Berlusconi è indagato a Bari

La procura ribalta la posizione dell'ex PresdelCons, che era parte lesa: avrebbe pagato Tarantini perché mentisse agli inquirenti

I giornali di oggi riportano la notizia che Silvio Berlusconi è indagato dalla procura di Bari, con l’accusa di induzione a mentire davanti all’autorità giudiziaria. L’accusa fa riferimento alle indagini su Giampaolo Tarantini, l’imprenditore pugliese che organizzava le feste a casa dell’ex PresdelCons e che avrebbe portato a queste feste delle prostitute.

L’inchiesta è aperta da parecchio tempo e fino a questo momento Berlusconi era parte lesa: Tarantini era accusato di estorsione per avere ricattato l’ex presidente del Consiglio, ottenendo molti soldi perché dicesse che questo non era a conoscenza che le ragazze da lui portate alle feste fossero escort ed evitasse quindi di metterlo in imbarazzo. Nella stessa inchiesta è indagato Valter Lavitola, con l’accusa di aver fatto da tramite fra Tarantini e Berlusconi.

Le accuse contro Berlusconi sembrano raccogliere l’approccio stabilito dal tribunale del Riesame di Napoli, che lo scorso settembre aveva ribaltato il caso: sottraendolo alla procura di Napoli, cambiando l’imputazione di Valter Lavitola e scarcercando lo stesso Tarantini e sua moglie. Berlusconi è accusato di aver versato circa 850.000 euro a Giampaolo Tarantini non perché oggetto di un’estorsione ma perché direttamente interessato e intenzionato a impedire che Tarantini desse dichiarazioni ai pm di Bari. Carlo Bonini e Giuliano Foschini spiegano su Repubblica perché sono serviti sei mesi, da settembre a oggi.

Ci sono dunque voluti sei mesi per un passaggio processuale – l’iscrizione di Berlusconi per lo stesso reato contestato a Lavitola – che alla fine del settembre dello scorso anno sembrava scontato, logico. Ma che, improvvisamente, era finito in un curioso limbo. Da cui, ora, e per quel che ne riferiscono qualificate fonti inquirenti, esce in ragione di una serie di intercettazioni telefoniche acquisite all’inchiesta di Drago e contenute nel mastodontico archivio di ascolti dell’indagine “madre” su Tarantini e il suo giro di escort (100 mila intercettazioni) chiusa alla fine dell’agosto 2011 dal procuratore Laudati a dispetto dell’accusa di “insabbiamento”. In queste intercettazioni sarebbe infatti la “prova evidente” del “movente” che avrebbe spinto Berlusconi a incaricare Lavitola di negoziare e comprare il silenzio di Tarantini su una vicenda cui, nel 2011, era appeso il suo destino politico di presidente del Consiglio.

Berlusconi ha sempre detto di avere versato i soldi a Tarantini e a sua moglie per «aiutare una famiglia in difficoltà», nonostante parte di quei soldi finissero in tasca a Valter Lavitola. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera raccoglie la dichiarazione di Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e deputato del PdL, che ha detto di non aver ricevuto «alcun provvedimento» ma che «secondo il pronunciamento del tribunale del Riesame e gli atti di indagine conosciuti, l’iscrizione è un atto dovuto. A questo punto possiamo soltanto auspicare che si arrivi al più presto all’archiviazione».

foto: LaPresse