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  • Giovedì 8 ottobre 2020

Cosa sappiamo sui neonazisti nell’esercito e nella polizia della Germania

Il ministro dell'Interno dice che non c'è un "problema strutturale", ma il rapporto del governo appena pubblicato ha ricevuto diverse critiche

Soldati del Bundeswehr (Sean Gallup/Getty Images)
Soldati del Bundeswehr (Sean Gallup/Getty Images)

Il 6 ottobre, il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha presentato un rapporto dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV) sulla presenza di estremisti di destra negli apparati di sicurezza del paese. L’indagine – alla quale però sono state fatte diverse critiche – era stata decisa e avviata per rispondere a un problema che in Germania è oggetto di dibattito da diversi anni e dopo che alcuni ed eclatanti episodi erano stati raccontati anche dai giornali internazionali.

Il BfV è il servizio segreto interno subordinato al ministero dell’Interno che si occupa di raccogliere e valutare informazioni e notizie contrarie alla Costituzione della Repubblica Federale tedesca e, di conseguenza, di prevenire e contrastare gli estremismi. Il rapporto presentato qualche giorno fa ha preso in considerazione i casi di sospetto estremismo di destra che hanno portato a un’indagine, all’applicazione di misure disciplinari o alla caduta delle accuse: i casi, dunque, già noti. Dalle cento pagine del documento risulta che, tra il gennaio del 2017 e il 31 marzo scorso, siano stati segnalati 319 casi sospetti a livello statale e 58 a livello federale, di cui 44 nella polizia (Bpol). Tra il 2017 e il 2020, il Servizio federale per il controspionaggio militare (il Mad, che dipende dal ministero della Difesa) ha poi segnalato 1.064 casi sospetti di sostenitori della destra radicale, di cui 363 scoperti nel 2019.

Il rapporto cerca anche di ricostruire le conseguenze di tali sospetti: quali casi, cioè, sono stati confermati, quali sono stati archiviati o chiusi e quali misure disciplinari o in materia di diritto del lavoro sono state prese. Nel rapporto si avverte però che questi dati non sono completi. Per quanto riguarda il Mad, ad esempio, a causa dell’elaborazione delle procedure degli anni precedenti, circa 550 casi sono ancora in fase di valutazione e circa 400 procedimenti hanno portato alla conclusione perché il sospetto non era più giustificato, perché il militare coinvolto si era riabilitato o perché l’inchiesta non aveva, di fatto, portato a risultati.

Il ministro dell’Interno Seehofer ha comunque commentato i dati dicendo che oltre il 99 per cento dei funzionari degli apparati di sicurezza della Germania è fedele alla Costituzione e che i numeri degli infiltrati di estrema destra sono «molto bassi»: non c’è dunque alcun «problema strutturale», ha spiegato. Ciascun caso, ha però aggiunto, rappresenta «una vergogna» e va perseguito senza alcuna tolleranza. Seehofer ha dunque chiesto ai funzionari di servizi segreti, esercito e polizia di difendere in modo attivo la Costituzione precisando che segnalare i casi sospetti non costituisce una delazione, dato che ciascuna e ciascun dipendente degli apparati di sicurezza ha prestato giuramento su quella Costituzione.

Il risultato del rapporto, e le conclusioni che se ne sono ricavate, hanno ricevuto diverse critiche. Herbert Reul, ministro dell’Interno della Renania Settentrionale-Vestfalia – dove a inizio settembre 29 agenti della polizia erano stati sospesi per avere partecipato a chat di WhatsApp in cui erano state condivise immagini di svastiche, di Hitler e di migranti nelle camere a gas – ha dichiarato che per quanto riguarda il suo stato il numero dei casi sospetti è aumentato in modo significativo negli ultimi mesi e che è più del doppio rispetto a quello riportato nel documento del governo. Altri hanno fatto notare che il periodo a cui si riferisce il rapporto è troppo breve per farsi un’idea della reale situazione e che non approfondisce in alcun modo le strategie degli estremisti di destra. Questo rapporto, inoltre, «mostra solo i casi che sono già diventati noti e quindi mostra molto chiaramente che una visione così superficiale non è affatto sufficiente», ha detto Irene Mihalic, esponente dei Verdi. Mihalic ha poi parlato della necessità di creare organismi indipendenti ai quali gli informatori interni possano rivolgersi in modo anonimo e al di fuori dei canali ufficiali.

In generale, le autorità tedesche sono state nuovamente accusate di non avere fatto abbastanza per risolvere il problema delle infiltrazioni dell’estrema destra negli apparati di sicurezza: di aver trattato i casi più raccontati solo come casi isolati, di averli comunque affrontati e indagati internamente e, dunque, spesso in modo inefficace soprattutto perché sono state scoperte e dimostrate connivenze o infiltrazioni anche ai livelli più alti.

Nelle ultime settimane, un giornale locale ha scoperto che tra il personale della scorta di Thomas Haldenwang, direttore del BfV, farebbe parte un estremista di destra che avrebbe dunque superato tutte le procedure di sicurezza per ottenere quel ruolo. L’uomo apparterrebbe al gruppo Uniter, rete di membri delle forze armate e di sicurezza tedesche che, da tempo, si sospetta sia formato da estremisti di destra. Una serie di recenti episodi ha poi mostrato come lo stesso Servizio federale di controspionaggio militare (Mad) – che tra le sue competenze ha anche la prevenzione e la repressione di ogni forma di estremismo – fosse infiltrato dalla destra radicale: a fine settembre, il direttore del Mad, Christof Gramm, era stato destituito perché accusato di non aver fatto abbastanza per perseguire gli estremisti di destra all’interno della Bundeswehr, le forze armate tedesche, anche a fronte di episodi eclatanti e di esplicite denunce interne.

Un altro grosso scandalo risale allo scorso giugno, quando la ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer, dichiarandola irriformabile, aveva deciso lo smantellamento di parte di un’unità speciale dell’esercito a causa di massicce infiltrazioni di militanti di estrema destra. L’unità coinvolta era il Kommando Spezialkräfte, fondato nel 1996 e rimasto piuttosto segreto, e che da anni si sospettava essere guidata da militari con simpatie neonaziste e che complottavano contro lo stato. E ancora: nello stato tedesco dell’Assia diverse minacce neonaziste rivolte contro politici di sinistra e avvocati tedeschi erano state collegate a computer appartenenti alla polizia. E nel 2017 le autorità avevano scoperto l’esistenza di un gruppo neonazista chiamato Nordkreuz che si stava preparando per l’arrivo di un presunto “giorno X”, il giorno del crollo dell’ordine sociale in Germania, compilando liste di oppositori politici e accumulando armi e sacche per cadaveri: i membri del gruppo erano collegati alla polizia e all’esercito tedesco.

In tutte queste occasioni, la polizia o le forze di sicurezza sono state accusate di non essere state in grado di indagare in maniera efficace all’interno dei propri ranghi, debolezza che ha condizionato anche la solidità dei processi o dei procedimenti contro le persone coinvolte.