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  • Venerdì 29 agosto 2025

Come ci è arrivata una squadra kazaka in Champions League

Il Kairat ha molto a che fare con la storia recente del Kazakistan, che è anche parte del motivo per cui una squadra asiatica gioca in Europa

di Valerio Moggia

Tifosi del Kairat il 26 agosto 2025 ad Almaty, in Kazakistan (AP Photo/Alikhan Sariyev)
Tifosi del Kairat il 26 agosto 2025 ad Almaty, in Kazakistan (AP Photo/Alikhan Sariyev)
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Il Kairat Almaty, squadra di calcio della città di Almaty, in Kazakistan, giocherà per la prima volta nella sua storia la fase a girone unico della Champions League, la principale competizione europea per club. Giocherà a Milano contro l’Inter e in casa contro il Real Madrid, e sarà la squadra più a est di sempre a prendere parte a questa fase della competizione: Almaty è a meno di 300 chilometri dal confine con la Cina, più a est di Kabul e Islamabad, capitali di Afghanistan e Pakistan.

Nota fino al 1993 con il nome di Alma-Ata, Almaty è una città di oltre due milioni di abitanti, nel Kazakistan meridionale. Il Kairat è la seconda squadra kazaka ad arrivare a questa fase della Champions League, dieci anni dopo l’Astana. Tra Kairat e Astana c’è un’intensa rivalità, che si interseca con la complessa situazione politica del Kazakistan, un paese dell’Asia centrale che era parte dell’Unione Sovietica (URSS).

Nel 1993, dopo l’indipendenza del Kazakistan dall’URSS, la Federazione calcistica kazaka (KFF) entrò nella confederazione calcistica asiatica AFC. Ci restò per meno di dieci anni, perché nel 2002 riuscì a essere ammessa nella UEFA, la federazione del calcio europeo, più competitiva e più ricca. Il fatto che il Kazakistan sia nella UEFA è un’eccezione: altri paesi ex sovietici dell’Asia centrale – come il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan e l’Uzbekistan – fanno parte dell’AFC.

La ragione geografica è che il Kazakistan è riconosciuto come stato transcontinentale, dato che una piccola parte del suo territorio è considerata europea a livello geografico.

Ci sono poi ragioni politiche, legate al fatto che il Kazakistan da anni cerca di consolidare le sue relazioni con i paesi occidentali, e usa il calcio come strumento per accreditarsi a livello internazionale come paese europeo.

L’Unione Europea è il principale partner commerciale del Kazakistan: l’Europa riceve oltre un terzo delle esportazioni kazake, per un giro d’affari che nel 2024 ha raggiunto i 45 miliardi di euro. I paesi europei importano dal Kazakistan principalmente petrolio e minerali, esportando soprattutto macchinari e mezzi di trasporto.

Il calcio si diffuse in Kazakistan a inizio Novecento, ma è solo dagli anni Sessanta che il calcio kazako iniziò a ottenere rilevanza, grazie soprattutto alla presenza del Kairat nel campionato sovietico. Dopo l’indipendenza del Kazakistan il Kairat ebbe anni difficili: vinse il campionato solo nel 1992 e nel 2004, e poi nessun’altra volta fino al 2020.

In mezzo c’è stato il dominio dell’Astana, campione nazionale ininterrottamente tra il 2014 e il 2019. L’Astana si è imposta come la principale squadra rivale del Kairat, tradizionalmente la squadra più tifata del paese.

Tifosi del Kairat e bandiere kazake, il 20 agosto 2025 a Glasgow, in Scozia ( Ian MacNicol/Getty Images)

La storia dell’Astana racconta bene le ambizioni che nell’ultimo decennio il governo kazako ha riposto nel calcio. L’Astana è stata creata nel 2009 fondendo due società minori di Almaty, ed è controllata dal fondo sovrano del Kazakistan. Sebbene sia nata dalla fusione di due squadre di Almaty, fu trasferita ad Astana: una città nota con nomi differenti fino a che, nel 1997, il governo decise di farne la nuova capitale del paese al posto di Almaty (Astana, in kazako, significa proprio “capitale”).

Il progetto era di sviluppare una città moderna e attrattiva anche a livello turistico, sfruttando il suo nome come brand sportivo. Fu creata anche un’omonima squadra ciclistica, vincitrice, tra il 2008 e il 2016, di tre Giri d’Italia e due Tour de France. Nel 2009 venne inoltre inaugurata la nuova Astana Arena, uno stadio da 30.000 posti firmato dallo studio d’architettura Populous e costato 185 milioni di dollari. Arrivarono numerosi giocatori stranieri, molti dei quali provenienti dal campionato russo, e la squadra ebbe anche una certa facilità nell’ingaggiare i migliori calciatori locali.

