• Italia
  • Martedì 5 novembre 2013

In difesa del ministro Cancellieri

Gino Rigoldi, cappellano dell'istituto penale minorile di Milano, scrive sul Corriere della Sera e contesta il principio «o tutto o niente»

Italy's Interior Minister Anna Maria Cancellieri leaves following a meeting with Tunisia's Foreign Affairs minister on March 22, 2012 in Tunis. Cancellieri is on two-day official visit to Tunis for talks on illegal immigration to Europe. AFP PHOTO / FETHI BELAID (Photo credit should read FETHI BELAID/AFP/Getty Images)
Italy's Interior Minister Anna Maria Cancellieri leaves following a meeting with Tunisia's Foreign Affairs minister on March 22, 2012 in Tunis. Cancellieri is on two-day official visit to Tunis for talks on illegal immigration to Europe. AFP PHOTO / FETHI BELAID (Photo credit should read FETHI BELAID/AFP/Getty Images)

Don Gino Rigoldi, cappellano dell’istituto penale per minori “Cesare Beccaria” di Milano, ha difeso sul Corriere della Sera il ministro Cancellieri e ha contestato l’accusa che le viene fatta, per cui anche se avesse “segnalato mille casi” avrebbe sbagliato a segnalare quello di Giulia Ligresti, detenuta in precarie condizioni di salute, perché “deve interessarsi di tutti” altrimenti “meglio non occuparsi di nessuno”. Cancellieri riferirà oggi alle 16 in Senato.

«O tutto o niente»: questo sembra essere diventato il principio di coloro che si sono impegnati a giudicare la frase pronunciata dal ministro Cancellieri. Ha aiutato una persona? Non basta. Ne ha aiutate 100? Non basta ancora. Ha segnalato mille casi? Non basta, non basta. Deve interessarsi di tutti. Non ce la fa? E allora meglio non occuparsi di nessuno. Dietro questo ragionamento c’è l’invidiabile convinzione che sia possibile stabilire in Terra il perfetto mondo di Dio o della Dea Ragione, un paradiso nel quale nessuno si ammala, nessuno sbaglia, nessuno muore. Io invece sto dalla parte del ministro Cancellieri. Sarà per i miei 40 anni passati a cercare di aiutare i ragazzi del carcere, sarà perché, come lei, non sono riuscito a dare una mano a tutti, ma mi sento molto più vicino ai suoi limiti che non a quella sconfinata volontà di potenza che mi sembra animare i critici del ministro.

(continua a leggere sulla rassegna stampa di Treccani)

foto: FETHI BELAID/AFP/Getty Images