Andreste a fare un picnic in un cimitero?
Soprattutto all'estero ce ne sono in cui si va per correre, leggere o sentire concerti, e si è sviluppato un turismo dedicato

Da qualche anno l’amministrazione comunale di Trondheim, una città della Norvegia, ha preso una decisione: tutti i nuovi cimiteri verranno progettati non solo come luogo di riposo per i defunti, ma anche come parchi. Il cimitero di Charlottenlund, costruito nel 2020 a est della città, è già così: la televisione nazionale norvegese racconta che è facile trovarci «gruppi di bambini dell’asilo che passeggiano con piccoli zaini in spalla», «un uomo con un cocker spaniel che pranza su una panchina sotto al sole», «signore con le scarpe da ginnastica sgargianti che corrono a poca distanza dal campo di urne».
L’idea può suonare strana se si è abituati, come molti italiani, a pensare i cimiteri soltanto come posti sacri, tristi se non lugubri, dove mantenere contegno e raccoglimento, e a visitarli soltanto attorno a Ognissanti, o per andare brevemente a salutare i propri cari defunti. Ma, soprattutto all’estero, i cimiteri sono spesso vissuti in modo diverso: come parchi dove correre, sedersi a leggere o darsi appuntamento, come destinazioni da esplorare per la loro storia, architettura, flora e fauna, o semplicemente come un posto silenzioso nel caos della città. E c’è anche un nome per le persone che amano particolarmente esplorarli: sono i tafofili, dal greco antico “taphos” (tomba) e “philia” (amore).

Persone chiacchierano nel cimitero della Chiesa di St Mary a Whitby, nel North Yorkshire, Regno Unito (In Pictures Ltd./Corbis via Getty Images)
In realtà, i cimiteri in Europa hanno avuto per secoli una funzione sociale più ampia. Già durante il Medioevo nei cimiteri cristiani delle città più piccole si organizzavano mercati, fiere e altri raduni, e talvolta i contadini li usavano anche per far pascolare il bestiame.
Durante l’Ottocento, con la costruzione dei nuovi grandi cimiteri urbani, spesso spaziosi e molto verdi, in vari paesi (dal Regno Unito agli Stati Uniti ai paesi scandinavi) si diffuse l’usanza di passare il tempo al cimitero come lo si farebbe al parco: e quindi organizzando picnic, leggendo appoggiati alle tombe, portando i bambini a giocare. E anche nei cimiteri monumentali italiani – quelli giganteschi e imponenti, costruiti nelle principali città durante il Risorgimento – succedeva qualcosa del genere. Lo storico dell’architettura Gavin Stamp racconta per esempio che nel 1886 un francese in visita al cimitero Staglieno di Genova scrisse che «di domenica e durante le festività è un punto d’incontro. In tutto il cimitero si possono trovare allegre compagnie che ridono e cantano, e servono rigide regole per impedire ai visitatori di usare le lastre tombali come tavoli da picnic…».

Donne leggono e fanno merenda appoggiate alle lapidi del cimitero della chiesa di St. Paul’s, a New York, tra il 1910 e il 1915 (Library of Congress / LC-DIG-ggbain-19433)
L’usanza si perse sia perché nel tempo cominciarono ad aprire un numero maggiore di parchi pubblici dove era possibile svolgere le stesse attività (spesso con servizi come bar, toilette, panchine) sia perché nell’ultimo secolo in Occidente la morte ha cominciato a essere meno presente nella vita delle persone. Le malattie e le guerre sono più rare, la mortalità infantile è molto diminuita, ed è possibile passare una vita intera senza mai vedere un cadavere, anche perché le persone muoiono sempre più spesso in ospedale e non più in casa, come succedeva una volta.
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In alcuni paesi, però, l’approccio al cimitero è rimasto comunque più rilassato che in Italia. Giulia Depentor, “esploratrice cimiteriale” e autrice del podcast Camposanto (che parla, naturalmente, di cimiteri) dice di essersene accorta inizialmente a Berlino, dove ha vissuto per quasi dieci anni: «Nel nord Europa sono spazi che vengono usati moltissimo, e c’è proprio una vitalità diversa: a volte trovi pure un bar interno al cimitero».
Durante una recente visita in Cornovaglia, nel sud-ovest dell’Inghilterra, ha notato la stessa cosa: «Ho visto tantissimi cimiteri che erano proprio vissuti come dei parchi, con le persone che passeggiano, ascoltano musica, corrono, portano il cane a spasso, si siedono sulle panchine a chiacchierare. In Italia tendiamo molto di più a tenerli lontani, a vederli come qualcosa di distinto dal mondo dei vivi, dove andare solo se necessario».

