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  • Giovedì 15 maggio 2025

Javier Milei ha copiato un’altra cosa a Donald Trump

Ha introdotto una riforma dell'immigrazione ostile alle persone migranti che, tra le altre cose, nega loro la copertura sanitaria

Javier Milei durante un evento a sostegno della campagna elettorale di Adorni, il 30 aprile a Villa Lugano
Javier Milei durante un evento a sostegno della campagna elettorale di Adorni, il 30 aprile a Villa Lugano (Tomas Cuesta/Getty Images)
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Mercoledì il presidente argentino Javier Milei ha copiato un’altra volta il presidente statunitense Donald Trump, di cui da tempo emula politiche, modi di fare e toni. Ha introdotto con un ordine esecutivo una riforma dell’immigrazione che inasprisce molto le politiche migratorie del paese, storicamente assai accogliente verso le persone migranti.

La riforma renderà più complicato ottenere la cittadinanza argentina: potrà chiederla solo chi risiede per almeno due anni senza interruzioni (prima questo vincolo non c’era), e sarà necessario dimostrare di aver apportato un imprecisato «contributo economico rilevante». È una cosa coerente con la retorica antimigranti inasprita negli ultimi mesi da Milei.

Verrà inoltre prevista l’espulsione per le persone migranti che entrano illegalmente nel paese. Sarà vietato l’ingresso a quelle con condanne penali, anche se non definitive. Sarà espulso pure chi si trova già in Argentina ed è stato condannato per un qualunque reato. Sarà richiesta un’assicurazione, prima non necessaria, ai cittadini stranieri per accedere a ospedali e servizi sanitari.

Scontri tra polizia e manifestanti a Buenos Aires, il 7 maggio

Scontri tra polizia e manifestanti a Buenos Aires, il 7 maggio (Zoe Decros/ABACAPRESS.COM)

L’ordine esecutivo potrebbe essere sospeso con un voto delle due camere del parlamento: in passato è capitato varie volte, visto che Milei non ha una maggioranza stabile.

– Leggi anche: Il parlamento argentino contro Javier Milei, di nuovo

La riforma era stata annunciata a marzo, ma è stata formalizzata ora in vista delle elezioni locali che si terranno domenica a Buenos Aires: tra le altre cose prevede che verrà rinnovata metà dei seggi dell’assemblea del parlamento della città. Poiché si tratta della regione autonoma della capitale è un voto molto visibile, e per il partito di Milei è molto importante non perderlo.

Per giustificare queste misure, il portavoce del governo Manuel Adorni ha citato una serie di numeri sulla cui attendibilità ci sono forti dubbi. Ha sostenuto che negli ultimi vent’anni 1,7 milioni di persone migranti siano arrivate in Argentina (che ha circa 45 milioni di abitanti), 228mila delle quali in modo irregolare, e che l’assistenza sanitaria alle persone migranti costi allo stato 114 miliardi di pesos all’anno (circa 90 milioni di euro).

Manuel Adorni fuori dalla Casa Rosada, lo scorso aprile

Manuel Adorni fuori dalla Casa Rosada, lo scorso aprile (Esteban Osorio/ZUMA Press Wire)

Queste politiche fanno parte di un pacchetto più ampio, che ha coinvolto altri ministeri. Per esempio quello dell’Istruzione: le università potranno chiedere rate più alte agli 82mila studenti stranieri, anche per un interscambio o comunque per un periodo di studio limitato.

Durante la conferenza stampa Adorni ha usato un linguaggio carico e ostile ai migranti, allineato a quello di Trump. Per esempio ha detto che «abbiamo politiche migratorie che invitano al caos e agli abusi di canaglie che non vengono certo qui per costruire un futuro prospero e onorevole». Ha anche adattato lo slogan più famoso di Trump, dicendo che l’obiettivo è «rendere di nuovo grande l’Argentina».

I giornali argentini hanno scritto che il protagonismo di Adorni, alla terza conferenza stampa consecutiva in pochi giorni, è legato alla campagna elettorale. Adorni, infatti, è il principale candidato del partito di Milei (La Libertad Avanza) alle elezioni di Buenos Aires di domenica. Mercoledì Adorni non ha accettato domande, a differenza delle precedenti occasioni alla Casa Rosada, la sede istituzionale della presidenza argentina.

Oltre al lessico, l’allineamento tra Milei e Trump si era già visto su altre cose: in questi mesi aveva ordinato di avviare le procedure per ritirare l’Argentina dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dagli accordi di Parigi sul clima, imitando decisioni identiche di Trump. A febbraio inoltre aveva introdotto diversi provvedimenti che limitano i diritti delle persone trans, tra i quali un ordine esecutivo che ha ristretto l’accesso ai trattamenti ormonali per le persone trans con meno di 18 anni ed escluso queste cure da quelle che vengono coperte dai programmi assicurativi federali.

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