Che cosa succede ora in Grecia
Il conservatore Samaras dovrebbe formare un nuovo governo che chiederà il rinvio di alcune misure di austerità, ma la Germania potrebbe essere contraria
Dopo le elezioni legislative di domenica scorsa, in Grecia continuano i negoziati per formare un nuovo governo. Per raggiungere questo obiettivo, come prevede la legge, il leader del partito vincitore, il conservatore Antonis Samaras di Nuova Democrazia (ND), ha 3 giorni di tempo dall’annuncio dei risultati del voto. Oggi siamo al secondo giorno, ma secondo le notizie che arrivano da Atene, nelle prossime ore dovrebbe essere annunciato l’accordo di coalizione di ND con PASOK (socialisti) e probabilmente anche con Sinistra Democratica, un partito europeista. I tre partiti insieme, avendo guadagnato rispettivamente 129, 33 e 17 seggi, formerebbero una coalizione, più o meno stabile, da 179 seggi (la maggioranza assoluta in Parlamento è fissata a 151).
I tempi per formare un nuovo governo
Samaras ha tempo fino a domani. Se non dovesse farcela, il compito passerebbe al secondo partito con più seggi, e cioè alla sinistra radicale di SYRIZA e al suo leader Alexis Tsipras, che però ha già detto che non ci proverà nemmeno visto l’insufficiente numero di seggi guadagnati dal suo partito (71) per formare una coalizione stabile. Con il rifiuto di Tsipras, l’incarico passerebbe teoricamente al partito arrivato terzo, ossia PASOK. Ma tutto lascia pensare, al momento, che a breve Samaras formerà un nuovo governo e sarà il nuovo premier greco.
La Grecia chiederà tempo
Come ha promesso in campagna elettorale, Samaras cercherà subito di rinegoziare gli accordi presi con la comunità internazionale, ossia il cosiddetto “memorandum” e le relative misure di austerità e risanamento della Grecia. Non sarà un compito facile. Se nei giorni scorsi il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle aveva fatto intendere che la Germania avrebbe potuto concedere più tempo alla Grecia per risanare il suo debito ed evitare il default totale, poche ore dopo il voto greco, al margine del summit del G20 in Messico, la cancelliera Angela Merkel ha detto chiaramente che “non ci saranno cambiamenti nel memorandum” e che il governo greco deve rispettare al più presto gli impegni presi.
Che cosa prevede il “memorandum”
Il memorandum prevede grossi sacrifici per la Grecia che però, nelle attuali condizioni della sua economia, non sembra in grado di poter rispettare. Tra questi ci sono:
– taglio di 15mila posti di lavoro solo nel 2012
– taglio del salario minimo del 22 per cento
– taglio alle pensioni di circa 300 euro nel 2012
– tagli alla spesa pubblica per altri 3 miliardi di euro solo nel 2012
– rendere flessibile e più competitivo il mercato del lavoro, facilitando assunzioni e licenziamenti
– aumentare la riscossione delle entrate fiscali
– approvare privatizzazioni per recuperare 15 miliardi di euro entro il 2015
– portare il debito pubblico al 116 per cento del PIL entro il 2020
Il piano di Samaras
Il piano di Samaras (e anche del PASOK) è quello di chiedere più tempo alla comunità internazionale su almeno 2-3 punti del memorandum, in modo da allentare la tensione sociale e favorire la crescita. In particolare, la Grecia vorrebbe due anni in più per rispettare la promessa di avere un avanzo primario del 4,5 per cento dal 2014 in poi. Inoltre, il nuovo governo greco potrebbe immediatamente chiedere al Fondo Monetario Internazionale, all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea (la cosiddetta “troika”) di avere subito altri 6,6 miliardi di euro in più per sanare i debiti dello Stato con gli imprenditori e con varie aziende nel campo farmaceutico o delle infrastrutture.
I nuovi tagli che dovrà approvare il governo
La prima cosa che dovrà fare il futuro governo Samaras, tuttavia, sarà anche quella di approvare nuovi tagli da circa 11 miliardi di euro, necessari per ricevere la tranche di aiuti prevista dal secondo prestito internazionale. La decisione potrebbe provocare ulteriori tensioni nel paese ma la Grecia ha poco tempo. Il 13 giugno scorso l’oramai ex ministro del Lavoro Antonis Roupakiotis aveva già fatto intendere che il prossimo agosto lo Stato greco potrebbe non avere i soldi sufficienti per pagare le pensioni. Il problema è che le entrate fiscali negli ultimi mesi sono state molto inferiori alle attese e quindi, come scrive il Wall Street Journal, c’è il rischio che la troika, per compensare, possa chiedere subito altri 2 miliardi di tagli in più rispetto agli 11 già decisi.
– Il guaio della Grecia non è la Grecia, secondo Krugman
Nella foto, da sinistra, il leader di Sinistra Democratica Fotis Kouvelis con Antonis Samaras (AP/Petros Giannakouris)