Il cimitero acattolico per gli stranieri di Roma, molto apprezzato dai turisti e dagli abitanti del posto (ho visto nina volare, CC BY-SA 2.0, via Flickr)
Un certo numero di persone – tafofili come Depentor, appunto – adorano poi esplorare i cimiteri in quanto tali. «Non ci trovi solo un sacco di gente morta: c’è arte, architettura, lapidi di molte ere diverse, orticoltura, fiori, alberi, uccelli», spiega per esempio Traci Rylands, autrice del blog Adventures in cemetery hopping, dedicato alla sua passione per i cimiteri. Oltre a Depentor, in Italia ci sono varie altre persone con un certo seguito che sui social network parlano della bellezza dei cimiteri, come Beccamorta, Alessia Turri e Sonia Ricchetti (che ha scelto come username “La Necroturista”).
Ovviamente, poi, c’è chi include i cimiteri nei propri giri turistici perché vuole visitare la tomba di qualche personaggio famoso. Il cimitero più visitato del mondo – quello di Père Lachaise, a Parigi – ne ospita moltissimi, e non per caso. Dopo la sua fondazione nel 1804 l’urbanista Nicolas Frochot lavorò a lungo per far trasferire alcune tombe di personaggi storici importanti nel nuovo cimitero, in modo da invogliare la popolazione parigina a scegliere il Père Lachaise, all’epoca un po’ periferico rispetto al centro della città, come luogo dove far seppellire i propri cari.
Oggi è un cimitero enorme e molto visitato, perché ospita le tombe di celebrità come Jim Morrison e Oscar Wilde, Édith Piaf e Frédéric Chopin. Quello di Highgate, a Londra, è molto visitato per la tomba di Karl Marx (ma ospita anche quella di George Eliot e Douglas Adams). In quello di Woodlawn, nel Bronx, c’è invece chi va a vedere le tombe di Duke Ellington, Miles Davis, Herman Melville e Dorothy Parker.

Una visitatrice fotografa la tomba di Karl Marx, al cimitero di Highgate, a Londra (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)
Sempre più spesso, comunque, a cercare di attirare nuovi visitatori per valorizzare il proprio patrimonio storico e artistico (o anche solo per guadagnare qualche soldo in più per la manutenzione dello spazio) sono i cimiteri stessi. Molti, soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, hanno cominciato a offrire tour guidati tematici: al cimitero del Congresso di Washington D.C., per esempio, ci sono tour che portano a scoprire le storie delle persone afroamericane più importanti seppellite lì, oppure dei membri della comunità LGBTQ+ che hanno contribuito alla storia del paese. In Francia, a organizzare tour simili a tema femminista è il collettivo Les Aliennes.
Ci sono poi cimiteri che organizzano eventi più originali. L’Hollywood Forever di Los Angeles, per esempio, dal 2002 organizza delle serate di cinema, invitando le persone a portarsi un telo o delle sedie e a guardare un film stese su uno dei suoi prati. A Milwaukee, negli Stati Uniti, si organizzano delle giornate a tema “Death and a Sandwich”, che invitano a fare un picnic nel cimitero come succedeva nell’Ottocento. E al cimitero di Père Lachaise, che negli ultimi anni è tornato a essere abitato da un gran numero di specie animali dopo aver smesso di usare i pesticidi, si organizzano spesso sedute di birdwatching.
Anche in Italia, di tanto in tanto, ci sono iniziative di questo tipo: ogni anno, per esempio, il cimitero anglicano di Bagni di Lucca, in Toscana, tiene un piccolo concerto per presentare ai visitatori i risultati del restauro progressivo delle proprie tombe. Al piccolo cimitero napoleonico di Cavriago, in Emilia-Romagna, vengono organizzate periodicamente delle visite guidate che includono anche la presenza di attori teatrali che interpretano i personaggi delle storie raccontate. E di tanto in tanto al cimitero di San Cataldo, a Modena, si tengono rappresentazioni teatrali.
I più visitati in assoluto, e quelli che fanno anche un maggior lavoro di valorizzazione del proprio patrimonio, sono però i cimiteri monumentali, che sono spesso laici e progettati con una vocazione quasi museale. L’ufficio stampa del comune di Milano racconta per esempio che il cimitero monumentale del capoluogo lombardo organizza spesso passeggiate letterarie, spettacoli teatrali e concerti nei propri spazi, nonché visite “fuori porta” alla scoperta di altre strutture funebri della zona.
Soltanto quest’anno, per esempio, c’è stata una performance teatrale dedicata ad Anna Kuliscioff, rivoluzionaria e giornalista russa seppellita lì; un dialogo sulla morte con letture e musica dal vivo e una serie di passeggiate guidate a tema per l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascimo. Anche quello di Staglieno, a Genova, ha una folta programmazione.
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