Ora la stand-up comedy in inglese funziona anche in Italia
O almeno a Milano, dove da alcuni anni gli spettacoli dei comici americani e inglesi vanno continuamente sold out

«Ogni volta che proviamo sbagliamo per difetto», dice Gianmario Longoni, direttore artistico dell’agenzia di spettacolo Show Bees e del Teatro Arcimboldi Milano, il teatro più grande d’Italia. Si riferisce all’organizzazione degli eventi di stand-up comedy di artisti stranieri come lo statunitense Jeff Arcuri, che a maggio ha riempito un teatro da mille posti come il Carcano di Milano, e secondo Longoni avrebbe potuto farlo tranquillamente una seconda sera.
La stand-up comedy – si chiama così perché di solito i comici fanno i loro monologhi in piedi sul palco, da soli – è una forma di comicità tipicamente anglosassone. Fino a qualche anno fa in Italia era seguita da una piccola nicchia, anche per le difficoltà di comprensione legate alla lingua. Poi però Netflix ha iniziato a investirci molto, perché gli spettacoli sono economici da produrre o comprare e molto redditizi, e il pubblico è cresciuto rapidamente in tutto il mondo. A cavallo della pandemia hanno iniziato ad avere un certo successo i comici italiani che si ispirano a quel mondo, come Saverio Raimondo, Edoardo Ferrario e Francesco De Carlo. Ma più di recente chi organizza questi eventi sta verificando che in Italia il pubblico esiste anche per comici americani e britannici. Quelli che fino ad alcuni anni fa, quando facevano i tour europei, in Italia non passavano mai.
Il prossimo febbraio farà due spettacoli al Teatro Arcimboldi Louis C.K., comico di stand up americano tra i più famosi di sempre, già passato in Italia negli anni scorsi. L’Arcimboldi ha 2.346 posti, Louis C.K. farà due date: entrambe sono sold out. Lo stesso vale per lo spettacolo previsto il 19 luglio, sempre agli Arcimboldi, di Bill Burr, comico tra i più famosi di questi anni grazie ai successi su Netflix e alla partecipazione a vari film e serie.
Sono andati esauriti perfino i biglietti per vedere il 24 luglio Ricky Gervais, ideatore della versione originale britannica di The Office, dell’apprezzata After Life e tra i comici più citati e importanti degli ultimi decenni. “Perfino” perché lo spettacolo di Gervais non è in programma in un teatro, ma all’Unipol Forum di Assago, uno dei palazzetti più grandi d’Italia: ha circa 15mila posti.
A fare date in Italia ora sono anche comici con una popolarità molto più recente e legata ai social network. A ottobre ha fatto il tutto esaurito al Teatro Dal Verme Matt Rife, che viene dall’Ohio e ha 19,5 milioni di follower su TikTok, e si sono esibiti a Milano anche Natalie Cuomo e Dan LaMorte, moglie e marito, e il sudafricano Masood Boomgaard. A ottobre è in programma anche uno spettacolo del finlandese ISMO, seguitissimo su Instagram e YouTube.
Va detto che, più che fare date “in Italia”, nella maggior parte dei casi i comici stranieri fanno date a Milano. Gli spettacoli organizzati a Roma sono molto più rari – nel febbraio del 2026 Louis C.K. farà una data anche lì, altrettanto sold out – e nelle città più piccole ancora meno.
La stand-up piace perché riesce a intercettare «un gusto un po’ più alto e cerebrale» rispetto ad altri tipi di spettacoli comici, dice Filippo Cecconi, il direttore artistico di Santeria, che è uno dei primi locali di Milano ad aver organizzato serate di stand-up, su intuizione di Matteo Segale, Jacopo Cirillo e Giulio D’Antona. La sua programmazione era partita attorno al 2015 nella sede originale con gli spettacoli di comici italiani poi diventati famosi, come Luca Ravenna, Michela Giraud o Valerio Lundini: è poi proseguita in quella nuova, più ampia, dove dal 2019 si sono esibiti anche diversi comici stranieri, come lo scozzese Daniel Sloss e lo statunitense Judah Friedlander.
Nello stesso anno a Milano si era esibito anche Louis C.K., che Longoni chiama «il caposcuola della stand-up». Noto per la serie comica Louie, fu il primo comico statunitense di successo mondiale ad arrivare in Italia: malgrado le polemiche legate alle accuse di molestie sessuali che gli erano state rivolte, tutti i biglietti per la prima data annunciata a Milano furono venduti in poche ore, ne fu aggiunta una seconda e pochi mesi dopo ce ne fu una terza a Roma.
Show Bees aveva organizzato la data di Louis C.K. «un po’ come esperimento» e un po’ per superare la diffidenza degli stessi operatori del settore rispetto a spettacoli che si ritenevano difficilmente accessibili al pubblico italiano, per la lingua e per il formato poco familiare. Longoni però sostiene che l’inglese non sia un limite, soprattutto in una città come Milano.
Anche Cecconi dice che all’inizio c’era molta incertezza, perché la stand-up comedy è piena di improvvisazione e impossibile da sottotitolare, e quindi potenzialmente respingente per parte del pubblico. Secondo lui comunque la gestualità e il linguaggio del corpo dal vivo aiutano a seguire lo spettacolo e permettono di divertirsi lo stesso, anche se non si capisce tutto-tutto.
Se prima della pandemia da coronavirus il pubblico della Santeria era perlopiù di persone italiane, adesso invece comprende turisti, lavoratori e studenti stranieri: d’altra parte la Santeria è di fronte all’Università Bocconi, dove ce ne sono migliaia. Per i comici stranieri invece l’Italia è interessante non tanto dal punto di vista economico, ma più da quello culturale, spiega Longoni, perché sono interessati a vedere la reazione delle loro battute in diversi luoghi del mondo.
– Leggi anche: Un’altra comicità è possibile?
Il successo della stand-up comedy anglosassone in Italia, in ogni caso, rientra in una più ampia espansione del genere a livello globale, avvenuta in particolare grazie a YouTube, ai social e soprattutto a Netflix, che nel suo catalogo ha decine di spettacoli, da quelli dei comici emergenti a quelli più affermati, come Sarah Silverman, Anthony Jeselnik, Dave Chappelle, Ali Wong e Trevor Noah. Secondo Cecconi, Netflix conta tantissimo non solo perché ha fatto crescere il pubblico italiano, che si è avvicinato a questo tipo di comicità e imparato a seguirla grazie ai sottotitoli, ma anche perché ha permesso di presentare la scena italiana all’estero, grazie alla produzione degli spettacoli di De Carlo, Ferrario, Raimondo, Alessandro Cattelan e Michela Giraud.
Ma per i comici che parlano inglese è stata fondamentale anche la spinta più recente dovuta a Instagram e TikTok, dove i brevi spezzoni degli spettacoli comici sono uno dei contenuti più popolari. Ne hanno giovato in particolare quei comici che fanno il cosiddetto “crowdwork”, cioè interagiscono e coinvolgono il pubblico improvvisando domande e risposte. I social hanno anche accresciuto il pubblico in certe nicchie, come la comunità LGBTQ+, dove per esempio sono molto apprezzati gli italoamericani Matteo Lane e Gianmarco Soresi, a loro volta tra gli artisti di stand-up comedy di successo passati di recente in Italia.
– Leggi anche: Una stand-up comedian femminista in Cina