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  • Mercoledì 11 luglio 2012

Le violenze contro gli immigrati in Grecia

Le aggressioni aumentano, il governo e la polizia non riescono a gestire la situazione, Alba Dorata in Parlamento li chiama "subumani"

Il sito di informazione greco in lingua inglese AthensNews ha pubblicato ieri un video di un intervento del portavoce del partito neonazista Alba Dorata, pronunciato sabato 7 luglio in parlamento.

Nel discorso, di cui il video mostra alcuni estratti sottotitolati in inglese, Ilias Kasidiaris esprime la convinzione che esista un complotto per rendere la Grecia “un miserabile protettorato abitato da subumani, senza coscienza, senza una patria e senza cultura nazionale.” Ha anche detto che dovrebbero essere impiegate le forze speciali dell’esercito nelle zone in cui avvengono molti degli ingressi illegali nel paese, lungo il fiume Evros al confine con la Turchia, e che dovrebbe essere riconsiderato anche l’uso di mine antiuomo.

Kasidiaris era già conosciuto fuori dalla Grecia per aver aggredito due avversarie politiche durante un dibattito televisivo: dopo essere rimasto nascosto per 48 ore dopo il fatto, e aver scampato così l’arresto immediato, Kasidiaris è tornato a farsi vedere e ha querelato le due donne.

(Il primo discorso del leader di Alba Dorata in parlamento)

Le posizioni violente e intolleranti nei confronti dell’immigrazione espresse da Kasidiaris sono già da tempo parte del messaggio di Alba Dorata, che aveva già parlato di mine antiuomo e di licenza di uccidere alle forze speciali in un comunicato stampa del marzo 2012. In un’intervista prima delle elezioni, il leader del partito Michaloliakos, che venne filmato mentre faceva il saluto nazista nel municipio di Atene nel gennaio del 2011, aveva detto: “Vogliamo che la Grecia appartenga ai greci. Siamo fieri di essere greci; vogliamo salvare la nostra identità nazionale, la nostra storia millenaria. Se questo vuol dire essere razzisti, allora lo siamo. Non vogliamo fare la stessa fine dei nativi americani. In questo momento, gli immigrati sono i cowboy e noi siamo gli Apache”.

(In Grecia, anche il turismo è in crisi)

Un rapporto pubblicato il 10 luglio dall’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch mostra una situazione drammatica per gli immigrati stranieri in Grecia, invitando il governo del paese e le istituzioni europee ad agire.

Gli episodi di intolleranza sono difficili da conteggiare, dato che il governo greco non fornisce statistiche affidabili a causa di mancanze nel sistema giudiziario, di un contrasto inefficace da parte delle forze dell’ordine e della difficoltà che gli immigrati irregolari denuncino le aggressioni subite alle autorità per timore della detenzione o dell’espulsione.

Human Rights Watch dice che, secondo il governo greco, c’è stato un solo caso di violenza motivata da odio razziale in tutta la Grecia nel 2008 e due nel 2009, mentre ad Atene ci sarebbero stati nove casi nel 2011: per dare un’idea delle altre stime, il direttore di Medici Senza Frontiere del paese ha parlato di 300 persone curate nell’ospedale dell’organizzazione nella capitale dopo aver subito attacchi razzisti nella sola prima metà del 2011.

Secondo il rapporto di HRW, che si concentra sugli episodi avvenuti ad Atene negli ultimi mesi, gli attacchi avvengono soprattutto di notte e vicino alle piazze. Gli assalitori, di cui fanno parte anche donne, sono in gruppi che possono arrivare alle venti persone e hanno il viso coperto. Le armi sono bottiglie di birra, spranghe o mazze e al pestaggio si accompagnano insulti e l’invito a lasciare il paese. Tra i molti episodi di cui parla il rapporto c’è quello di una donna di origini afgane gravemente ferita alla mano nell’agosto del 2011 da due uomini in motocicletta che l’hanno colpita con un legno chiodato.

Un problema europeo
Il problema dell’immigrazione in Grecia è anche, a ogni modo, un problema dell’Unione Europea, e dimostra il parziale fallimento delle norme comunitarie per gestire la questione. Il Regolamento Dublino II, una legge dell’UE sulle politiche dell’immigrazione approvata nel 2003, ha dato la responsabilità di esaminare le pratiche di asilo al primo paese dell’Unione in cui il richiedente ha messo piede. Vista la posizione geografica, quel paese è molto spesso la Grecia: in pochi anni il sistema di accoglienza e di gestione dell’immigrazione greco, già lento e macchinoso, è arrivato al collasso, e nel 2011 diversi paesi europei hanno interrotto i trasferimenti in Grecia in accordo al Regolamento Dublino II dopo che la Corte europea per i diritti umani ha stabilito che il trasferimento di un richiedente asilo di origine afgana dal Belgio alla Grecia lo avrebbe esposto a un trattamento “crudele, inumano e degradante”. Nell’aprile 2012, il ministro per la Protezione dei cittadini Michalis Chrysochoidis ha detto che fino ad ora la Grecia ha speso solo 40 dei 250 milioni di euro forniti dall’Unione Europea per la gestione dell’immigrazione.

La Grecia ha inoltre uno dei tassi di accoglimento delle richieste d’asilo più bassi d’Europa (meno dell’1 per cento nel 2011) e diversi problemi burocratici e amministrativi che ritardano e ostacolano le pratiche. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha criticato nel marzo 2012 il fatto che più di cento persone, inclusi donne e bambini, dormivano il sabato notte davanti alla sede centrale della polizia ad Atene, cercando di rientrare nel limite massimo delle venti domande di asilo che ogni settimana vengono accettate dalla polizia.

