La concorrente di A24 nel cinema indipendente

Neon è la piccola società di distribuzione il cui nome compare nei titoli di testa dei film che hanno vinto gli ultimi cinque Festival di Cannes

Il logo di Neon
Il logo di Neon
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I film che hanno vinto la Palma d’oro nelle ultime cinque edizioni del Festival di Cannes, il più importante al mondo per giro d’affari, attenzioni mediatiche e status riconosciuto nell’ambiente e fuori, hanno una cosa in comune: nei loro titoli di testa a un certo punto compare il logo di Neon, la piccola società cinematografica di New York che ha acquistato i diritti per distribuirli nei cinema nordamericani.

Neon ha una storia molto recente: è stata fondata nel 2017, ma nonostante sia attiva nel settore da soli 8 anni ha ricevuto grandi attenzioni fin dal momento della sua fondazione, dovute soprattutto al suo talento nel selezionare film che nella maggior parte dei casi ottengono un consenso unanime da parte della critica. Il caso più famoso è probabilmente quello di Parasite, film diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho che tra il 2019 e il 2020 ottenne un gran numero di riconoscimenti, tra cui la Palma d’oro a Cannes e quattro premi Oscar (per la migliore sceneggiatura originale, il miglior regista, il miglior film e per il miglior film internazionale).

Altri esempi celebri sono quelli di Anatomia di una caduta, Titane, Triangle of Sadness e il documentario Apollo 11. Anche due dei film più apprezzati dello scorso anno, Longlegs di Oz Perkins e Anora di Sean Baker, sono stati distribuiti da Neon: il primo, un horror d’autore e con una fotografia notevole ambientato tra gli anni Settanta e Novanta, è stato il film di produzione indipendente più redditizio dello scorso anno, il secondo ha vinto la Palma d’oro e ha ottenuto 6 candidature per la prossima edizione degli Oscar, che inizierà il 3 marzo.

Per approccio, stile comunicativo e risultati, Neon viene spesso paragonata ad A24, una società newyorkese fondata nel 2012 che negli ultimi anni si è fatta conoscere per film apprezzati e premiati come The Lobster, Midsommar, Ex Machina, Diamanti grezzi, Lady Bird e Hereditary.

I motivi per cui Neon e A24 vengono spesso accostate sono diversi. Entrambe sono specializzate nella fase di distribuzione, ossia nell’acquisire i diritti di film già finiti, fatti e prodotti con i soldi di altri e pianificarne l’uscita nelle sale americane, occupandosi anche di curarne la promozione. Capita spesso però che un distributore acquisisca i diritti dei film molto presto, a volte ancora prima che siano iniziate le riprese, svolgendo di fatto un ruolo fondamentale anche per il loro finanziamento. È quello che Neon fece nel 2018 con Parasite, assicurandosi i diritti ancora prima della presentazione del film al Festival di Cannes dell’anno successivo.

Tuttavia, mentre da qualche anno A24 ha cominciato a occuparsi anche della produzione di molti suoi film, Neon finora si è occupata della sola fase di distribuzione.

Ma ci sono anche altri motivi per cui A24 e Neon vengono spesso comparate: la comune provenienza geografica, la predilezione per film coraggiosi e dalla forte componente autoriale, le ardite strategie di marketing e branding, l’enorme rilevanza acquisita nei circuiti festivalieri a dispetto di gruppi più grandi per dimensioni e risorse, e l’interesse per lo stesso segmento di mercato: quello dei «cinefili under 35», come l’ha definito l’Hollywood Reporter. Entrambe inoltre sono riuscite a vincere un Oscar per il miglior film, il riconoscimento più importante del cinema, una cosa che finora non è riuscita neppure a Netflix: A24 nel 2017 con Moonlight, Neon due anni dopo con Parasite.

Un altro motivo per cui vengono frequentemente comparate è che diversi registi di Neon hanno lavorato anche con A24, e viceversa: per fare degli esempi Red Rocket, il film che Baker aveva diretto prima di Anora, era stato distribuito da A24, mentre Neon ha curato la distribuzione nordamericana di Vox Lux, il penultimo film di Brady Corbet, regista di The Brutalist, un film distribuito da A24.

