La prima Serie A di calcio dopo la Seconda guerra mondiale
Tornarono “Milan”, “Inter” e “Genoa”, e siccome gli spostamenti erano difficili fecero due gironi

Il 14 ottobre 1945 – ottant’anni fa – iniziava la prima Serie A dopo la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e la fine della Seconda guerra mondiale. Per il calcio italiano fu un parziale ritorno alla normalità: l’ultimo campionato nazionale, giocato durante la guerra, era terminato nel 1943. E alcune delle più importanti squadre italiane ripresero i loro vecchi nomi, quelli con cui le conosciamo ancora oggi, che negli anni del fascismo erano stati italianizzati. Il “Milano” tornò a essere il “Milan”, la “Ambrosiana” riprese il nome di “Inter” e il “Genova 1893” tornò a essere il “Genoa”.
I bombardamenti avevano reso gli spostamenti tra Nord e Sud estremamente difficili. Per evitare trasferte troppo complicate la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) decise di organizzare il campionato in due gironi: uno per il Centro-Sud e uno per il Nord. Fu la prima e unica volta dal 1929 che la Serie A – che fu chiamata “Divisione Nazionale” – non si disputò a girone unico (cioè con un’unica classifica generale).
Il campionato nazionale della stagione 1942-1943 fu vinto dal Torino e terminò il 6 giugno 1943. Il successivo campionato sarebbe dovuto iniziare a ottobre, ma gli sviluppi della Seconda guerra mondiale, che era iniziata nel 1939, ne resero impossibile l’organizzazione.

Una partita della Serie A 1939-1940 allo “Stadio Municipale Benito Mussolini” di Torino (oggi “Olimpico Grande Torino”), ottobre 1939 (Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
Il 10 luglio 1943 circa 180mila soldati inglesi, statunitensi e canadesi sbarcarono in Sicilia con l’obiettivo di conquistare l’Italia. La FIGC capì subito che organizzare un nuovo campionato sarebbe stato molto difficile e decise che per la stagione 1943-44 si sarebbe disputato un torneo misto tra squadre di Serie A e Serie B. Tuttavia, il 23 luglio il partito fascista — ormai fortemente indebolito — decretò la sospensione di tutte le attività sportive nazionali per «lasciare totalmente gli atleti militari a compiere il loro dovere di soldati».
In poche settimane la situazione si complicò ancora di più. Dopo la destituzione di Mussolini nella notte tra il 24 e il 25 luglio, lo scioglimento del partito fascista e la firma dell’armistizio con gli Alleati angloamericani l’8 settembre, l’Italia si ritrovò divisa in due. Da Sud avanzavano gli Alleati, mentre i tedeschi occuparono il Centro-Nord e, dopo aver liberato Mussolini, lo posero a capo della Repubblica di Salò, uno Stato satellite della Germania nazista.
– Ascolta anche: Una mattina
In quel contesto fu impossibile organizzare un vero campionato nazionale di calcio. Tuttavia il calcio era così popolare che si cercò comunque di organizzare dei tornei. Nella Repubblica di Salò, per esempio, tra il 1943 e il 1944 si svolse il “Campionato dell’Alta Italia”, presentato come una sorta di erede della Serie A e organizzato dalla FIGC di quella parte d’Italia. Lo vinse lo Spezia, che ancora oggi lo ricorda con un piccolo Scudetto sulla propria maglia, pur trattandosi di un titolo non ufficiale, ottenuto soprattutto nel torneo organizzato da uno Stato satellite della Germania nazista.

