“Difficile immaginare una prospettiva più affascinante”

A Michele Salvati il discorso di Veltroni al Lingotto è piaciuto molto

Sabato scorso a Torino si è tenuta un’iniziativa promossa da Movimento democratico, la corrente interna al PD che fa riferimento a Walter Veltroni e al cosiddetto documento dei 75, promosso lo scorso autunno. In quella sede Walter Veltroni ha fatto un lungo discorso, esplicitamente collegato al discorso del Lingotto della sua candidatura a segretario del PD, che ieri il Post ha pubblicato integralmente. Michele Salvati, l’uomo a cui si attribuisce l’idea fondativa del Partito Democratico, è stato a quell’iniziativa e oggi sul Corriere della Sera scrive che il discorso di Veltroni lo ha convinto.

Se i problemi che frenano le prospettive di crescita del Pd —che spiegano l’incapacità del principale partito di opposizione di accrescere il suo consenso pur in un contesto di crisi economica e di discredito del capo dei governo — potessero essere spazzati via da un bel discorso, essi oggi sarebbero risolti: difficile immaginare una prospettiva più affascinante per il nostro Paese di quella che ha delineato Veltroni al Lingotto, al convegno del Movimento democratico tenutosi a Torino sabato scorso.

Un discorso che ha saldato la carica evocativa e visionaria delle migliori performance oratorie di Nichi Vendola con la concretezza di una linea politica liberal-democratica. Una prospettiva che potrebbe unire gran parte del popolo della sinistra e avvicinare al Pd una parte non piccola di coloro che — pur su posizioni politiche moderate — sono però preoccupati dal declino del nostro Paese, morale e sociale ancor prima che economico. Non era certo un momento favorevole per riaffermare la linea liberal-democratica del primo convegno del Lingotto, tenutosi più di tre anni fa nella stessa sede. Ma come? Una linea liberal proprio ora che gli eccessi deregolativi del liberismo estremo hanno provocato la peggiore crisi economica mondiale dopo quella del 1929? Proprio ora che la globalizzazione costringe ad abbandonare — Pomigliano e Mirafiori insegnano — alcune conquiste sindacali ottenute in circostanze più favorevoli?

Eppure Veltroni non solo non l’ha sconfessata, ma, distinguendo nettamente liberalismo da estremismo neo-liberista, l’ha accentuata. L’ha accentuata separando nettamente la linea del partito da quella del sindacato, facendo proprie le proposte di Pietro Ichino in tema di revisione della legislazione sul lavoro. L’ha accentuata affermando che i cittadini più ricchi saranno sì chiamati a contribuire all’abbattimento del debito pubblico, ma dopo che lo Stato avrà fatto la sua parte, riducendo le aree di inefficienza e di spreco diffuse nelle pubbliche amministrazioni Dopo che la crescita della spesa pubblica corrente sarà ridotta a metà di quella del Pii, e non mediante tagli indiscriminati ma attraverso spending reviews che identifichino le zone di inefficienza. Dopo che la politica avrà ridotto la sua aberrante pressione sulle risorse del Paese.

(continua a leggere sulla rassegna stampa del ministero dell’Economia)