Berlusconiani e antiberlusconiani

Michele Salvati sul Corriere affronta e smonta la tesi del paese diviso in due fazioni inconciliabili

La lettera firmata ieri sul Corriere della Sera da Walter Veltroni e Beppe Pisanu è alla base del commento di Michele Salvati pubblicato sul Corriere di oggi. È una riflessione originale su un tema di cui si discute ormai da anni: la tesi della divisione “antropologica” degli italiani tra berlusconiani e antiberlusconiani.

«Due nazioni tra le quali non c’è rapporto e simpatia; che sono così ignoranti dei costumi, dei pensieri, dei sentimenti l’una dell’altra come se abitassero in diverse zone o addirittura in diversi pianeti: i ricchi e i poveri» . Questa citazione dal romanzo giovanile di Benjamin Disraeli— Sybil, or the two nations, 1845— è entrata a far parte del lessico politico britannico perla sua forza icastica e per la sua corrispondenza (allora) alla realtà. Domanda: non potremmo sostituire le due nazioni dell’Ottocento inglese con i «berlusconiani» e gli «antiberlusconiani» dell’Italia di oggi?

Probabilmente pensa così chi parla di una divisione «antropologica» tra gli italiani, che si rifletterebbe nell’avversione o nella simpatia per Silvio Berlusconi. Da una parte coloro che hanno a cuore i principi di uno Stato di diritto e le regole di una società civile; e dall’altra coloro che a quei principi sono meno sensibili. Berlusconi sarebbe una cartina di tornasole che rivela un antico carattere della società italiana: il debole grado di civismo, il «familismo amorale» , la mancanza di senso dello Stato, lo scarso rispetto delle leggi. Anzi, sarebbe un principio attivo, un elemento che ha rafforzato questi aspetti di inciviltà: di conseguenza «berlusconiani» sarebbero coloro nei quali essi sono più pronunciati, mentre gli «antiberlusconiani» sarebbero coloro in cui lo sono di meno. Se Berlusconi abbia «sdoganato» e reso più accettabili comportamenti incivili è un problema che lascio da parte. Qui mi limito ad osservare che l’interpretazione della rissa politica della Seconda Repubblica come un vero e proprio «scontro di civiltà» che lacera il Paese mi sembra poco convincente.

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