Piero Bartezzaghi
Forse non tutti sanno che…
Storie, voci, date e persone legate al «periodico che vanta innumerevoli tentativi di imitazione», uscito per la prima volta nel gennaio del 1932: la Settimana Enigmistica

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Il fascismo dei sentimenti obbligati
Per esempio quello che ha generato critiche contro una donna accusata di non aver mostrato abbastanza dolore in una foto dopo gli attentati di Londra, scrive Stefano Bartezzaghi su Repubblica

Cosa vuol dire paventare
Stefano Bartezzaghi riflette sul diffuso uso scorretto della parola, e su quello che significa

Perché lo chiamano «contratto» di governo?
Invece di patto o alleanza? Proprio perché dà l'impressione che non ci sia nessun patto o alleanza, scrive Stefano Bartezzaghi su Repubblica

Darsi una calmata, sui congiuntivi
Stefano Bartezzaghi ridimensiona le indignazioni e i rigori sulla scrittura contemporanea

I braccialetti di Amazon e la pistola di Čechov
Stefano Bartezzaghi consiglia di trattare con meno sufficienza le preoccupazioni di chi si è sentito minacciato dal brevetto di Amazon

Il revival dell’oriundo
Stefano Bartezzaghi riflette sulla storia di una parola che credevamo usasse ancora solo Conte: ma Paolo Conte

Cosa succede se Mondadori compra Rizzoli
Ne nascerebbe un gruppo editoriale molto grande – il 40 per cento del mercato italiano dei libri – e molto frastagliato, scrive Stefano Bartezzaghi su Repubblica

La morte augurata
Stefano Bartezzaghi sul limite raggiunto nel 2014 (e "il problema non è Internet")

Le storie dietro alla “M”
Il nuovo libro di Stefano Bartezzaghi, un viaggio sentimentale a Milano attraverso le fermate della sua metropolitana

Anche l’italiano ha avuto i suoi accenti circonflessi
Stefano Bartezzaghi sulla discussa riforma della lingua francese e quella che servirebbe alla lingua italiana

Sarò breve e circonciso
Stefano Bartezzaghi su cosa succede nella nostra lingua tra parole lunghe e parole corte

In difesa del latino a scuola
Stefano Bartezzaghi ha risposto a una lettera arrivata a Repubblica da un padre scoraggiato dalla passione del figlio per una lingua «inutile»

E vabbè
«La prima apparizione sulla "Stampa” giunge a noi in prima pagina il 30 aprile 1955, il giorno dopo l’elezione di Giovanni Gronchi a presidente della Repubblica. Fino agli anni Ottanta l’uso resta sporadico, poi, magicamente, con la seconda Repubblica, si apre una breccia e il “vabbè” esonda senza più freni. Stefano Bartezzaghi ci vede un segno dello strapotere del romanesco. Michele Masneri pure. E vabbè»

«Escludo che Penati agisse per conto di altri»
Concita De Gregorio intervista Piero Fassino sulla vicenda che sta mettendo in difficoltà il Partito Democratico

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