• Mondo
  • Venerdì 15 marzo 2024

Il parlamento argentino contro Javier Milei, di nuovo

Il Senato ha bocciato un importante decreto con cui il presidente ultraliberista voleva emendare o cancellare 300 norme che regolano tantissimi settori: non è la prima volta che succede

(EPA/MATIAS MARTIN CAMPAYA/ansa)
(EPA/MATIAS MARTIN CAMPAYA/ansa)
Caricamento player

Giovedì il Senato argentino ha votato con una larga maggioranza per annullare il Decreto di necessità e urgenza (DNU) con cui a dicembre il neoeletto presidente ultraliberista Javier Milei aveva deregolamentato vari settori dell’economia, tra cui il mercato degli affitti immobiliari, la vendita al dettaglio di prodotti alimentari, la distribuzione della proprietà fondiaria e i viaggi aerei. È una notizia perché è la prima volta che il Senato argentino boccia un DNU di un presidente, e perché quello che è successo mostra di nuovo le difficoltà di Milei a mettere in pratica il suo controverso programma elettorale dovendo confrontarsi con un Congresso a lui non favorevole.

Il DNU è stato bocciato al Senato con 42 voti contrari, mentre i favorevoli sono stati solo 25 e ci sono state 4 astensioni. In Senato la coalizione di destra di Milei, La Libertad Avanza (LLA), controlla meno del 10% dei seggi: Milei sperava di ottenere l’appoggio anche dell’opposizione centrista, che però alla fine ha votato insieme alla coalizione di sinistra guidata dal partito peronista Unión por la Patria (UP).

Vari senatori hanno sostenuto che il DNU, contenente oltre 300 articoli relativi a materie molto diverse tra loro, fosse troppo vasto per poter essere approvato dal parlamento senza una più ampia discussione nel merito. Altri hanno detto di ritenere che alcuni passaggi fossero incostituzionali, perché nel testo del DNU sono contenute norme che sarebbe difficile considerare compatibili con il carattere di urgenza che deve avere un DNU per costituzione. Tra le altre cose, il DNU sancisce l’«emergenza pubblica» nel paese per due anni, fino al 31 dicembre 2025; stralcia decine di leggi relative alla regolamentazione di vari settori economici e alla protezione dei lavoratori; riduce il potere dei sindacati e limita il diritto di sciopero. Inoltre abroga una norma che impediva la privatizzazione delle aziende statali.

I DNU sono un tipo di norma previsto della costituzione argentina, simili ai nostri decreti legge: vengono adottati per ragioni d’urgenza, entrano subito in vigore ma hanno validità provvisoria, nel senso che poi devono essere approvati anche dal parlamento che deve convertirli in legge. Nel caso argentino basta che una delle due camere del Congresso approvi il DNU per considerare il decreto valido. Questo significa che le norme sulla deregolamentazione contenute nel provvedimento saranno in vigore fino a che non si esprimerà la Camera dei deputati, che è tenuta a farlo entro poche settimane e dove Milei potrebbe avere qualche possibilità di ottenere un voto favorevole: qui Milei controlla il 15% dei seggi, ma potrebbe avere maggiore successo nel convincere i deputati centristi a votare insieme alla sua coalizione.

Il DNU per Milei è importante per due ragioni. La prima è che contiene di per sé moltissime misure che il suo governo intende introdurre per realizzare il proprio ambizioso programma elettorale. La seconda è che getta le basi legali per molte altre misure che sono invece contenute nella cosiddetta “legge omnibus”, un massiccio disegno di legge da 664 articoli che contiene un esteso insieme di riforme strutturali che, se approvate, porterebbero ulteriori grossi e controversi cambiamenti in materia economica, fiscale, sociale e amministrativa. Il governo l’ha presentata come l’unico modo per risollevare l’economia dell’Argentina, che da diversi anni sta attraversando una gravissima crisi economica, con un’inflazione al 147 per cento e una povertà dilagante.

La legge omnibus era stata sottoposta al Congresso come disegno di legge il 27 dicembre: prevede tra le altre cose una importante riforma elettorale, la privatizzazione di quasi una quarantina di aziende statali (resa possibile, per l’appunto, dal precedente passaggio del DNU) e l’aumento delle pene per chi organizza manifestazioni non autorizzate. Nella legge viene anche richiesto un temporaneo trasferimento di poteri dal parlamento al presidente per motivi di “emergenza pubblica”, una cosa che sta preoccupando l’opposizione per l’eventuale accentramento di poteri nella figura di Milei.

In particolare, come detto, il DNU elimina una legge che vieta di privatizzare le aziende statali: se il DNU non fosse più valido, tutte le privatizzazioni delle aziende statali presenti nella legge omnibus non sarebbero possibili.

Milei sta facendo fatica anche a trovare un numero sufficiente di parlamentari che vogliano sostenere la legge omnibus, e sta quindi lavorando da settimane per raggiungere un accordo con i partiti di centro, che fanno parte dell’opposizione ma che lui crede possano essere convinti ad appoggiare misure liberiste. A inizio febbraio, nel contesto di questi negoziati, il governo aveva già accettato di modificare a fondo la legge omnibus, rimuovendo due terzi dei 664 articoli iniziali. Il parlamento aveva quindi accettato di votare sulla legge, ma molte delle proposte a cui Milei teneva di più (tra cui l’espansione dei poteri presidenziali in materia economica) erano poi comunque state respinte durante una votazione articolo per articolo. La sua coalizione aveva di conseguenza ritirato la legge, accusando i partiti di centro di averli «traditi».

Da allora il governo ha avviato intensi negoziati con i 23 governatori provinciali dell’Argentina – nessuno dei quali è un esponente di La Libertad Avanza – nel tentativo di esercitare influenza sui parlamentari attraverso di loro. Il suo obiettivo è quello di trovare un numero di voti sufficiente a introdurre una versione ridotta della legge omnibus, che contenga 269 articoli mirati tra le altre cose a privatizzare diverse aziende statali, espandere i poteri presidenziali e sostituire il sistema di calcolo degli aumenti delle pensioni.