Non dirmi che hai paura

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L’effetto che “Perfect Days” fa a Tokyo

«È stato un po’ strano guardare il film, che ha tutta l’aria di essere un film d’essai, in un multisala di Shinjuku con Godzilla che sbuca sul tetto. Ma dai primi minuti ho provato una forte nostalgia: la casa abitata dal protagonista è identica a quella in cui ho passato i cinque anni all’inizio della mia vita a Tokyo. Le case costruite in quel periodo e sopravvissute alla modernità sono tutte fatte allo stesso modo, hanno tutte le stesse forniture di serramenti, lavandini, balaustre alle finestre e persino le stesse luci con le cordicelle per accendere e spegnere quando, al mattino, bisogna lavarsi i denti nell’unico lavandino della casa che serve anche da lavello della cucina»

L’effetto che “Perfect Days” fa a Tokyo

Ma come fanno i centurioni

«Il terzo centurione non vuole dirmi quanto guadagna al mese, ma ci tiene a sottolineare che lui è un tipo serio. “I delinquenti ce rovinano la piazza, ce stanno gli abusivi… io al lavoro mio ce tengo”. Centurioni abusivi? “Be’, perché si stupisce? Questo è un buon lavoro”. “Lo consiglierebbe a un ragazzo in cerca di occupazione?” “Sì, ma devi sape’ le lingue”. Dice, impettito. “E se Musk e Zuckerberg venissero davvero a sfidarsi al Colosseo?”

Ma come fanno i centurioni

Ayrton Senna, trent’anni fa

«Era una bella e calda giornata di primavera. Ricordo il viavai della gente, il rombo dei motori, le corse di classi minori prima di pranzo. Per la gara trovammo posto attaccati alla rete, subito prima della Villeneuve, in fondo al rettilineo dopo il Tamburello. Mi sembra di sentirlo ancora adesso – sulle braccia, negli orecchi, nello stomaco – il frastuono delle macchine al giro di ricognizione, l’eccitazione di vedere per la prima volta la Ferrari dal vivo. Poi quei cinque giri dietro alla safety car per il tamponamento di Lamy a JJ Lehto. Infine il rombo più acuto, la voce di Francesco che dice “ecco, sono ripartiti”, il grido dei motori che si avvicina. E quel proiettile, laggiù, che si schianta contro il muro, la scia della Ferrari di Berger che frulla l’alettone in aria come un coriandolo, il casco giallo reclinato, i soccorsi, l’elicottero in pista. E il silenzio. L’irreale silenzio. Un intero autodromo ammutolito»

Ayrton Senna, trent’anni fa
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