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  • Venerdì 26 settembre 2025

Sarkozy era ancora influente

Non aveva più incarichi pubblici dal 2012, ma andare a trovarlo è sempre rimasta un'usanza per i politici che contano

Nicolas Sarkozy dopo essere stato condannato a cinque anni di carcere nel caso sui finanziamenti libici, il 25 settembre 2025 a Parigi (Remon Haazen/Getty Images)
Nicolas Sarkozy dopo essere stato condannato a cinque anni di carcere nel caso sui finanziamenti libici, il 25 settembre 2025 a Parigi (Remon Haazen/Getty Images)
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Due settimane prima che l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy fosse condannato a cinque anni di carcere per associazione a delinquere, erano andati a trovarlo nel suo ufficio nel VIII arrondissement di Parigi sia il nuovo primo ministro Sébastien Lecornu che l’ex primo ministro Gabriel Attal. Non era la prima volta che questo accadeva, anzi: Lecornu, che aveva iniziato la sua carriera politica nel partito di destra di Sarkozy prima di diventare uno dei più fedeli collaboratori dell’attuale presidente Emmanuel Macron, gli faceva visita regolarmente, e così molti altri politici, che si alternavano davanti alla sua scrivania per scambiare opinioni, chiedere consigli, o semplicemente farsi vedere.

Nonostante non ricoprisse incarichi pubblici dal 2012, quando perse le elezioni presidenziali contro il socialista François Hollande, e da allora è stato coinvolto in diversi processi, Sarkozy è sempre rimasto una presenza influente e per certi versi ingombrante nel centrodestra e nella destra francese. Il partito che fondò nel 2015, i Repubblicani, è oggi il principale partito di destra tradizionale e un fondamentale alleato di Macron, anche per volontà dello stesso Sarkozy.

Prima della condanna di giovedì, che lo renderà presto il primo presidente francese del Dopoguerra a passare del tempo in carcere, ai politici emergenti veniva consigliato di andare a trovare Sarkozy anche solo per farsi conoscere: era un’usanza anche per quelli più affermati, fra cui lo stesso Macron. A luglio era andato anche Jordan Bardella, il leader del partito di estrema destra Rassemblement National. Il fatto che questi incontri avvenissero nel suo studio non era solo una decisione simbolica, ma una necessità, dato che da quasi un anno l’ex presidente era stato messo agli arresti domiciliari dopo una condanna definitiva a tre anni per corruzione.

Molti di questi politici, incluso Bardella, hanno criticato la decisione di mandare Sarkozy in carcere senza aspettare il processo d’appello, accusando i giudici di aver emesso una condanna politicamente motivata e di voler «umiliare» l’ex presidente.

Nicolas Sarkozy e François Hollande nel 2012 al palazzo dell’Eliseo a Parigi (AP Photo/Thibault Camus)

– Leggi anche: La condanna a cinque anni per Nicolas Sarkozy

Delle lunghe interviste di Sarkozy apparivano regolarmente su Le Figaro, il principale giornale conservatore della Francia, e proprio sulle sue pagine un anno fa Sarkozy aveva esortato i Repubblicani a lasciare l’opposizione per entrare a far parte della maggioranza. Poco dopo un membro del partito, Michel Barnier, fu nominato primo ministro di un governo sostenuto anche dai partiti vicini a Macron e che aveva diversi ministri Repubblicani.

La sua influenza aveva comunque i suoi limiti. A giugno Macron aveva tolto a Sarkozy la Legion d’Onore, la più alta onorificenza della Francia conferita a cittadini francesi e stranieri per meriti militari ma anche civili, e tutti gli sforzi di Sarkozy non erano bastati a evitare che dopo la caduta del governo di Barnier a dicembre dello scorso anno fosse nominato come primo ministro il centrista François Bayrou.

Anche quando Sarkozy diceva cose che non erano condivise dalla maggioranza, gli esponenti del suo partito erano comunque tenuti a darne conto: quando a inizio settembre aveva detto (sempre su Le Figaro) che l’unica soluzione all’attuale crisi politica era di tornare a votare, all’attuale leader dei Repubblicani, Bruno Retailleau, era stato chiesto di commentare quella dichiarazione in tv. Retailleau, notoriamente contrario a questa opzione, l’aveva contraddetto in modo molto diplomatico.

Carla Bruni con Nicolas Sarkozy nel 2008 durante una visita di Stato nel Regno Unito (Ken Goff/GoffPhotos.com Ref: KGC-22)

– Leggi anche: I processi di Nicolas Sarkozy

Quando fu eletto, nel 2007, Nicolas Sarkozy non aveva il profilo tipico di un presidente francese: era nato nel 1955 da un padre immigrato ungherese e da una madre francese di origini sefardite. Non aveva frequentato l’esclusiva Ecole Nationale d’Administration, da cui sono usciti quattro degli otto presidenti francesi del Dopoguerra, oltre a nove primi ministri e centinaia di funzionari di alto livello. Si laureò in legge e fu sindaco, deputato e ministro, prima di diventare presidente. Al tempo la Francia era stata governata per 12 anni da Jacques Chirac, che aveva deciso di non ricandidarsi e di appoggiare proprio Sarkozy, membro del suo partito di destra tradizionale, ispirata alla figura del generale Charles de Gaulle.

Nonostante la sua vicinanza con Chirac, votare Sarkozy al tempo fu considerata una scelta di rottura rispetto alla tradizione politica francese: Sarkozy si presentava come un candidato molto energico e carismatico, che prometteva di alleggerire la Francia dalle sue abitudini stataliste e di adottare politiche liberali che avrebbero permesso ai francesi di «lavorare di più per guadagnare di più». Era diverso anche nel modo in cui comunicava con il popolo francese, molto più diretto e polemico, distante dallo stile sobrio dei suoi predecessori. In più nel 2008, dopo due matrimoni finiti in divorzi, si sposò con la cantante e modella Carla Bruni (oggi indagata in uno dei tanti processi che lo riguardano).

Per un periodo Sarkozy fu uno dei presidenti più popolari della storia francese, ma questo presto cambiò anche a causa della crisi economica mondiale del 2008 e della decisione di intervenire in Libia nel 2011. Nel 2012, quando perse le presidenziali, Sarkozy era diventato uno dei presidenti meno apprezzati degli ultimi decenni, e il secondo della Quinta Repubblica, ossia dal 1958, a non riuscire a essere rieletto per un altro mandato (l’altro era stato Valéry Giscard d’Estaing). Da allora iniziarono per lui i problemi giudiziari e nel 2016 perse le primarie della destra francese con cui sperava di riuscire a ricandidarsi alla presidenza. Quelle elezioni furono poi vinte con un’ampia maggioranza da Macron, di cui Sarkozy al tempo disse: «Sono io, ma meglio».

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