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  • Lunedì 29 gennaio 2024

Cosa si sa dell’attacco alla base degli Stati Uniti in Giordania

Sono stati uccisi tre soldati, i primi statunitensi dall'inizio della guerra a Gaza: Joe Biden ha detto che è stato compiuto da una milizia filoiraniana

La base colpita nell'attacco di domenica (Google Maps)
La base colpita nell'attacco di domenica (Google Maps)
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Domenica 28 gennaio tre soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco compiuto con droni in una base militare in Giordania: sono i primi militari degli Stati Uniti a essere uccisi dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas in Israele, a cui è seguita la guerra israeliana nella Striscia di Gaza ancora in corso. Gli Stati Uniti sono uno dei principali paesi alleati di Israele e da quando è iniziata la guerra a Gaza sono stati compiuti vari attacchi con droni e missili contro basi militari statunitensi in Siria e in Iraq, ma non c’erano ancora stati morti.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che l’attacco sarebbe stato compiuto da milizie attive nella regione e finanziate dall’Iran, che sostiene Hamas nonostante sia un paese governato da un regime sciita mentre il gruppo palestinese è sunnita (quello dei sunniti e quello degli sciiti sono i principali rami dottrinali dell’Islam, che sono da secoli in conflitto). Biden ha commentato l’attacco durante un visita in South Carolina: non ha detto i nomi dei soldati uccisi, né ha specificato dettagli di come siano avvenute le morti, ma ha annunciato che gli Stati Uniti intendono rispondere militarmente.

Le notizie sull’attacco sono ancora poche: non si sa con sicurezza chi l’abbia compiuto, da dove siano stati lanciati i droni e perché gli Stati Uniti non siano stati in grado di intercettarli. Biden ha detto che l’attacco è stato compiuto in una piccola base in territorio giordano, che altri due funzionari statunitensi hanno identificato come la Tower 22, utilizzata da personale militare statunitense soprattutto per operazioni di consulenza e assistenza all’esercito giordano (i due funzionari hanno parlato con Associated Press in condizioni di anonimato per via della riservatezza delle informazioni). La base si trova all’estremo nord-est della Giordania, al confine con Siria e Iraq.

Per via della sua posizione la Tower 22 è una base strategicamente molto importante: lì vicino, dal lato siriano, si trova la base di al Tanf, che ospita un piccolo contingente statunitense e che in passato era stata fondamentale nella lotta contro l’ISIS. Poco dopo l’attacco un portavoce del governo giordano ha detto che la base colpita era proprio quella di al Tanf, quindi non in Giordania. Al momento però non ci sono state conferme di quanto dichiarato dal governo giordano.

La responsabilità dell’attacco è stata rivendicata da una milizia sostenuta dall’Iran chiamata Resistenza islamica e basata in Iraq: è uno dei molti gruppi armati mediorientali che l’Iran appoggia finanziariamente e militarmente e che si trovano principalmente tra Libano, Siria, Iraq e Yemen. Il regime iraniano definisce questo insieme di milizie come il “fronte della resistenza”, o l’“asse della resistenza”, intendendo resistenza nei confronti di Israele e degli Stati Uniti.

«Se gli Stati Uniti continuano a sostenere Israele, ci sarà un’escalation» ha detto un portavoce della Resistenza islamica in Iraq, secondo cui tutte le postazioni statunitensi nella regione «sono obiettivi legittimi». Il gruppo Resistenza islamica è in realtà un insieme di milizie filoiraniane di vario tipo, tra cui la più importante e potente è Kataib Hezbollah, attiva nell’Iraq nord-occidentale, che negli scorsi giorni era stata tra gli obiettivi di alcuni bombardamenti statunitensi.

Il governo iraniano, comunque, ha negato di essere dietro l’attacco di domenica, e in una dichiarazione pubblicata dall’agenzia di stampa statale IRNA il portavoce del ministero degli Esteri ha detto che le accuse nei confronti dell’Iran «sono fatte con obiettivi politici specifici per rovesciare i governi della regione».

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