Cosa si sono detti Renzi e Zagrebelsky

Il video del dibattito sulla riforma della Costituzione andato in onda ieri sera su La7, che è stato lunghissimo

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Venerdì sera il direttore del TgLa7 Enrico Mentana ha condotto un dibattito sulla riforma della Costituzione, sulla quale si voterà al referendum del prossimo 4 dicembre, tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. Il confronto è stato molto lungo (è durato circa due ore e mezza) e in alcuni momenti è stato abbastanza teso, soprattutto nell’ultima parte, quando entrambi i partecipanti sono apparsi abbastanza stanchi. Sono stati toccati punti molto tecnici, ma anche questioni di principio. Lo speciale ha ottenuto l’8,04% di share, con 1.747.000 di spettatori.


La prima parte del dibattito si è concentrata sulla questione della cosidetta “deriva autoritaria”, un punto sul quale Zagrebelsky ha insistito molto. Secondo il professore, gli effetti di riforma della Costituzione e della nuova legge elettorale, l’Italicum, rischiano di produrre un sistema “oligarchico” in cui il governo riceve la fiducia da un’unica camera, dove la maggioranza dei seggi è assegnato a una forza politica che rischia di essere sostanzialmente minoritaria nel paese. Renzi ha respinto le critiche, dicendo che la riforma non cambia i poteri del premier e sostenendo di essere a favore di una modifica dell’Italicum (che è stata approvata all’inizio dell’anno anche grazie a numerosi voti di fiducia e con l’appoggio esplicito di Renzi).

Uno dei momenti più interessanti del dibattito è stato il confronto a proposito degli effetti della riforma sulla stabilità dei governi. Renzi ha sottolineato più volte che in Italia in 70 anni di storia repubblicana si sono succeduti 63 governi diversi, mentre con la sua riforma sarà assicurata una maggiore stabilità. Zagrebelsky ha risposto dicendo che la stabilità dipende dalla compattezza delle forze politiche e che in passato maggioranza sostanziali, come quelle raccolte da Silvio Berlusconi, si sono frammentate per contrasti al loro interno, più che per causa dell’assetto costituzionale.

Intorno alle 23, a circa due ore dall’inizio del dibattito, entrambi gli ospiti hanno cominciato a mostrare segni di stanchezza. Zagrebelsky in alcuni momenti è sembrato confuso, mentre Renzi non è riuscito a nascondere la sua insofferenza. In uno dei momenti più tesi, Renzi ha rimproverato Zagrebelsky per avergli rivolto alcune domande, ripetendo diverse volte di non essere “un suo studente”. Di fronte a una critica politica piuttosto dura, Renzi ha anche minacciato di “togliersi la giacchetta“, come a dire che avrebbe potuto spostare il discorso dal piano istituzionale a quello politico, abbandonando quindi l’atteggiamento istituzionale e conciliante.