eleanor marx
La satira in America e altre quisquilie
«Quando mi chiedono perché sono arrivata a fare la comica, la comicità avant-garde di New York City è uno dei motivi; io con la mente sono lì, non chiedetemi se guardo "Zelig" o se mi fa ridere Stefano De Martino. Please do not. "Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no": questa è Sarah Silverman. Trovo commovente che il comedian negli States sia ancora investito di un potere politico e intellettuale: la giusta satira è un gene catalizzatore di progresso, soprattutto se femminile, soprattutto se di donne della mia generazione. Mi pare che in Italia, invece, la sinistra abbia perso da un pezzo la capacità di creare, e sabotare, il proprio immaginario attraverso la comicità»

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«Il 2 aprile 1984 i Queen, travestiti da casalinghe inglesi, lanciarono una canzone che era un grido di liberazione: "I Want To Break Free". Poi arrivarono gli Smiths, i Pet Shop Boys e i Culture Club. Ma la vera esplosione arrivò a ottobre, quando uscirono i Bronski Beat, Depeche Mode, Frankie Goes To Hollywood e Madonna. Nel giro di pochi mesi “l’amore che non si può dire”, come lo aveva battezzato un secolo prima Oscar Wilde, si dichiarava orgogliosamente al mondo. Fu la vera nascita del “pride”. Attraverso quelle canzoni l’omosessualità maschile entrava in scena in quanto esplicita produttrice di musica, cultura e immaginario. L’inizio di quell’onda continua ancora oggi, ma è talmente sovrapposta al paesaggio culturale e ai consumi da esserne ormai indistinguibile»

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Quanto cambia nella vita avere fratelli e sorelle
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L’epopea delle 150 ore
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