Il calo della Lega in Veneto

Dove ha corso da sola non ha sfondato, dove vince lo fa perdendo voti

Il Corriere del Veneto fa il punto della situazione sui risultati ottenuti ieri in regione dalla Lega Nord, dopo gli ottimi risultati del partito di Bossi alle elezioni regionali dell’anno scorso.

Quando arrivi in vetta, puoi soltanto scendere. Lo dicono le leggi dell’arrampicata e delle fisica, si adeguano anche le mutevoli regole della politica. Dopo la sbornia elettorale dell’anno scorso, quando la Lega Nord sbancò le regionali in Veneto – trainata dall’effetto candidato presidente, Luca Zaia – e toccò l’apice della sua parabola, con un trionfo sottolineato dal sorpasso sugli alleati-competitori del Pdl, ora è cominciata la discesa. Probabilmente inevitabile, di sicuro netta e visibile nel raffronto dei risultati. È una Lega taglia regolare, quella che esce dal primo turno delle amministrative 2011. Normale quando fa il dovere suo e vince nelle terre predestinate, per esempio spingendo alla rielezione al primo turno il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro, ma normalizzata nell’ampiezza del risultato elettorale, rispetto ai picchi toccati un anno fa. Non stravince: vince, e non dappertutto. A cominciare proprio dalla verdissima Marca, dove il bacino del consenso leghista, pur conservando dimensioni ragguardevoli, si è asciugato di un 7 per cento abbondante. Ma l’appeal padano è risultato un po’ appannato anche in diversi comuni: i candidati sindaci del Carroccio che hanno corso in solitaria, separati cioè dagli alleati del Pdl, sono fuori dai giochi a Chioggia, Cavarzere, Abano Terme. Fa eccezione la solita Marca Trevigiana, dove i leghisti puri hanno fatto breccia a Montebelluna, Villorba e Oderzo (in tutti e tre i casi andranno al ballottaggio). Nel Veronese, altra terra generosa per gli uomini di Bossi, la Lega ha perso un importante centro della provincia come Bovolone.

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