Il calciatore dello Spezia Salvatore Esposito con la prima maglia della squadra, con al centro lo Scudetto del 1944, 4 ottobre 2025 (Image Photo Agency/Getty Images)
La Repubblica di Salò durò fino al 25 aprile 1945, quando i nazifascisti iniziarono una corposa ritirata e l’Italia tornò progressivamente unita e libera. Le squadre cambiarono quindi i loro nomi di ispirazione fascista, e anche quelli di alcuni dei loro stadi. Quello del Bologna, inaugurato nel 1927 come “Littoriale”, divenne il “Comunale”, mentre lo stadio del Pisa riacquistò il nome originario di “Arena Garibaldi” dopo 14 anni in cui era stato chiamato “Campo del Littorio”.
Fare un campionato a girone unico, però, rimaneva impossibile. La FIGC decise allora di tornare alla vecchia formula a più gironi. Nell’Italia del Nord fu creata la “Lega Nazionale Alta Italia”, che raggruppava tutte le 14 squadre che avrebbero dovuto partecipare al Campionato dell’Alta Italia 1943-1944, poi soppresso. Nel resto del paese venne invece costituita la “Lega Nazionale del Centro-Sud” con 11 squadre iscritte: dovevano essere 12, ma il Pisa si ritirò per problemi economici.
A differenza dell’Italia del Nord, dove le società erano un po’ più ricche e strutturate, nel Centro-Sud fu più complicato organizzare il girone, tant’è che fu necessario mettere insieme squadre di Serie A (come la Roma) e di Serie B (come il Bari, formalmente retrocesso proprio alla fine della stagione 1943-1944).
I gironi, poi, erano organizzati come veri e propri campionati regionali, gestiti da due organizzazioni diverse: una per l’Italia settentrionale, che seguiva anche un campionato misto di Serie B e C, e una per l’Italia centro-meridionale, che gestiva la Lega del Centro-Sud come un campionato misto di Serie A e B, oltre a un piccolo torneo di Serie C con sole sei squadre. Nessuno di questi campionati, però, prevedeva delle retrocessioni, che sarebbero rientrate in vigore l’anno dopo.
Le prime quattro classificate di entrambi i gironi avrebbero poi partecipato a un girone finale nazionale, che avrebbe decretato la vincitrice della Serie A. Tutte le partite furono giocate sia in casa che in trasferta.
Una partita tra Torino e Inter della Lega Nazionale Alta Italia 1945-1946
Fu la Lega dell’Alta Italia a iniziare quella Serie A, facendo giocare tutte le partite della prima giornata il 14 ottobre 1945. Quell’inizio di campionato fu accolto con molto entusiasmo. La Stampa scrisse:
Comincia il Campionato. La cosa più desiderata dagli sportivi. Se ne parlava, come di un sogno, al tempo della occupazione tedesca. Poter assistere ancora ad un vero campionato italiano! Ora ci siamo.
L’entusiasmo continuò anche nei mesi successivi. Fu un campionato particolarmente avvincente, perché se lo contesero fino all’ultima giornata due grandi rivali – Juventus e Torino – e perché a vincerlo fu il cosiddetto “Grande Torino”. Così è ricordata quella squadra che tra il 1943 e il 1949 vinse cinque Scudetti su cinque, prima che gran parte dei suoi calciatori morisse in un incidente aereo a Superga.

La formazione titolare del Grande Torino
Era una squadra decisamente moderna e molto entusiasmante da veder giocare. Erano famosi soprattutto i “quarto d’ora granata”, periodi della partita in cui il Torino accelerava e cominciava a giocare su ritmi difficilmente sostenibili per gli avversari.
Il Torino si qualificò al girone finale nazionale insieme a Juventus, Milan e Inter, a cui si aggiunsero Napoli, Bari, Roma e Livorno dal Centro-Sud. Alla vigilia dell’ultima giornata, che si giocò il 28 luglio 1946, Juventus e Torino erano entrambe prime nel girone a 20 punti. Alla fine, però, lo Scudetto andò al Torino, che vinse 9-1 contro il Livorno, mentre la Juventus pareggiò 1-1 con il Napoli.
Quell’annata fu storica anche per le due squadre genovesi dell’Andrea Doria e della Sampierdarenese. Non perché fecero un campionato memorabile (arrivarono rispettivamente decima e ultima), ma perché fu l’ultima volta che lo giocarono separate. Subito dopo, infatti, decisero di unirsi in un’unica società e il 12 agosto 1946 nacque così la Sampdoria, che sarebbe diventata una delle più prestigiose squadre italiane di calcio.
– Leggi anche: Il Grande Torino era la squadra del futuro



