• Martedì 30 agosto 2011

Che cosa c’è nella nuova manovra

Abbiamo scherzato: il governo ricomincia da capo e cambia così la legge a cui siamo appesi

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
14-12-2010 Roma
Politica
Camera - fiducia governo Berlusconi 
Nella foto: Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
14-12-2010 Rome
Politics
Chamber of Deputies - vote of confidence Berlusconi Government
In the picture: Prime Minister Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse 14-12-2010 Roma Politica Camera - fiducia governo Berlusconi Nella foto: Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi Foto Mauro Scrobogna / LaPresse 14-12-2010 Rome Politics Chamber of Deputies - vote of confidence Berlusconi Government In the picture: Prime Minister Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi

Ieri ad Arcore si sono visti Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Roberto Calderoli, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Maurizio Gasparri e Silvano Moffa (tutti maschi, tra l’altro) per discutere della manovra finanziaria d’emergenza da 45 miliardi di euro varata dal governo. Quella manovra è stata approvata sotto forma di decreto legge, dando quindi al Parlamento sessanta giorni per approvarla definitivamente: durante l’incontro di ieri i leader della maggioranza hanno deciso come e dove intervenire per modificarla in Parlamento, decidendo interventi così vari e incisivi da dare corpo, di fatto, a una nuova manovra. Anche questa non definitiva, peraltro: gli stessi gruppi parlamentari di maggioranza hanno annunciato la presentazione di vari emendamenti, quindi anche quanto segue è da intendersi come provvisorio.

Il contributo di solidarietà
Dal testo originale della manovra è stato cancellato il cosiddetto “contributo di solidarietà”, il prelievo straordinario sui redditi superiori a 90.000 euro. Lo pagheranno soltanto i parlamentari, e la Lega ha promesso un emendamento per far sì che lo paghino, raddoppiato, anche gli “sportivi professionisti”. Continuano a pagare il prelievo straordinario – lo fanno già dal primo gennaio – dipendenti pubblici e pensionati con redditi oltre i 90.000 euro, in base a quanto stabilito dalla manovra del 2010. Di fatto, quindi, il contributo di solidarietà viene cancellato solo per lavoratori del settore privato e lavoratori autonomi.

Abolizione delle province sotto i 300.000 abitanti
Cancellata del tutto anche questa (già era stata molto ridimensionata). L’abolizione totale delle province viene rimandata a una legge costituzionale, insieme al dimezzamento del numero dei parlamentari.

Accorpamento dei comuni con meno di 1.000 abitanti
Annullato e, dice il governo, “sostituito con un nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dal 2013, nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri”. Insomma, si accorpano i servizi e non i comuni. Il risparmio previsto è circa 6 milioni di euro, non proprio moltissimo.

Tagli agli enti locali
Ridotti da 9,2 miliardi a 6,2 miliardi. Uno di questi miliardi dovrebbe arrivare dai maggiori introiti della cosiddetta “Robin Hood Tax”, quella sulle società energetiche. Gli altri due dalla lotta all’evasione fiscale.

Le pensioni
È la novità più grossa, nonché l’intervento da cui il governo pensa di recuperare il gettito del contributo di solidarietà. In sostanza, nel caso delle pensioni di anzianità, gli anni degli studi universitari o del servizio militare riscattati non saranno più conteggiabili ai fini del raggiungimento degli anni di contributi necessari ad andare in pensione: i contributi versati non spariscono e verranno conteggiati nello stabilire l’ammontare dell’assegno mensile, ma i lavoratori dovranno raggiungere i 40 anni di anzianità senza contare gli anni degli studi universitari o del servizio militare riscattati. Sono esclusi i lavoratori che hanno svolto attività usuranti. Il governo, scrive Repubblica, “stima di poter ricavare da questa misura 500 milioni il primo anno di applicazione, cioè il 2013; un miliardo l’anno successivo, e poi tra 1,2 a 1,5 miliardi dal 2015 in poi”.

Le cooperative
L’altra novità sulla manovra è la cancellazione o la riduzione – ancora non è chiaro – delle agevolazioni fiscali per le cooperative. Le cooperative a mutualità prevalente sono esenti dall’IRES, l’imposta sul reddito d’impresa, sul 70 per cento degli utili; quelle a mutualità non prevalente sono esenti dall’IRES fino al 30 per cento degli utili. Questo perché gli utili delle cooperative sono “indivisibili” e non possono essere utilizzati se non in attività della cooperativa. Il gettito frutto della cancellazione di queste agevolazioni, scrive Repubblica, “sarebbe nell’ordine degli 80 milioni di euro”. Le associazioni di categoria naturalmente sono molto critiche e considerano l’esenzione dall’IRES uno strumento vitale e strategico per il funzionamento delle cooperative.

Evasione fiscale
È saltata la cosiddetta “patrimoniale sugli evasori”, proposta dalla Lega, sostituita da una stretta sulle “società di comodo”, quelle società create ad hoc allo scopo di intestare case e beni di lusso ed eludere il fisco. Non si capisce bene in cosa consista questa stretta, il comunicato di ieri del governo allude genericamente a più controlli e meno agevolazioni. Già oggi l’Agenzia delle Entrate esamina i consumi e stabilisce in automatico i redditi minimi da dichiarare in funzione dei consumi.

Cosa resta, della vecchia manovra
Lo slittamento delle tredicesime per gli uffici pubblici che non raggiungono gli obiettivi di risparmio. Il rinvio di due anni della liquidazione per chi anticipa il pensionamento. I tagli ai ministeri. L’inefficacia delle promozioni sul calcolo del TFR se maturate da meno di tre anni. E tutto quanto non specificato in questa lista, che ricalca quanto comunicato ieri dal Governo, in attesa di leggere concretamente i testi degli emendamenti. Il Corriere della Sera commenta il tutto dicendo che “l’accordo è più politico che tecnico” e che “le coperture scricchiolano”. Repubblica scrive che “ha prevalso la linea minimalista”.

foto: Mauro Scrobogna / LaPresse