La storia di Mimmo Càndito e Frattini

Il giornalista della Stampa ha fatto al ministro una domanda di troppo, che gli ha complicato la vita

Ieri sul sito della Stampa il giornalista Mimmo Càndito, inviato in Libia, raccontava quanto di grave e squallido gli è capitato durante la recente visita del ministro Frattini in Libia.

Sul post che precede questo, avrete letto della visita di Frattini e del poco che ha conseguito, rispetto a tutto cò che sperava: il recupero del ruolo dell’Italia nelle relazioni bilaterali con la Libia.
Però c’è un bruttissimo episodio avvenuto al margine della visita. E poiché mi riguarda personalmente voglio farvelo conoscere, anche per la sua naturale omogeneità con questo blog, dedicato ai media e al ruolo dei media in una democrazia. Ma con una precisazione che eviti malintendimenti: l’episodio non è “gravissimo” o “bruttissimo” perchè di mezzo ci sono io; no, lo è perchè è fortemente significativo di come oggi si tenda a definire globalmente questo ruolo dei media.

Come sapete dalle cronache che qui pubblico, mi trovavo a Tripoli per il mio giornale. In Libia venerdì sarebbe arrivato Frattini con un volo speciale (l’aeroporto internazionale è ancora chiuso); e il Direttore mi chiedeva di seguire l’avvenimento. Naturale. Però poi mi telefonava mia moglie, che 3 giorni prima aveva subito un drammatico incidente stradale con fratture multiple e non mi aveva fatto sapere nulla fino a quel momento per non disturbare il mio lavoro. Mi diceva: “ho saputo del volo speciale e ho pensato che magari ti avrebbero trovato un posto; io sono stata appena operata, sto molto male, a questo punto ho chiesto al giornale di aiutarmi a farti rientrare subito senza dover fare quel viaggio di 3 giorni lungo la frontiera con la Tunisia. La Farnesina ha accolto la richiesta del giornale, ne ha compreso le ragioni, e ti farà viaggiare sull’aereo dei giornalisti partiti da Roma”.
Alla conferenza stampa di Jibril e Frattini, pur nella carenza assoluta di un qualsiasi risultato concreto, Jibril e Frattini magnificavano la storica amicizia tra i due paesi, e Jibril anche ringraziava per l’appoggio che il governo italiano aveva dato alla RIvoluzione “fin dal primo giorno”.

Al turno delle domande chiedevo di parlare. “Noi giornalisti abbiamo spesso poca memoria storica poiché lavoriamo sul quotidiano, e ci sfugge spesso il ricordo di quanto è accaduto nel passato. Ma forse il primo ministro mi può aiutare a ricordare meglio quanto è accaduto realmente. A me sembra di ricordare che non sia affatto vero che l’Italia abbia appoggiato la Rivoluzione fin dal primo momento, e anzi con la mia poca memoria mi pare di ricordare che, alle pressioni internazionali per un intervento di Berlusconi su Gheddafi in appoggio alle rivendicazioni della rivoluzione, Berlusconi avesse invece risposto che lui “non voleva disturbare Gheddafi”. E’ da pensare, se questo è vero, che la mia memoria non sbaglia, chè allora sono le ragioni di una lunga ambiguità del governo italiano che spiegano perché questa visita ufficiale dell’Italia si sia svolta in assoluta sordina, di fronte invece alle piazze ossannansti per Sarkozy, Cameron e anche Erdogan, e perché oggi si siano raggiunti magri risultati, anche se la diplomazia del nostro governo, come dice il ministro Frattini, non vuole piegarsi a protagonismi e ad abbagliamenti mediatici”.

Rispondeva per primo Jibil, che riconosceva una fase iniziale di qualche incertezza nella posizione italiana e però poi, sì poi, “un salto di qualità con il riconoscimento del CNT da parte di Roma”.
Il salto vuol dire cambiamento, spostamento di piani. Ma Frattini, che rispondeva subito dopo, non ne coglieva il senso, e molto innervosito, mi diceva che “davvero” io ho “una pessima memoria, davvero una pessima memoria”, perché fin dal primo momento invece, l’Italia aveva mostrato simpatia e appoggio alla Rivoluzione e bla-bla-bla (Frattini è ministro di un governo il cui capo fa professione di menzogna e trasformismo, e dunque anch’egli evidentemente pensa che i giornalisti abbiano “pessima memoria” e dunque anch’egli possa raccontare impunemente tutte le balle che gli fa comodo dire. Ma si sbaglia).

Finita la conferenza stampa, alcuni colleghi mi si avvicinavano sorridendo: “Guarda che ti sei giocato il posto sull’aereo”.

(continua a leggere sul blog di Mimmo Càndito)