L’intero “progetto Astana” nacque per volontà di Nursultan Nazarbayev, presidente del Kazakistan dal 1990 al 2019, che voleva promuovere l’Astana come squadra simbolo del regime kazako, marcato da un profondo autoritarismo.

Ma l’Astana non è stata l’unica squadra in Kazakistan a essere legata al potere politico. Anche il Kairat è stato molto vicino al governo: dal 2012 ne è presidente l’imprenditore Kairat Boranbayev, una delle figure più influenti e controverse del paese (e sì, si chiama come la squadra di cui è presidente).

Boranbayev nel 2021 a Basilea, in Svizzera (EPA/GEORGIOS KEFALAS)

Prima di entrare nel calcio Boranbayev era stato un dirigente di boxe a livello locale, negli ultimi anni è diventato dirigente sportivo di livello internazionale: dal 2015 è a capo del Comitato paralimpico kazako, e nel 2017 fu nominato vice presidente del Comitato Fair Play and Social Responsibility della UEFA. Boranbayev aveva lavorato ad alti livelli per KazRosGaz, una società del settore energetico controllata dallo stato kazako e dal colosso statale russo Gazprom, principale sponsor della UEFA fino al 2022.

Boranbayev è imparentato con Nazarbayev perché nel 2013 sua figlia sposò il nipote dell’allora presidente, Aisultan Nazarbayev, in un matrimonio che si fece notare per la partecipazione del rapper Kanye West. Aisultan Nazarbayev è stato un mediocre calciatore, e ha giocato sia nel Kairat che nell’Astana tra il 2008 e il 2010. A livello giovanile aveva giocato per importanti squadre europee seguendo il lavoro del padre Rakhat Aliyev (Aisultan ha tenuto il cognome della madre e del nonno), che era ambasciatore del Kazakistan in vari paesi europei e presidente della Federazione calcistica kazaka quando entrò nella UEFA.

Dopo anni vicino a Nazarbayev, negli anni Dieci del Duemila Aliyev divenne un oppositore politico e si trasferì in Austria. In Kazakistan fu accusato di alcuni omicidi e di aver tentato un colpo di stato. Nel 2014 fu arrestato in Austria ma ne fu negata l’estradizione in Kazakistan. Nel 2015 si suicidò in carcere tra molti sospetti sulle circostanze della morte. Nel 2017 suo figlio Aisultan fu nominato vice presidente della Federazione calcistica kazaka, ma dopo circa due anni si rivoltò a sua volta contro Nursultan. Si trasferì nel Regno Unito, dove fece richiesta di asilo politico e dove nel 2020 fu trovato morto in seguito a una overdose.

Nel frattempo i risultati sportivi dell’Astana sono peggiorati (dal 2020 a oggi ha vinto un solo campionato) e si è progressivamente affermato il Kairat, campione nazionale nel 2024. A livello sportivo gran parte del merito va agli investimenti per l’acquisto di giocatori stranieri, specialmente brasiliani: ne sono arrivati sei negli ultimi cinque anni, a partire dall’esperto Vágner Love nel 2020.

Un ruolo importante lo ha avuto il potenziamento del settore giovanile, da cui arriva Dastan Satpayev, che oggi è il giocatore più in vista della squadra: è un centravanti di 17 anni, che in Kazakistan è considerato il miglior talento del paese. Il Chelsea ha speso 4 milioni di euro per opzionare il suo trasferimento, che verrà completato quando sarà maggiorenne.

Dastan Satpayev nel luglio 2025 in Slovenia (Zeljko Stevanic/Xinhua via ZUMA Press)

Fuori dal campo, però, il Kairat ha dovuto affrontare problemi ben più complessi, che hanno riguardato Boranbayev, il suo proprietario. Nel 2023 è stato condannato a otto anni di prigione e alla confisca delle sue proprietà in un processo per appropriazione indebita di fondi pubblici. Ha evitato il carcere impegnandosi a pagare allo stato una compensazione da 120 miliardi di tenge (circa 190 milioni di euro).

Il processo contro Boranbayev fa parte della massiccia opera di distanziamento del nuovo governo kazako dall’eredità di Nursultan Nazarbayev, che si dimise nel 2019. Il simbolo di questo distanziamento è stato la successiva decisione di ripristinare il nome di Astana, che era stata rinominata Nursultan dallo stesso Nazarbayev.

Come ha scritto The Times of Central Asia, a Boranbayev è andata comunque meglio rispetto ad altri più stretti collaboratori di Nazarbayev: ha mantenuto il suo ruolo al Comitato paralimpico e la proprietà del Kairat, con cui adesso ha raggiunto uno storico traguardo europeo. In campionato, intanto, il Kairat e l’Astana sono nelle prime posizioni, entrambe con ottime possibilità – così come una terza squadra, il Tobol – di vincere il torneo, che si concluderà il 26 ottobre.