• Mondo
  • Lunedì 9 settembre 2024

Il piano della Cina per installare migliaia di televisori in Africa è andato così così

Anni fa aveva avviato un programma per metterli nei centri rurali di diversi paesi, ma tra il pubblico non c'è grande interesse

Una parabola per la televisione satellitare finanziata dal governo cinese a Picoco, in Mozambico (Dong Jianghui/ Xinhua via ZUMA Press, ANSA)
Una parabola per la televisione satellitare finanziata dal governo cinese a Picoco, in Mozambico (Dong Jianghui/ Xinhua via ZUMA Press, ANSA)
Caricamento player

Nel 2015 durante una riunione fra il governo cinese e quelli di vari paesi africani a Johannesburg, in Sudafrica, la Cina annunciò un piano per installare a sue spese televisori satellitari in 10mila centri rurali dell’Africa subsahariana. Adesso il piano è quasi concluso, e migliaia di persone hanno avuto per la prima volta la possibilità di guardare la televisione, soprattutto in zone isolate in cui il segnale della televisione normale non arriva. La donazione delle tv comportava anche l’esportazione di prodotti culturali cinesi e aveva l’obiettivo di migliorare la percezione della Cina nell’opinione pubblica dei paesi africani. Per il governo cinese tuttavia i risultati sono stati in parte deludenti.

Il piano prevedeva l’installazione di parabole gestita da StarTimes, un’azienda cinese attiva nella regione, e finanziata dal Fondo assistenziale per la collaborazione Sud-Sud, controllato dallo stato cinese. Le parabole quindi erano gratuite per gli abitanti dei centri in cui venivano installate, e inizialmente lo erano anche i programmi.

Il progetto cinese è stato un successo sotto molti punti di vista: i televisori satellitari sono stati installati in 9.600 centri abitati su 10mila, la maggior parte dei quali in Mozambico e in Nigeria, ma anche in Guinea, in Kenya e in altri 19 paesi. Ma secondo Dani Madrid-Morales, un professore universitario sentito al riguardo da BBC News, le notevoli spese della Cina non hanno portato a significativi cambiamenti nella sua percezione fra le persone dei paesi coinvolti.

Il fatto è che il pubblico dei paesi africani non è interessato a quel genere di contenuti: i notiziari locali sono più seguiti rispetto a quelli prodotti in collaborazione con CGTN, un canale controllato dallo stato cinese che trasmette all’estero, e film e serie televisive con personaggi africani e doppiati nelle lingue locali continuano a essere più popolari di quelli cinesi.

In molti casi inoltre i rappresentanti dell’azienda presenti al momento dell’installazione parlavano di un «regalo della Cina», ma in realtà dopo qualche tempo è stato richiesto un pagamento mensile per accedere alla maggior parte dei canali: se non si paga si può vedere solo un numero limitato di programmi, la gran parte dei quali cinesi.

I contenuti che attirano di più il pubblico dei paesi africani che ha continuato a usufruire del servizio sono di gran lunga quelli sportivi, in particolare il calcio. Per la prima volta molte persone hanno potuto seguire le Olimpiadi, e la diffusione dei televisori satellitari ha contribuito al successo dell’edizione di quest’anno della Coppa d’Africa. Anche i campionati di calcio europei sono molto seguiti: StarTimes ha acquisito i diritti per trasmettere la Liga, il massimo campionato spagnolo, e la Bundesliga, quello tedesco. Quelli per la Premier League, il campionato britannico, particolarmente popolare in Kenya, sono stati però comprati dalla sudafricana MultiChoice, una concorrente di StarTimes.

Le tariffe di StarTimes sono comunque molto più basse di quelle offerte dalle aziende locali, e le trasmissioni sono rimaste gratuite nei televisori installati negli ospedali e nei centri ricreativi comunitari. Ma anche costando solo fra i due e i 10 euro circa al mese, un abbonamento alla televisione satellitare è una spesa eccessiva per molte persone delle zone rurali dell’Africa: una volta che ha smesso di essere gratuita, molte persone semplicemente hanno smesso di guardarla.

– Magari ti interessa: L’Africa non è un paese