Vittorio Emanuele di Savoia e la nascita di una pseudoscienza

La storia del medico tedesco Ryke Geerd Hamer, che dopo la morte del figlio in cui fu coinvolto Vittorio Emanuele si convinse che si potessero curare i tumori con la psicologia

Hamer
Un documento apocrifo dell’università di Trnava sulla Nuova medicina germanica (Wikimedia)
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La morte di Vittorio Emanuele di Savoia ha riportato l’attenzione dei media sulle molte vicende della sua vita, incluso un caso giudiziario che lo coinvolse nel 1978: la morte di un ragazzo tedesco in Corsica, Dirk Hamer, per cui Vittorio Emanuele fu processato e assolto alla fine di una lunga vicenda giudiziaria e una condanna a quattro mesi di carcere per possesso irregolare di arma. Il padre di quel ragazzo, Ryke Geerd Hamer, era un medico di 43 anni che sviluppò di lì a poco un tumore e si convinse che fosse dovuto al dolore per la morte del figlio. Creò quindi una medicina alternativa chiamata “Nuova medicina germanica”, basata sulla cura psicologica dei tumori, per cui fu in seguito radiato dall’albo e accusato di negligenza medica legata alla morte di diversi pazienti.

Morto nel 2017 in Norvegia, dopo aver gestito cliniche private per vent’anni in diversi paesi in Europa, Hamer era nato nel 1935 a Mettmann, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Nel 1972 si era specializzato in medicina interna a Tubinga, la città in cui studiava medicina e teologia fin dal 1953 e in cui aveva conosciuto Sigrid Oldenburg, una studentessa di medicina poi diventata sua moglie.

Si erano trasferiti in Italia e vivevano a Roma, quando la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978 il loro figlio diciannovenne Dirk, che si trovava con amici sull’isola di Cavallo, in Corsica, fu ferito accidentalmente alla gamba destra da uno dei colpi di arma da fuoco sparati nel corso di una lite tra Vittorio Emanuele, armato di una carabina militare, e il gruppo di compagni di Dirk. Alla fine della lunga vicenda giudiziaria che ne seguì, oggetto del documentario di Netflix Il Principe, Vittorio Emanuele fu condannato da un tribunale francese a quattro mesi di carcere per possesso irregolare di arma da guerra (pena che non scontò mai in carcere, tra sospensione condizionale e una successiva amnistia della giustizia francese); anni dopo emerse un video in cui Vittorio Emanuele sembrava ammettere la responsabilità.

Qualche tempo dopo la morte del figlio – avvenuta circa quattro mesi dopo l’incidente e numerose operazioni per cercare di salvarlo – Hamer, che intanto era tornato con sua moglie in Germania, sviluppò un tumore ai testicoli. Convinto che ci fosse un legame tra il tumore e il trauma psicologico che aveva vissuto, sviluppò una cura alternativa a cui diede il nome di “Nuova medicina germanica” (marchio da lui poi registrato nel 2003). La sua teoria – priva di qualsiasi riscontro scientifico – era sostanzialmente basata sull’idea che non soltanto i tumori ma tutte le malattie gravi fossero dovute a traumi psicologici e risposte dell’organismo contro conflitti irrisolti, e che bastasse risolvere quei conflitti per guarire.

Hamer definì il singolo evento traumatico alla base di ogni conflitto “sindrome di Dirk Hamer” (DHS), e sostenne che il contenuto psicologico conflittuale del trauma prendesse nel cervello la forma di un insieme di anelli concentrici, osservabili e localizzabili con precisione tramite TAC, un comune esame diagnostico per immagini. Come spiegato dal medico e divulgatore scientifico Salvo Di Grazia, ciò che Hamer descrisse associandolo alla cosiddetta sindrome di Dirk Hamer è un’anomalia delle immagini radiologiche dovuta a effetti ottici, tipica delle vecchie macchine e comunemente chiamata “artefatto ad anello”.

Secondo la teoria di Hamer non esisterebbero propriamente malattie, ma soltanto “programmi speciali biologici sensati” (SBS) di cui fanno parte anche batteri, funghi e virus. Cure tradizionali basate sulla chemioterapia o sui farmaci antidolorifici, per esempio, sarebbero dannose e mortali perché ostacolerebbero questi programmi, che prevedono che il superamento del “trauma” avvenga attraverso la risoluzione del conflitto. Hamer aprì diverse cliniche in Germania, Austria e in altri paesi, che furono in molti casi chiuse in seguito a ispezioni delle autorità che accertarono la completa inefficacia delle sue cure e le condizioni scadenti delle strutture.

In più occasioni Hamer descrisse la sua medicina “germanica” come un’alternativa alla medicina tradizionale, da lui considerata parte di un piano degli ebrei per decimare la popolazione non ebrea dei paesi occidentali. Mentre continuava a esercitare la professione, nonostante la licenza gli fosse stata ritirata nel 1986, fu indagato più volte per negligenza medica e per omissione di soccorso che portò alla morte di alcuni suoi pazienti malati di cancro.

Una delle storie che ricevettero maggiori attenzioni in Europa fu nel 1995 il caso di Olivia Pilhar, una bambina austriaca di sei anni con un tumore di Wilms (un tumore che colpisce i reni) operabile. I suoi genitori, membri di un movimento religioso, furono indirizzati verso Hamer, per il quale la “risoluzione del conflitto” sarebbe stata sufficiente a far sì che il tumore regredisse da solo.

Dopo il loro rifiuto di permettere che la figlia ricevesse le cure convenzionali, i genitori furono privati della tutela di Pilhar e fuggirono con lei a Malaga, in Spagna, dove all’epoca viveva Hamer. Dopo una lunga serie di trattative, furono convinti dal governo a tornare in Austria: le dimensioni del tumore erano nel frattempo aumentate molto, e la mancanza di cure aveva ridotto la stima delle probabilità di sopravvivenza dal 90 al 10 per cento. Un tribunale ordinò una terapia convenzionale del tumore, con asportazione chirurgica, chemioterapia e radioterapia, e Pilhar si riprese completamente. I genitori furono condannati a otto mesi di carcere con la sospensione condizionale.

Hamer fu arrestato in Germania nel 1997 e trascorse in carcere 12 mesi a seguito di una condanna per esercizio abusivo della professione. Nei primi anni Duemila tornò quindi in Spagna, ma fu arrestato ed estradato in Francia, dove fu nuovamente condannato a tre anni di carcere per lo stesso reato e per frode.

Tra gli anni Novanta e i Duemila una tesi da lui sottoposta all’università di Tubinga per ottenere il riconoscimento della Nuova medicina germanica era stata respinta dopo la valutazione da parte di diversi membri della facoltà di medicina. I medici avevano concluso che la tesi era basata su metodi non scientifici e non riproducibili, e Hamer aveva ribattuto sostenendo che la sua teoria fosse già stata convalidata dall’università di Trnava, in Slovacchia. I documenti che avrebbero dovuto confermarlo non furono mai attribuiti ufficialmente a quell’università, peraltro priva di una facoltà di medicina.