«Il Belgio è uno stato fallito»

«Il Belgio è uno stato fallito e non ha nessun futuro», ha detto il leader separatista fiammingo De Wever

«Il Belgio è uno stato fallito e non ha più nessun futuro». Il leader degli autonomisti fiamminghi Bart de Wever ha commentato così ieri la situazione politica del proprio paese, a sei mesi esatti dalle ultime elezioni, in un’intervista al settimanale tedesco Spiegel che ha scatenato polemiche e accuse nello sfiancato dibattito politico belga.

Dalle elezioni anticipate dello scorso 13 giugno, il Belgio è ancora senza un governo. Ci sono già stati quattro tentativi falliti e da oltre un mese l’incarico esplorativo è nelle mani dell’ex presidente del partito socialista fiammingo e ed ex vice primo ministro Johan Vande Lanotte, che a fine novembre aveva annunciato una proposta con cui sperava di mettere d’accordo tutti e scongiurare nuove minacce di secessione, ma che ancora non ci è riuscito. Le elezioni del 13 giugno avevano sancito la nota divisione del paese: a nord hanno vinto gli autonomisti fiamminghi di Bart de Wever, a sud i socialisti francofoni di Elio Di Rupo. E l’ipotesi della divisione del Belgio, invocata molto spesso dai fiamminghi durante la campagna elettorale, aveva di nuovo acquistato concretezza.

Nell’intervista allo Spiegel, De Wever ha anche definito il Belgio «il malato d’Europa», citando un’espressione che era stata adottata per la prima volta nel diciannovesimo secolo in riferimento alla crisi dell’Impero Ottomano – attribuita allo zar Nicola I di Russia – e che è diventata di uso comune per indicare un paese in grosse difficoltà economiche (negli ultimi anni l’Economist l’aveva usata anche per una copertina sull’Italia). Il leader fiammingo ha spiegato infatti che il paese non può più permettersi di versare così tanti soldi nelle casse della Vallonia e ha paragonato la dipendenza economica della regione meridionale a una dipendenza da droga: «Questi soldi non possono essere versati come un’iniezione di droga a un tossicodipendente». Poi se l’è presa anche con il re del Belgio, Alberto II, accusandolo di essere alleato con i valloni.

Le dichiarazioni di De Wever hanno riacceso la discussione politica, ormai abituata a convivere con la mancanza di una stabilità politica, e spinto diversi leader valloni a chiedere che si cerchino i numeri per creare una maggioranza che lo escluda, ipotesi però che appare poco praticabile. Il leader del partito socialista francofono Elio di Rupo ha definito le dichiarazioni di De Wever «provocazioni» a cui non ha nessuna intenzione di rispondere, aggiungendo che il suo partito continuerà a lavorare per trovare un accordo politico. «Il partito di De Wever cerca soltanto una scusa per distruggere lo stato federale e creare una Repubblica delle Fiandre».

L’incertezza politica degli ultimi mesi ha messo in difficoltà il paese anche a livello economico. Il capo della Banca Nazionale del Belgio, Guy Quaden, ha invitato i politici a formare al più presto un nuovo governo per rassicurare gli investitori e allontanare la crisi. «C’è bisogno di un governo velocemente e deve essere un governo stabile. È difficile da capire all’estero come un paese possa restare senza un governo per più di sei mesi e continuare a funzionare».

La frattura tra fiamminghi e francofoni ha una lunga storia, che negli ultimi anni è stata fomentata soprattutto da questioni economiche. Quando il Belgio ottenne l’indipendenza dai Paesi Bassi nel 1830, la sua aristocrazia parlava francese e le regioni francofone del paese – ricche di ferro e carbone – disprezzavano il nord fiammingo, la cui economia si reggeva prevalentemente sull’agricoltura. Oggi però la parte francese del Belgio – che ha circa quattro milioni di abitanti – è più povera, mentre le Fiandre – con una popolazione di circa sei milioni di abitanti – hanno sviluppato un’economia più varia e più ricca che non sentono valorizzata a sufficienza.

Per questo molti fiamminghi si lamentano che le loro tasse vadano anche al sud. In alcune aree della Vallonia, il tasso di disoccupazione è quasi al 20%. Nonostante ciò, molti abitanti rifiutano un lavoro se si trova a più di 15 km da casa loro. Un atteggiamento che dà molto fastidio ai fiamminghi. Il Belgio è una federazione composta da tre regioni: le Fiandre al nord, la Vallonia francofona al sud e Bruxelles-capitale, ufficialmente bilingue (ma che nelle ipotesi di separazione i valloni rivendicano come propria). I francesi e i fiamminghi hanno partiti politici diversi, giornali diversi e canali televisivi diversi.