“La questione centrale di fronte al PdL”

Sandro Bondi scrive al Giornale e provoca Giulio Tremonti per la successione a Berlusconi

Nelle sue ripetute dichiarazioni di frustrazione quando faceva il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi citava spesso il desiderio di tornare a dedicarsi a tempo pieno al partito di cui è coordinatore, il PdL. Ora Bondi non è più ministro e una delle prime azioni del suo piccolo nuovo corso è la lettera pubblicata oggi dal Giornale: noiosa come una lettera di Bondi, ma che pone una questione rilevante. Cosa vuole fare da grande Giulio Tremonti? E può essere il successore di Berlusconi alla guida del PdL?

Gentile direttore, che cosa sta accadendo nel Pdl? Molti se lo chiedono preoccupati e allarmati. Premetto che intendo intervenire in questo dibattito senza il minimo interesse a svolgere un ruolo di maggiore responsabilità politica alla guida del partito, oggi come nel futuro. La mia è solo una preoccupazione sincera e un desiderio di contribuire ad affrontare questioni aperte, con uno spirito costruttivo e improntato al valore supremo della solidarietà. Senza solidarietà all’interno del gruppo dirigente, i partiti si avviano a un futuro incerto e si rivelano meno capaci di affrontare le difficoltà che si presentano sul proprio percorso.

Chi conosce la storia di questi ultimi decenni potrà confermare questa mia convinzione. Nelle lettere dal carcere di Aldo Moro, dedicate alla Democrazia Cristiana, si trovano, a questo proposito, accenti drammatici quanto profetici.
Non voglio parlare della mia vicenda personale, che tuttavia personale non è, perché potrebbe indurre a pensare che il valore della solidarietà non si è cementato a sufficienza nel gruppo dirigente del Pdl, che pure ho contribuito in minima parte a formare e fortificare.

Voglio parlare della questione centrale che è di fronte al Pdl, e che ne costituisce il nucleo fondante. Questa questione ha a che fare con il compito di realizzare un partito liberale, riformista e popolare, in quanto partito nazionale capace di costituire l’ossatura del sistema politico e della stessa unità nazionale. Nessuno può ignorare oggi quanto sia drammatica e niente affatto irreale la prospettiva di un’Italia che si spezzetta in un Nord colorato politicamente con le bandiere della Lega e del Pdl, delle Regioni rosse nelle quali resiste l’eredità storica della sinistra comunista, e infine un Sud teatro di movimenti locali, clientelari e notabilari, in cui l’influenza della criminalità organizzata sarebbe più forte di quanto non sia oggi.

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