vittorio morichini

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Maschi che parlano d’amore (e di matrimonio)

«Chiedendo ai miei volontari se la fedeltà sia mai stata un problema, riscontro un’apertura che va oltre le mie aspettative. Raccolgo una varietà di confidenze profonde, anche dolorose. Non mi aspettavo risposte così pensate. Matteo, per esempio, mi scrive di essere lui stesso stupito di non aver mai combattuto con alcuna tentazione. Vittorio, le cui risposte, per inciso, mi arrivano per il tramite della moglie, scrive: “Ho tradito la fiducia di mia moglie, e ho capito di aver sbagliato”. Per Massimo, invece, “l’importante è non dirselo”»

Maschi che parlano d’amore (e di matrimonio)

In giro per Milano con i poeti, come Raboni

«È morto vent’anni fa e sono fortunato perché, quando ce n'è stata l’occasione, non l’ho avvicinato, così adesso posso leggerlo dalla distanza che annulla il confine tra vivi e morti. Lo stesso sentimento che avverto ogni volta che torno e passo attraverso i luoghi che ho imparato con le poesie e che cambiano di mese in mese, eppure qualcosa resta. Resta via San Gregorio com’era, resta il neon di un’edicola di via Crescenzago di una poesia di De Angelis, resta il dialetto da masticare di Franco Loi, resta la via dove Pagliarani si copriva la faccia col giornale, resta San Siro a piedi di Vittorio Sereni, restano le corsie d’ospedale che racconta Raboni di quando andava a trovare Cattafi. Resta la possibilità di fingere, per cui salgo sul 9, m’invento che il numero sia preceduto da un 2 e seguo un po’ di quel percorso, una volta scendo in viale Monte Nero, altre poco più avanti, altre mi spingo fin dopo Porta Venezia sperando di sfiorare il tram che procede in senso opposto»

In giro per Milano con i poeti, come Raboni
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