Le strane trattative tra gli Stati Uniti e Aleksandr Lukashenko
Il Wall Street Journal ha ricostruito gli incontri che hanno portato alla liberazione di decine di prigionieri politici, tra shot di vodka e farmaci dimagranti

Quando il dipartimento di Stato statunitense ha chiesto a John Coale di andare in Bielorussia per negoziare con il dittatore Aleksandr Lukashenko, lui ha pensato: «Dove diavolo si trova?». Un’inchiesta del Wall Street Journal ha ricostruito le successive trattative, che hanno prodotto risultati: da quando a gennaio Donald Trump è tornato presidente, la Bielorussia ha scarcerato circa 250 prigionieri politici, ottenendo in cambio concessioni significative dagli Stati Uniti. La principale è una distensione dei rapporti con Lukashenko, che ne ha ricavato legittimità e una riduzione del suo isolamento internazionale.
L’inchiesta del Wall Street Journal è basata su un’intervista con Coale e altre conversazioni con circa una decina di funzionari o ex funzionari statunitensi ed europei rimasti anonimi. Hanno raccontato che negli ultimi mesi Coale ha incontrato più volte Lukashenko, costruendoci un rapporto personale. La sua figura è emblematica della diplomazia non convenzionale adottata dall’amministrazione Trump, in cui persone vicine al presidente (o membri della sua famiglia) negoziano aggirando l’apparato diplomatico tradizionale, con un approccio transazionale ispirato al mondo degli affari: per ogni concessione fatta a Lukashenko, lui ha accettato di liberare dei prigionieri politici.

La leader dell’opposizione bielorussa Maria Kalesnikava arriva a Varsavia, il 18 dicembre (Volha Shukaila/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
Coale è stato l’avvocato di Trump in varie cause contro piattaforme social, in particolare quella per la sospensione dei suoi profili in seguito all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio del 2021. È una persona di fiducia del presidente, tanto che in casa ha una riproduzione dell’assegno da 22 milioni di dollari che Meta ha accettato di pagare per chiudere una delle cause.
Nella parte pubblica degli incontri tra Coale e Lukashenko a Minsk (la capitale della Bielorussia) c’era stata una cordialità esibita tra i presenti. Per esempio una volta l’inviato speciale di Trump per la Russia e l’Ucraina, Keith Kellogg, che sarebbe il capo di Coale, si era complimentato per lo sfarzo del palazzo in cui erano stati ricevuti dicendo che sembrava Mar-a-Lago, la residenza di Trump in Florida.

Donald Trump a Mar-a-Lago, il 22 dicembre (AP Photo/Alex Brandon)
Coale ha raccontato in altre occasioni di essersi prestato a numerosi brindisi a base di vodka con Lukashenko, e di essersi divertito. Il Wall Street Journal ha aggiunto che a un certo punto un funzionario statunitense gli ha consigliato di mangiare, per riempirsi lo stomaco e non ubriacarsi. Coale ha detto che comunque aveva evitato di bere tutti i bicchieri che gli venivano serviti o riempiti direttamente da Lukashenko.
Durante gli incontri Lukashenko si è mostrato interessato alla forma fisica di Coale, complimentandosi con lui perché lo trovava dimagrito: Coale si è attivato per procurare al dittatore una fornitura di Zepbound, un farmaco contro l’obesità prodotto da un’azienda statunitense.
Durante le cene a base di pane nero, carne e patate, Coale è stato piuttosto diretto. Ha paragonato le relazioni internazionali alla mensa di una scuola superiore, dicendo a Lukashenko che era seduto al «tavolo dei perdenti» con Iran, Venezuela e Corea del Nord, ma che con l’aiuto degli Stati Uniti sarebbe potuto arrivare al «tavolo dei ragazzi fichi».

Un incontro tra Coale e Lukashenko, l’11 settembre a Minsk (Belarusian Presidential Press Service via AP)
Lukashenko in questi mesi ha ottenuto ben più di una fornitura di farmaci, liberando in cambio prigionieri politici.
• A giugno, in cambio della promessa di un alleviamento delle sanzioni e di pezzi di ricambio per l’aereo presidenziale, il regime ha liberato 14 prigionieri, tra cui Sergei Tikhanovsky, il marito di Svetlana Tikhanovskaya, che in sua assenza era diventata la più riconoscibile leader dell’opposizione all’estero.
• A settembre ne ha liberati altri 52, e l’amministrazione Trump ha effettivamente rimosso le sanzioni alla compagnia aerea bielorussa (Belavia).
• Una decina di giorni fa c’è stato infine il rilascio più corposo, di 123 prigionieri tra cui i leader dell’opposizione Maria Kalesnikava e Viktar Babaryka, e l’attivista Ales Bialiatski, vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2022. In cambio, gli Stati Uniti hanno allentato le sanzioni sulle esportazioni di carbonato di potassio (o potassa), un composto chimico utilizzato soprattutto in agricoltura come fertilizzante di cui la Bielorussia è il terzo produttore mondiale, a tre aziende che valgono il 4 per cento del Prodotto interno lordo del paese.
Diversi funzionari dell’amministrazione Trump hanno spiegato al Wall Street Journal che il senso dell’operazione, oltre a ottenere la liberazione dei prigionieri, è avvalersi della vicinanza di Lukashenko al presidente russo Vladimir Putin per avere una mediazione nei negoziati per la fine della guerra in Ucraina. Per esempio Lukashenko aveva parlato con Trump prima del suo incontro con Putin in Alaska dello scorso agosto.

Lukashenko insieme a Vladimir Putin, il 21 dicembre a San Pietroburgo (Sergei Bulkin/TASS via ZUMA Press)
Lukashenko ha dato anche altri consigli, non richiesti. La settimana scorsa si è offerto di ospitare a Minsk il presidente venezuelano Nicolás Maduro, che gli Stati Uniti stanno cercando di deporre. Lo ha detto in un’intervista alla giornalista di Newsmax Greta Van Susteren, che è la moglie di Coale.
L’obiettivo di Lukashenko, in questa fase, è arrivare a un incontro di persona con Trump, che avrebbe un’enorme portata simbolica. Recentemente ha detto che sta discutendo con gli Stati Uniti la possibilità che riaprano la loro ambasciata a Minsk, chiusa dal 2022, quando la Bielorussia fece da base logistica all’invasione russa dell’Ucraina.
Questa situazione ha posto un problema all’opposizione bielorussa, assai indebolita da anni di repressione. Da un lato i suoi maggiori leader devono la liberazione alle trattative, e dunque alle concessioni, degli Stati Uniti; dall’altro queste rischiano di rafforzare Lukashenko e il suo regime.
In tutto questo il dittatore sta mantenendo una retorica ostile e beffarda. Recentemente ha detto di essersi fatto mandare dalla Russia l’Oreshnik, un nuovo tipo di missile balistico impiegato in Ucraina e particolarmente difficile da intercettare. Dall’altro ha ridicolizzato i dissidenti, sostenendo che Babaryka (uno degli ultimi scarcerati) dovrebbe ringraziarlo se ha perso peso in prigione perché «sembra un bell’uomo».
«Per Lukashenko, liberare le persone ha un costo, e sta cercando di venderne finché è possibile», ha detto al Wall Street Journal Tikhanovskaya, la leader dell’opposizione che aveva vinto le presidenziali del 2020 truccate da Lukashenko.
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