• Mondo
  • Giovedì 8 febbraio 2024

Cosa sono queste milizie filoiraniane in Iraq e Siria

Cioè quelle responsabili dell'attacco a una base militare statunitense in Giordania, a cui gli Stati Uniti stanno rispondendo con bombardamenti mirati

Membri del gruppo Kataib Hezbollah al funerale di un miliziano
Membri del gruppo Kataib Hezbollah al funerale di un miliziano (AP Photo/Hadi Mizban)
Caricamento player

Mercoledì gli Stati Uniti hanno condotto un attacco con droni a Baghdad, in Iraq, colpendo un’auto su cui viaggiavano alcuni membri di Kataib Hezbollah, una milizia sciita sostenuta dall’Iran, ritenuta responsabile dell’attacco a una base militare statunitense in Giordania, in cui erano morti tre soldati. Kataib Hezbollah è una delle molte milizie filoiraniane operative fra Iraq e Siria: è considerata una delle più strutturate e numerose in un contesto in cui sono attivi molti gruppi, ora alleati, ora in competizione, ma finanziati e guidati più o meno direttamente dalle Guardie rivoluzionarie, la forza militare più potente dell’Iran, che ha enorme influenza in tutta la regione.

Vari gruppi di milizie filoiraniane conducono attacchi contro obiettivi statunitensi da anni, ma li hanno resi più intensi e frequenti dopo l’inizio della guerra fra Israele e Hamas. Sono stati più di cento dopo il 7 ottobre, condotti con razzi, droni e missili balistici a corto raggio.

Kataib Hezbollah e gli altri gruppi operanti in Iraq e Siria sono formazioni sciite, che hanno come riferimento la rivoluzione iraniana del 1979. Negli ultimi anni l’Iran ha esteso la propria influenza sull’area del Medio Oriente, finanziando e armando gruppi politico-militari in vari paesi con l’intento di creare quello che i generali iraniani definiscono un “asse della resistenza”, cioè un complesso di alleanze in vari paesi capace di contrastare gli Stati Uniti e Israele. Ne fanno parte Hamas in Palestina (che pure è un gruppo sunnita), Hezbollah in Libano, Houthi in Yemen, oltre che le milizie sciite in Iraq e Siria.

Membri di Kataib Hezbollah a dicembre a Baghdad (AP Photo/Hadi Mizban)

In Iraq e Siria le milizie sciite cominciarono le loro attività dopo l’invasione statunitense del 2003, nella Seconda guerra del Golfo: sono però diventate molto più forti e organizzate un decennio dopo, durante la guerra condotta contro lo Stato Islamico (ISIS). Nel 2014 le varie milizie si organizzarono nelle Forze di mobilitazione popolare (Al Hashd Al Sha’bi, o PMF), che divennero la principale forza sciita di opposizione all’ISIS: dopo la sostanziale sconfitta dello Stato Islamico le PMF iniziarono quella che definiscono muqawama, “resistenza”, nei confronti degli Stati Uniti e dei loro alleati (soprattutto la Turchia).

Il concetto di muqawama è alla base di tutte le milizie sciite, declinato come resistenza contro l’oppressore, le forze di occupazione straniere, i poteri egemoni: fa riferimento al martirio di Hussein ibn Ali, nipote di Maometto, nella battaglia di Karbala del 7° secolo.

Nell’area le milizie filoiraniane tendono a considerare i confini fra Iraq, Siria e Libano come strutture imposte dagli occidentali e per questo operano spesso in modo transnazionale, seppur mantenendo rivalità e interessi locali anche molto forti.

Le Forze di mobilitazione popolare sono oggi riconosciute come parte delle forze di sicurezza dello stato iracheno e le varie milizie forniscono specifici battaglioni all’esercito del paese, mantenendo quindi rapporti con il governo centrale. Molti dei loro miliziani sono stipendiati in quanto soldati dell’esercito e i loro comandanti hanno spesso posizioni di comando nello stesso. Al tempo stesso le milizie si garantiscono una certa libertà di azione, come confermato dai recenti attacchi a postazioni statunitensi, che almeno ufficialmente il governo iracheno non approva.

Il generale Qassem Suleimani e Abu Mahdi al Muhandis in un murale a Baghdad (AP Photo/Hadi Mizban)

Kataib Hezbollah è una fra le più numerose di queste milizie, accreditata di 20-30mila uomini: è nata nel 2003, è stata definita organizzazione terroristica dagli Stati Uniti dal 2009, ha condotto attacchi e attentati con razzi, armi da fuoco e autobombe. Attualmente può contare anche su droni e missili a corto raggio, di provenienza iraniana. Era guidata da Abu Mahdi al Muhandis, ucciso nel 2020 dall’attacco americano che aveva come principale obiettivo il generale iraniano Qassem Suleimani, considerato uno dei principali artefici della politica di influenza iraniana attraverso le milizie armate.

Nell’attacco di mercoledì è stato invece ucciso il comandante in carica, Wissam Mohammed “Abu Bakr” al Saadi. Kataib Hezbollah dal 2021 ha anche un’ala più prettamente politica (seppur con legami non ufficiali), con alcuni rappresentanti nel parlamento iracheno. È una cosa comune anche ad altre milizie irachene come Asaib Ahl al Haq e il gruppo Badr, considerate rivali per questioni di reclutamento, prestigio e scelte operative, ma con cui Kataib Hezbollah condivide ispirazione e finanziamento sciita.

Miliziani di Nujaba durante un funerale (AP Photo/Anmar Khalil)

È invece unicamente militare la milizia Nujaba, la più attiva soprattutto dopo la prima risposta militare statunitense: si ritiene che abbia condotto oltre 90 dei 130 attacchi contro obiettivi americani dell’ultimo periodo. Il suo leader, Akram al Kaabi, ha rapporti costanti con i vertici politici e militari iraniani ed è stato anche ricevuto dal governo russo in una visita “ufficiale”. Nujaba ha ripetutamente accusato le altre milizie in Iraq di non “fare abbastanza” contro gli Stati Uniti per difendere il popolo palestinese. È stata oggetto di uno specifico attacco da parte di droni statunitensi il 5 gennaio, che aveva come obiettivo principale Mushtaq Jawad Kazim al Jawari, uno dei membri di più alto grado dell’organizzazione, ucciso nell’attacco.

Molte di queste milizie operano anche in territorio siriano, dove la situazione è ulteriormente complicata dalla guerra civile in corso da oltre un decennio. Le milizie filoiraniane sono state un sostegno spesso decisivo per il regime autoritario del presidente Bashar al Assad. Molte delle forze militari operanti sono arrivate dai paesi dell’area: non solo le milizie irachene, ma sin dal 2013 i libanesi Hezbollah e poi guerriglieri sciiti afghani e pachistani, organizzati dalle Guardie rivoluzionarie iraniane nelle brigate Fatemiyoun (hanno circa 15mila uomini a disposizione).