Bignamino di Ferrara

Massimo Gramellini mette per iscritto le due diverse concezioni del potere sua e del direttore del Foglio

Nella sua rubrica quotidiana in prima pagina sulla Stampa, Massimo Gramellini sintetizza la concezione del potere che a suo dire trapela dagli scritti di Giuliano Ferrara, e la paragona alla sua, “azionista”.

«Il problema non è nelle quattro fesserie che si sono detti al telefono gli attori dell’ultimo teatrino detto della P4. Il problema è che la politica è così debole e divisa da non riuscire a impedire lo scandalo infinito delle retate telefoniche». Sono vent’anni che Giuliano Ferrara scrive in ottimo italiano lo stesso articolo (le righe succitate sono apparse domenica sul Giornale). Vent’anni – in realtà molti di più, considerando il periodo comunista – che questo prete spretato del Potere, allergico alla spiritualità quanto affascinato dal carisma sgangherato dei leader, sostiene che lo scandalo non sono i maneggioni, ma il racconto dei loro maneggi. La politica non deve essere onesta. Deve essere forte. E’ solo quando perde forza che diventa pericolosa.

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