In Groenlandia il partito più cauto sull’indipendenza ha vinto le elezioni
I centristi Democratici hanno superato i partiti di governo di sinistra e gli indipendentisti più radicali

Il partito centrista liberale dei Demokraatit (Democratici) ha vinto le elezioni più importanti e osservate della storia della Groenlandia, con il 29,9 per cento dei voti, superando i partiti di sinistra della coalizione di governo. L’indipendenza dal Regno di Danimarca, di cui la Groenlandia fa ancora parte nonostante abbia ampie autonomie di governo dal 1979, è stato il principale argomento di discussione della campagna elettorale: i Democratici sono a questo riguardo il partito più cauto, e sostengono che l’indipendenza dovrebbe essere raggiunta molto gradualmente.

Il seggio di Nuuk, l’unico della capitale, l’11 marzo (Matteo Castellucci/il Post)
I Democratici hanno preso 20 punti in più rispetto al 2021, mentre l’altro partito di opposizione, Naleraq, che vorrebbe un’indipendenza immediata, è stato il secondo più votato, con il 24,5 per cento. Il partito ambientalista di sinistra Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit) è sceso dal 36 per cento del 2021 al 20 per cento attuale, i suoi alleati al governo, i socialdemocratici di Siumut (Avanti), si sono fermati al 16 per cento. Atassut (Solidarietà), unico partito groenlandese che difende l’unione con la Danimarca, ha preso il 7 per cento dei voti.

Pubblicità elettorali del partito di opposizione Naleraq (Matteo Castellucci/il Post)
Si votava per rinnovare i 31 seggi del parlamento (Inatsisartut), che darà poi la fiducia a un nuovo governo: la Groenlandia ha 57mila abitanti ed è da qualche tempo al centro delle attenzioni anche a causa delle recenti mire espansionistiche del presidente statunitense Donald Trump. In passato ci sono state coalizioni di governo che hanno coinvolto praticamente tutti i partiti: non esistono insomma preclusioni a collaborare fra le diverse formazioni.
Il leader dei Democratici Jens-Frederik Nielsen ha detto: «Gli elettori vogliono un cambiamento e noi vogliamo uno sviluppo economico per finanziare il nostro welfare. Non vogliamo l’indipendenza domani, ma bisogna costruire delle buone fondamenta». Attualmente ogni anno il governo danese versa alla Groenlandia 580 milioni di euro, che corrispondono a circa metà delle entrate di bilancio. L’economia si basa sulla pesca (più del 90 per cento delle esportazioni), ma è difficile rendere l’industria più redditizia di quanto già sia. Per sviluppare l’economia altre ipotesi sono potenziare il settore turistico o consentire l’esplorazione e lo sfruttamento dei giacimenti di uranio e metalli rari, che sono la ragione per cui l’isola è così ambita.

Il primo ministro e leader di Inuit Ataqatigiit, Mute Egede, arriva al seggio di Nuuk, l’11 marzo (Matteo Castellucci/il Post)
Il risultato delle elezioni potrebbe confermare un approccio più moderato verso un processo che porti in tempi medio-lunghi all’indipendenza: già nelle scorse settimane la maggior parte dei politici e degli elettori immaginava di restare come nazione con piena sovranità nel Regno di Danimarca (di cui fanno parte anche le isole Fær Øer), e quindi di mantenere una collaborazione di qualche tipo con la Danimarca e con l’Unione Europea. In Danimarca, tra l’altro, vivono oltre 18mila persone groenlandesi.
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