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  • Mercoledì 30 marzo 2011

A Pisa dei profughi non gliel’aveva detto nessuno

L'area scelta per ospitare gli immigrati di Lampedusa fu un campo di lavoro per gli ebrei pisani

di Davide Guadagni

Il luogo è tristemente famoso. Fu, tra l’altro, sede del campo di prigionia (in realtà erano tre distinti) allestito dalle truppe americane che, dal maggio del 1945, vide rinchiusi oltre 35 mila militari della Repubblica Sociale Italiana. Si chiama Coltano ed è una frazione agricola a sud di Pisa con un piccolo abitato costruito intorno ad un’antica villa Medicea. Sta nella storia dell’invenzione della radio per il centro di trasmissioni avviato da Guglielmo Marconi. Oggi torna a far parlare di sé perché con un “atto d’imperio”, così lo ha definito il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi riprendendo le stesse parole del ministro, Roberto Maroni vi ha individuato un’area recintata di antico uso militare come una delle possibili sedi in cui installare tendopoli per collocare i profughi libici sbarcati a Lampedusa. Cinquecento, si dice, in 75 grandi tende.

Scrive stamattina il Tirreno:

Già ieri di prima mattina è stato compiuto un sopralluogo nell’ex centro delle trasmissioni, dove un menhir marmoreo bilingue ricorda Guglielmo Marconi, che proprio in quel luogo stabilì, il 21 novembre 1911, il primo collegamento senza fili tra Europa, America del Nord e Africa. Il prefetto Antonio De Bonis, che ha guidato la verifica, ripete come un mantra di non aver ricevuto alcuna disposizione da Roma: «L’ho saputo dall’Ansa, lunedì sera». Solo per premunirsi, aggiunge, per non farsi trovare impreparato, dalla sera alla mattina ha organizzato l’ispezione col direttore regionale dei vigili del fuoco, con il comandante provinciale, i tecnici della bonifica e i militari della Folgore. Chi arriverà a Coltano, in quello che già ieri dava la sensazione del lager? Saranno profughi che scappano dalla guerra in Libia o clandestini decisi a entrare in Europa? «Non lo so – risponde il prefetto di Pisa -. Le navi che vengono via da Lampedusa sono cariche di tunisini, quindi clandestini. Perché mi fa dire cose che non voglio?».

Il si dice è d’obbligo perché nessuno sa esattamente cosa stia accadendo. La decisione presa lunedì in nottata, infatti, non è stata comunicata a nessuno men che mai alle autorità del territorio. Per cui ieri mattina, dopo averlo appreso dai giornali, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, ha scritto in una lettera al ministro: “Contesto radicalmente una scelta compiuta senza nessun rapporto d’informazione e di confronto preventivi”.

Gli fa eco il vicesindaco Paolo Ghezzi, assessore alla protezione civile: “Ho visitato quella struttura da poco. Così com’è non può accogliere nessuno. Contiene vari edifici; uno pieno di oggetti, e gli altri senza finestre e pavimenti instabili. Quella zona è depressa e soggetta a continui allagamenti. In queste condizioni allestire una tendopoli è impensabile, salvo voler mettere quelle persone in un disagio insopportabile”.
La reazione del presidente della Regione Rossi è più dura ancora: “Sono stati avvelenati i pozzi della solidarietà. A fronte di poche migliaia di profughi si è prodotta una catastrofe umanitaria. Il governo doveva fare appello alle regioni e ai comuni per risolvere il problema. C’eravamo già attivati per l’accoglienza, avevamo individuato una serie di luoghi che potevano assorbire fino 2500 persone, ma non siamo più stati coinvolti”.

(Immagine dal Tirreno)

Il campo di Coltano pare segnato da un destino terribile. Prima di essere centro di raccolta dei prigionieri repubblichini (tra i quali Dario Fo, Walter Chiari, Luciano Salce, Enrico Ameri, Mirko Tremaglia, Raimondo Vianello; mentre Ezra Pound era rinchiuso pochi chilometri più in là, a Metato, dove compose i suoi Pisan cantos) era stato infatti, dal 1939, campo di lavoro per gli ebrei di Pisa e di Livorno.

“È una storia che pochi rammentano – dice il presidente della comunità ebraica pisana Guido Cava – ma in quel luogo maledetto, quando tutto precipitò e non potevamo avere più nulla, mio padre fu costretto al lavoro coatto, come tutti gli ebrei maschi e maggiorenni: lì a Coltano c’era un campo di lavori forzati. I nostri uomini di Pisa e di Livorno venivano prelevati la mattina presto e portati là a lavorare la terra. Il compenso erano i pochi ortaggi che riuscivano a conservare. A Pisa il camion li prendeva la mattina sul lungarno dove li scaricava la sera, sfiniti”.
I precedenti della zona sono stati evocati molto, in queste 24 ore.

Un luogo, quello dell’ex-struttura militare americana di Coltano, che colpisce l’immaginario in maniera netta e definisce già una precisa idea di “accoglienza”: l’area è recintata da un lungo filo spinato, il campo è esteso e a tratti paludoso, gli edifici senza finestre.

Ieri e oggi ci sono state proteste di diverse associazioni a Pisa, scrive la Nazione. I parlamentari pisani del Pd hanno presentato un interpellanza urgente che dice tra l’altro: “Il Ministro Maroni riveda la decisione di una tendopoli a Coltano e convochi con la massima urgenza il presidente della Regione Toscana, il sindaco di Pisa e le altre amministrazioni locali interessate per concordare in tempi brevi un’area più idonea all’accoglienza dei profughi nord africani”.