto discusso negli ultimi giorni e ha riaperto discussioni sull’approccio della legge italiana e delle forze dell’ordine verso i piccoli consumatori di droghe leggere. In molti hanno accusato la Guardia di Finanza di aver preso un provvedimento eccessivo – la perquisizione in casa – visto il caso particolare: un ragazzo incensurato e 16enne. La Guardia di Finanza è stata criticata anche perché il ragazzo è stato trovato con una quantità di hashish limitata: circa 10 grammi. Mercoledì però si è scoperto che era stata la stessa madre del ragazzo a chiamare la Guardia di Finanza, preoccupata per quella che considerava una dipendenza di suo figlio.

Il ragazzo di Lavagna è stato fermato dalla Guardia di Finanza all’uscita dal suo liceo mentre aveva del fumo con sé, martedì: secondo alcuni giornali ne avrebbe avuto una decina di grammi, ma altri dicono che questa quantità è stata poi trovata in casa sua. La Guardia di Finanza si è presentata un’ora più tardi a casa sua, dove insieme al ragazzo c’erano la madre e il padre, per una perquisizione. In un momento in cui era solo, il ragazzo si è ucciso. La notizia è stata subito molti discussa, e secondo molti è esemplare delle ragioni per cui il consumo di droghe leggere andrebbe legalizzato. Roberto Saviano, per esempio, pur invitando a non trarre eccessive conclusioni da una storia «che non è un romanzo», ha spiegato che con la legislazione attuale «se ti trovano in possesso di droga, sei una merda e ti sei rovinato la vita». Luigi Manconi, senatore del PD da anni impegnato per la legalizzazione delle droghe leggere, ha detto: «Chi glielo spiega ora, ai genitori del sedicenne di Lavagna, cui erano stati sequestrati dieci grammi di hashish, che la normativa sulle sostanze stupefacenti mira a tutelare la salute e l’integrità fisica e psichica dei giovani?».

Non è chiaro quanto hashish il ragazzo possedesse: alcune ricostruzioni dicono che ne avesse 10 grammi a scuola e altri a casa (sarebbe stato il ragazzo stesso ad autodenunciarsi una volta perquisito fuori da scuola). Altre versioni dicono che a scuola ne avesse ancora meno, e i 10 grammi sarebbero stati trovati a casa sua. In ogni caso si tratta di un valore compreso probabilmente tra i cinquanta e i cento euro, a seconda della qualità dell’hashish: una quantità compatibile con il consumo personale e non con lo spaccio. L’hashish è un prodotto della lavorazione delle infiorescenze della cannabis, ed è chiamato anche “fumo”: si trova in forma di blocchetti marroni, si fuma come la marijuana e provoca effetti simili.

Emilio Fiora, comandante della Guardia di Finanza da cui dipende la pattuglia di Chiavari che ha eseguito i controlli a casa del ragazzo, ha detto che la perquisizione «è d’obbligo in tutti i casi e ancora di più in caso di un minore, il nostro compito è tutelarlo». Inizialmente i giornali avevano scritto che i genitori del ragazzo non sapessero del suo consumo di hashish, ma mercoledì Renzo Nisi, comandante provinciale della Guardia di Finanza, ha detto all’ANSA che «è stata la mamma del ragazzo a rivolgersi a noi, quella stessa mattina venendo in caserma, perché non sapeva più cosa fare. Aveva provato tante volte a cercare di convincerlo a smettere ma non sapeva più come fare».

Durante il funerale, che si è tenuto mercoledì, la madre si è infatti rivolta alla Guardia di Finanza dicendo: «Un pensiero particolare va alla Guardia di Finanza. Grazie per avere ascoltato l’urlo di disperazione di una madre che non poteva accettare di vedere suo figlio perdersi e ha provato con ogni mezzo a combattere la guerra contro la dipendenza, prima che fosse troppo tardi». In realtà, rispetto ad altre sostanze stupefacenti usate a scopo ricreativo – alcol incluso, ma anche tabacco – le droghe leggere sono molto meno pericolose. La cannabis è 114 volte meno mortale dell’alcol, il cui consumo è legale. Legalizzare il consumo di droghe leggere, inoltre, non ne aumenta il consumo tra gli adolescenti.

La madre del ragazzo ha voluto parlare poi ai coetanei di suo figlio: «Là fuori c’è qualcuno che vuole soffocarvi, facendovi credere che sia normale fumare una canna, e che è normale farlo fino a sballarsi, normale andare sempre oltre. Diventate piuttosto i veri protagonisti della vostra vita, e cercate la straordinarietà. Straordinario è mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi, invece di mandarvi faccine su WhatsApp. Straordinario è avere il coraggio di dire alla ragazza sei bella invece di nascondersi dietro alle domande preconfezionate di Ask. Straordinario è chiedere aiuto proprio quando vi sembra che non ci sia via di uscita. Straordinario è avere il coraggio di dire ciò che sapete. Per mio figlio è troppo tardi ma potrebbe non esserlo per molti di voi, fatelo». Ha poi proseguito rivolgendosi ai genitori: «A noi sta capire che la sfida educativa non si vince da soli, nell’intimità delle nostre famiglie. Soprattutto quando questa diventa connivenza per difendere una facciata».