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  • Mercoledì 26 febbraio 2025

Che storia ha Salvo D’Acquisto

Papa Francesco ha avviato il processo per rendere “beato” il carabiniere che morì nel 1943, sacrificandosi per prevenire una rappresaglia nazista

Il dipinto del pittore pittore Luigi Valeno sul francobollo dedicato a Salvo D'Acquisto (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Il dipinto del pittore pittore Luigi Valeno sul francobollo dedicato a Salvo D'Acquisto (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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Martedì papa Francesco ha firmato l’autorizzazione per avviare il processo di beatificazione, tra gli altri, di Salvo D’Acquisto, il carabiniere diventato un simbolo della Resistenza italiana all’occupazione nazista dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943. Il papa è ricoverato dal 14 febbraio al Policlinico Gemelli di Roma a causa di un’infezione alle vie respiratorie e altre gravi complicazioni, e ha comunicato la sua decisione durante l’udienza col segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, e il sostituto per gli Affari generali, l’arcivescovo Edgar Peña Parra.

Salvo D’Acquisto morì il 23 settembre del 1943, a 22 anni, sacrificandosi per salvare altre 22 persone innocenti ma accusate di aver fatto esplodere alcune bombe che uccisero e ferirono tre ufficiali tedeschi. D’Acquisto mentì dichiarandosi colpevole e venne fucilato, permettendo ai civili di salvarsi. Il processo di beatificazione di D’Acquisto era stato avviato nel 1983 senza essere però mai portato a termine. Era comunque riconosciuto come “Servo di Dio”, un titolo che la Chiesa cattolica assegna ai fedeli per i quali è stata avviata una causa di beatificazione e canonizzazione.

Per la Chiesa, dopo “Servo di Dio” viene “Venerabile”, “Beato” e solo dopo può avvenire la canonizzazione, cioè la definizione di “Santo”.

Affinché una persona possa essere considerata “beata” devono essere presenti alcune condizioni riconosciute dalla Chiesa. L’autorizzazione firmata dal papa è per un decreto che riconosce a D’Acquisto la cosiddetta “offerta della vita”, considerata dalla Chiesa cattolica la terza via della santità da quando fu introdotta dallo stesso Francesco nel 2017. Inizialmente infatti l’inchiesta prevista per il processo di beatificazione si era concentrata sulle altre due vie: la cosiddetta “eroicità delle virtù” e il “martirio”, che però non erano state ritenute adatte al caso di D’Acquisto. Avvenire ha scritto che la decisione di martedì era stata sbloccata a settembre grazie «al felice esito del Congresso particolare sull’offerta della vita» che si era tenuto nel Dicastero delle cause dei santi.

D’Acquisto era nato nel 1920 a Napoli, primo di cinque figli in una famiglia povera. Ebbe la possibilità di diplomarsi al liceo ginnasio (più o meno corrispondente all’attuale liceo classico), ma poi dovette abbandonare gli studi per dedicarsi al lavoro. Nel 1939 fu chiamato per il servizio di leva militare, ma prima di prendere servizio si arruolò come volontario nei Carabinieri. Inizialmente fu assegnato a una stazione di Roma, ma nell’ottobre del 1940 – quattro mesi dopo l’entrata in guerra dell’Italia, al fianco della Germania – si arruolò come volontario e venne mandato a Tripoli, in Libia, con l’incarico di sorvegliare i campi di aviazione.

Contrasse la malaria, fu spostato in vari ospedali del paese, da Bengasi a Derna, e a causa della lunga convalescenza tornò in Italia, dove fu ammesso alla scuola per sottufficiali dei Carabinieri per poi venire nominato vicebrigadiere. Fu assegnato alla stazione di Torrimpietra, una piccola località che oggi è una frazione di Fiumicino, a una ventina di chilometri da Roma. Era il 1943: l’8 settembre l’armistizio di Cassibile, firmato tra l’Italia e gli Alleati angloamericani, divise il paese in due. Gran parte del Sud fu liberata, mentre nel Nord i fascisti costituirono la Repubblica Sociale Italiana.

Roma rimase occupata dai tedeschi fino al giugno del 1944. Arrivarono anche nelle zone vicine alla caserma di D’Acquisto e una formazione di paracadutisti si posizionò in alcune vecchie strutture della Guardia di Finanza, a Torre di Palidoro, una ventina di chilometri a ovest di Roma, sulla costa tirrenica. Era una situazione incerta e caotica, e l’esercito italiano non sapeva come comportarsi di fronte all’occupazione delle forze tedesche. Il 22 settembre del 1943 a Palidoro i paracadutisti tedeschi stavano ispezionando sommariamente alcune casse trovate nella struttura che avevano occupato: non sapevano che dentro ci fossero bombe a mano che esplosero, ferendo due militari e uccidendone un terzo. I tedeschi incolparono i cittadini locali pur sapendo che non c’entravano niente, e dissero che se entro l’alba del giorno successivo non si fosse fatto avanti un colpevole ci sarebbe stata una rappresaglia.

In quel periodo D’Acquisto faceva le veci del maresciallo della sua caserma, che era stato temporaneamente convocato a Roma. Fu chiamato a indagare sull’esplosione, ma capì che era stato un incidente. I tedeschi però non accettarono la spiegazione di D’Acquisto e nella mattinata del 23 settembre arrestarono 22 persone, a cui furono date vanghe e picconi per scavare fosse in cui poi sarebbero stati sepolti. Tutti continuarono a dire di essere innocenti. D’Acquisto allora si dichiarò colpevole dell’esplosione. I 22 ostaggi furono rilasciati, mentre D’Acquisto fu fucilato e abbandonato vicino alle fosse appena scavate. Il suo corpo venne trovato dopo giorni da alcuni abitanti che lo presero e lo seppellirono nel cimitero di Palidoro.

Il 25 febbraio del 1945 alla memoria di D’Acquisto fu conferita la medaglia d’oro al valor militare per aver scritto «una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo» nella storia dei Carabinieri. Oggi la sua tomba si trova nella basilica di Santa Chiara di Napoli, la città in cui è nato. Negli anni, la storia di D’Acquisto è stata raccontata da molti libri, film, programmi televisivi e progetti di ricerca, tra cui il portale Biografie Resistenti curato dall’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI (Isacem). Ci sono anche molte scuole, vie e piazze in tutta Italia che portano il suo nome.