Il numero degli immigrati in Grecia è cresciuto fortemente a partire dagli anni Novanta, quando la fine dei regimi comunisti ha portato a grandi spostamenti di popolazione dai Balcani, in particolare dall’Albania. Tra il 2001 e il 2011 la popolazione di origine straniera in Grecia è triplicata, raggiungendo il 7,3 per cento della popolazione totale.

(Il muro tra Grecia e Turchia)

Dai primi anni Duemila la Grecia è diventata poi il principale punto di ingresso dei migranti senza documenti e in cerca di asilo dall’Asia e dall’Africa: secondo l’agenzia Frontex, creata dall’Unione Europea nel 2005 per gestire i confini comunitari, il 90 per cento degli ingressi irregolari di persone nell’Unione Europea avveniva alla frontiera tra Grecia e Turchia, alla fine del 2010. Nel 2011, Frontex ha registrato un ulteriore aumento del 17 per cento degli ingressi, che superano i 50.000 all’anno. Le autorità greche, da parte loro, stimano in un milione il numero di stranieri senza documenti che vivono attualmente in Grecia (un paese di circa 11 milioni di abitanti).

Quello che succede ad Atene
La situazione è particolarmente grave ad Atene: nei quartieri del centro molti immigrati vivono in grande povertà in edifici abbandonati, piazze o parchi cittadini. In queste zone è aumentata l’incidenza della criminalità negli ultimi anni e in particolare dei reati cosiddetti “di sopravvivenza”. Secondo una ricerca del maggio 2011, 8 abitanti della zona su 10 hanno subito un furto in casa o uno scippo. Dopo l’uccisione di un cittadino greco, Manolis Kantaris, nello stesso maggio 2011, gruppi di greci iniziarono una vera e propria caccia all’uomo nel centro di Atene, con pestaggi e accoltellamenti di immigrati stranieri.

Negli ultimi anni sono nati nella zona i cosiddetti “gruppi di cittadini” (in greco ομάδες πολιτών) che fanno ronde anticriminalità nelle strade, mentre sono comuni le scritte sui muri e i manifesti violentemente xenofobi, che invitano gli immigrati ad andarsene. Il voto al partito xenofobo e ultranazionalista Alba Dorata, che a livello nazionale è arrivato vicino al 7 per cento ottenendo 18 deputati, è stato più alto nelle zone a maggior densità di popolazione immigrata, incluso il centro di Atene.

Dall’altro lato, per gli immigrati che subiscono le violenze è difficile ottenere giustizia. La Grecia ha aggiunto al suo codice penale l’aggravante delle motivazioni razziste nel 2008, il che dà al giudice la possibilità di dare la pena massima per uno specifico crimine, ma questa aggravante, secondo le ricerche di HRW, non è mai stata utilizzata in nessun processo nei quattro anni dalla sua introduzione.

La polizia sembra aver ostacolato o non applicato, in diversi casi, la procedura prevista per la presentazione delle denunce. In alcuni casi, a chi intendeva denunciare un episodio di violenza motivata dal razzismo è stato chiesto il pagamento di 100 euro, una misura introdotta alla fine del 2010 per scoraggiare le denunce con scarso fondamento, ma che teoricamente non dovrebbe essere applicata nei casi di crimini razzisti. Non è un segreto, d’altra parte, che idee anti-immigrazione o xenofobe siano diffuse anche tra le forze di polizia: secondo una ricerca del quotidiano greco To Vima, più della metà dei membri delle forze di polizia greche ha votato per Alba Dorata alle elezioni legislative del maggio 2012.

Che cosa fa la politica
Le questioni legate all’immigrazione sono state molto presenti nel dibattito politico prima delle elezioni legislative del maggio e del giugno 2012. Il governo di Nuova Democrazia e dei socialisti del PASOK ha preso decisioni molto dure e contestate nel campo dell’immigrazione, tra cui l’annuncio di un piano, a fine marzo scorso, per la costruzione di 30 nuovi centri di detenzione per gli stranieri senza documenti.

Poco dopo l’annuncio, nel centro di Atene ci sono state diverse retate, mentre già dall’aprile 2011 il ministro della Protezione dei cittadini e quello della Salute fecero approvare dal Parlamento un provvedimento per permettere la detenzione dei migranti e dei richiedenti asilo che fossero sospettati di essere “un pericolo per la salute pubblica”, perché portatori di malattie infettive o semplicemente provenienti da paesi del mondo in cui alcune malattie erano particolarmente diffuse. Altri motivi che rendono possibile la detenzione sono l’uso di droghe, la prostituzione o la vita in un ambiente che non rispetta livelli minimi di igiene.

Alcuni degli immigrati intervistati da HRW hanno parlato di zone di Atene in cui non è possibile andare quando cala il buio. Il presidente di un’associazione di afgani risiedenti in Grecia, Yunus Mohammadi, ha detto che mostra ai nuovi arrivati una mappa di Atene con indicate in rosso le zone che devono essere evitate. Mohammadi ha detto che, quando era in Afghanistan, faceva la stessa cosa con le zone in cui i dipendenti della Croce Rossa non potevano andare a causa dei combattimenti.

foto: immigrati privi di documenti guardano da dietro una recinzione mentre la polizia pattuglia il perimetro di un centro di detenzione ad Amygdaleza, nei sobborghi a nord di Atene, 30 aprile 2012.
(AP Photo/Thanassis Stavrakis)