– Leggi anche: A24 non fa film come gli altri

Neon fu fondata nel 2017 da Tim League e Tom Quinn, due imprenditori attivi da molti anni nel settore dell’intrattenimento: il primo, che non ha più ruoli all’interno della società dal 2019, è il proprietario dell’Alamo Drafthouse, una catena di cinema texana in cui gli spettatori possono ordinare cibo e bevande durante la proiezione dei film, un po’ come se si trovassero in un ristorante; il secondo ha lavorato come dirigente per alcune delle più importanti società cinematografiche americane, come Magnolia, Samuel Goldwyn Films e Radius.

Nel primo anno di attività acquisirono i diritti di distribuzione di otto film, tra cui Tonya, film diretto da Craig Gillespie e interpretato da Margot Robbie e Allison Janney che racconta la storia di Tonya Harding, una famosa campionessa di pattinaggio artistico su ghiaccio dalla vita complicata. Fu un piccolo successo di critica, ottenne ottimi riscontri al Toronto Film Festival e riuscì anche a vincere un premio Oscar: quello come miglior attrice non protagonista assegnato a Janney.

Nel 2019, con Parasite, Neon vinse il suo primo premio importante, la Palma d’oro a Cannes, un riconoscimento che anche nelle quattro edizioni successive sarebbe stato vinto da un film distribuito da Neon: Titane (2021), Triangle of Sadness (2022), Anatomia di una caduta (2023) e Anora (2024).

Nonostante la rivalità con A24 piaccia moltissimo alle riviste di settore, Quinn ha dichiarato in qualche occasione che i principali concorrenti di Neon non sono altri produttori indipendenti, ma le piattaforme di streaming come Netflix, perché propongono una concezione di cinema antitetica rispetto a quella che la sua società cerca di promuovere.

Come suggerisce il nome, che ricorda le insegne d’epoca, uno degli aspetti a cui Neon tiene maggiormente è che tutti i suoi film siano adatti per essere proiettati nei cinema in modo tradizionale, e quindi con un periodo di distribuzione nelle sale abbastanza lungo e un’adeguata attività promozionale. È una logica contraria a quella di servizi come Netflix, che spesso acquistano film che vengono pubblicati sulla piattaforma direttamente o dopo un periodo di distribuzione nelle sale piuttosto breve, in molti casi inferiore a una settimana.

Secondo Quinn, questo approccio svilisce il valore dei film come prodotti culturali, oltre a far scemare in pochissimo tempo l’interesse nei loro confronti. «Lo streaming si fonda, almeno secondo me, sul concetto che ciò che viene dopo è più importante di ciò che hai di fronte in quel momento, e quindi i film in streaming non possono essenzialmente esistere», ha detto Quinn in una recente intervista a The Ringer.

In alcune occasioni, Netflix ha acquisito i diritti di produzioni con cui Neon era in fase di trattativa avanzata: l’esempio più recente è quello di Hit Man – Killer per caso, un apprezzato noir prodotto e diretto da Richard Linklater. Nel 2023, dopo aver partecipato all’anteprima del film a Toronto, Quinn aveva offerto a Linklater 10 milioni di dollari per assicurarsi i diritti di distribuzione del film, che alla fine però furono acquistati da Netflix per il doppio.

In un’intervista all’Hollywood Reporter, Quinn ha detto che Neon avrebbe potuto trasformare il film di Linklater in un successo internazionale di pubblico e critica e che, con la giusta campagna promozionale e un periodo di proiezione nelle sale abbastanza lungo, Hit Man – Killer per caso avrebbe potuto concorrere all’Oscar per la miglior regia. Invece il film ha ottenuto molte meno attenzioni del previsto, dato che è stato trattato come uno tra i tanti titoli disponibili nella libreria di Netflix.

Neon, comunque, non demonizza del tutto lo streaming: nel 2017 ha firmato un accordo con il servizio di streaming statunitense Hulu, ponendo però come condizione che i film siano pubblicati sulla piattaforma soltanto dopo la fine del periodo di distribuzione delle sale. Quinn ha detto di aver preteso questa condizione per assicurarsi che, quando vengono rese disponibili agli abbonati di Hulu, le sue produzioni abbiano già ottenuto importanti riscontri di pubblico e critica.

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