Forse è la volta che la Germania si riarma davvero
Il governo di Friedrich Merz sta investendo decine di miliardi di euro, con un cambiamento anche culturale

Nel primo discorso in parlamento del suo mandato, lo scorso maggio, il neocancelliere Friedrich Merz aveva detto che la Germania era pronta a dotarsi dell’«esercito convenzionale più forte d’Europa». È un obiettivo a dir poco ambizioso, ma negli ultimi mesi il suo governo ha preso alcune decisioni che vanno in questa direzione.
La questione del riarmo tedesco è stata a lungo una specie di tabù, per ragioni storiche. Dopo la Seconda guerra mondiale al paese fu vietato di avere un esercito e durante la Guerra fredda fu concesso alla Germania Ovest di averne uno ridotto, sotto supervisione statunitense. Anche dopo la riunificazione il rafforzamento dell’esercito non è stato una priorità: fino al 2022 le spese militari della Germania erano di meno dell’1,5 per cento in rapporto al Prodotto interno lordo, un valore più basso della maggior parte dei paesi membri della NATO e sotto all’obiettivo del 2 per cento posto dall’alleanza (quest’anno è stato alzato al 5 per cento).
Le cose sono iniziate a cambiare dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il predecessore di Merz, Olaf Scholz, aveva promesso un investimento da 100 miliardi di euro per rafforzare la difesa tedesca, in un discorso ricordato come quello della «svolta epocale» (Zeitenwende in tedesco). La svolta e gli investimenti non erano stati rapidi come prospettato da Scholz, ma nel 2024 la Germania è diventata il quarto paese al mondo e il primo in Europa per spese militari (in termini assoluti), con un aumento del 28 per cento sul 2023.

Friedrich Merz durante una visita alla fregata Bayern, lo scorso agosto (Jens Büttner/dpa)
Con Merz, leader dei Cristiano-Democratici (CDU, di centrodestra), c’è stata un’accelerazione. Durante la campagna elettorale Merz aveva promesso di tagliare la spesa pubblica, ma due episodi l’hanno convinto che serviva un approccio diverso. Sono stati a febbraio, a ridosso della vittoria della CDU alle elezioni: a Monaco il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance aveva fatto il primo di molti discorsi contro l’Europa; a fine mese c’era stato il disastroso incontro tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Da allora Merz ha presentato il riarmo tedesco come una richiesta degli alleati, e come una necessità per la sicurezza europea. A marzo è stata approvata una riforma per cambiare la Costituzione tedesca ed esentare le spese militari dalla norma che obbliga la Germania a mantenere il pareggio di bilancio e ne limita quindi la possibilità di fare debito (nota come “freno al debito”).

Olaf Scholz, ai tempi in cui era cancelliere, durante una visita ai reparti alpini di Oberjettenberg, nel luglio del 2024 (EPA/ANNA SZILAGYI)
Il governo prevede di portare la spesa per la difesa a 153 miliardi di euro all’anno, ossia il 3,5 per cento del PIL, entro il 2029. In questi giorni il parlamento ha approvato uno stanziamento da 50 miliardi per gli acquisti militari. L’esercito ne ha bisogno: va colmato un divario tra le sue condizioni attuali, piuttosto arretrate, e le promesse della politica. Per due anni di fila, la commissaria parlamentare alle forze armate Eva Högl ha denunciato che «ha troppo poco di tutto», stimando in 67 miliardi di euro il suo fabbisogno.
Oltre agli impegni di investimento ci sono stati sviluppi operativi. A maggio la Germania ha inaugurato il suo primo schieramento permanente di truppe all’estero dalla Seconda guerra mondiale, in Lituania. Mercoledì a Berlino ha aperto un nuovo centro congiunto per le operazioni di difesa dai droni e, a novembre, il governo ha introdotto una misura che autorizza l’esercito ad abbatterli, dopo i numerosi avvistamenti di questi mesi in Europa.

Una sfilata di nuove reclute della Bundeswehr, a settembre a Düsseldorf (AP Photo/Martin Meissner)
Ci sono state anche iniziative più simboliche, ma emblematiche di un clima diverso rispetto al passato. Per esempio, a giugno per la prima volta la Germania ha celebrato una giornata dedicata ai veterani, seppure non molto partecipata. Nei sondaggi più recenti, la maggioranza delle persone intervistate (il 45 per cento) si dice favorevole al potenziamento della difesa. Ai tempi delle guerre occidentali in Afghanistan, nei primi anni Duemila, quasi due terzi degli intervistati chiedevano il ritiro dell’esercito tedesco.
In questo contesto più favorevole al riarmo, e di maggiori spese, uno dei principali limiti è umano, cioè il numero di soldati. Per ora il governo tedesco è indietro sull’obiettivo di portare il personale attivo da 182mila a 260mila persone entro il 2035, e quello dei riservisti da 60mila a 200mila. Sarà complicato raggiungerlo senza reintrodurre la leva obbligatoria, anche se quest’anno le candidature di volontari sono aumentate del 20 per cento (ma non tutti passano la selezione).

Il ministro della Difesa, Boris Pistorius, fa una conferenza stampa davanti a un nuovo modello di carro armato Leopard, lo scorso novembre a Monaco di Baviera (EPA/ANNA SZILAGYI)
Dopo lunghi dibattiti e tensioni interne, in autunno la coalizione di Merz ha infine optato per uno schema volontario. Il piano prevede che, da gennaio, tutti i maschi nati nel 2008 (e che quindi dall’anno prossimo avranno 18 anni) si registrino, compilino un questionario e si sottopongano a una visita medica obbligatoria per testare le loro capacità fisiche e mentali. Chi vorrà potrà arruolarsi per un servizio militare volontario della durata minima di sei mesi, prolungabile fino a 23.
È il risultato di un compromesso tra la CDU, che avrebbe voluto la leva obbligatoria, e l’altro partito al governo, i Socialdemocratici (SPD), che erano contrari. L’SPD peraltro esprime il ministro della Difesa, Boris Pistorius, che è stato criticato da un pezzo del suo partito per avere detto che la Germania dovrebbe farsi trovare pronta in caso di guerra (Kriegstüchtig in tedesco). Dalla scorsa legislatura Pistorius è il politico più popolare dell’SPD, tanto che c’erano aspettative su una sua candidatura come cancelliere al posto di Scholz, a cui alla fine aveva rinunciato.

Soldati della guardia d’onore schierati per una cerimonia istituzionale a Berlino, il 9 dicembre (EPA/CLEMENS BILAN)
Secondo le ricostruzioni di vari giornali internazionali, alcuni alleati della Germania hanno espresso privatamente delle riserve sui piani di riarmo, per la presenza di un partito di estrema destra forte come Alternative für Deutschland (AfD), che è il principale dell’opposizione ed estende i suoi consensi a ogni giro di elezioni. Lo ha fatto per esempio un funzionario del governo polacco con cui ha parlato il sito Politico Europe, ricordando le storiche posizioni filorusse di AfD, che anche recentemente le hanno creato problemi.
AfD è stata criticata dagli altri partiti per aver fatto molte interrogazioni, a livello nazionale e statale, su temi di sicurezza nazionale e sulle infrastrutture sensibili: CDU ed SPD l’hanno in pratica accusata di fare spionaggio per conto della Russia. È un tema sensibile anche perché, negli scorsi anni, in Germania ci sono stati alcuni casi di infiltrazioni dell’estrema destra nelle forze armate. Per esempio c’erano diversi loro membri ed ex membri tra i presunti golpisti del movimento “Reichsbürger”, e nel 2020 un’unità speciale dell’esercito era stata sciolta per questo motivo.
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