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  • Martedì 19 settembre 2023

Le rivendicazioni delle calciatrici della Nazionale spagnola non sono finite

Anche senza Rubiales e con una nuova allenatrice non risponderanno alle convocazioni finché non ci sarà una riforma federale

Irene Paredes, Laia Codina e Alba Redondo (Lars Baron/Getty Images)
Irene Paredes, Laia Codina e Alba Redondo (Lars Baron/Getty Images)
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Il 22 settembre la Nazionale di calcio femminile spagnola tornerà a giocare per la prima volta dopo la vittoria dei Mondiali in Australia e Nuova Zelanda. Nel mese che è passato dalla finale di Sydney si è sviluppato l’enorme caso che ha riguardato il bacio non consensuale dato dal presidente federale Luis Rubiales alla calciatrice della Nazionale Jennifer Hermoso durante la premiazione, e che ha portato alla sostituzione sua e dell’allenatore Jorge Vilda. Ma le rivendicazioni delle giocatrici non sono finite: anche con una nuova allenatrice, almeno una quindicina di loro rifiuta di tornare in Nazionale fin quando non verrà avviata una riforma federale del calcio femminile, la cui struttura attuale è ritenuta inadeguata rispetto agli sforzi e ai risultati richiesti.

A inizio settembre Vilda, in carica dal 2017, è stato sostituito da una sua assistente, l’ex calciatrice Montse Tomé. Rubiales è invece stato sostituito temporaneamente, e in attesa di nuove elezioni, da Pedro Rocha. Già nel 2022 Vilda era stato accusato dalle giocatrici spagnole di cattiva gestione, descritto come «psicologicamente violento» e responsabile di un clima insostenibile che aveva causato l’ammutinamento di quindici giocatrici che ne chiedevano le dimissioni. Vilda era molto vicino a Rubiales, sospeso dalla presidenza della Federcalcio per i suoi comportamenti durante la finale dei Mondiali, in cui oltre aveva esultato dalla tribuna toccandosi i genitali accanto alla regina di Spagna e alle sue figlie, e baciato in modo non consensuale Hermoso, che poi l’aveva denunciato.

In un primo momento Rubiales si era scusato, poi però aveva rifiutato di presentare le dimissioni, come anche il governo spagnolo e la sua stessa Federazione gli avevano chiesto, negando del tutto la gravità della sua condotta e attaccando chi lo aveva criticato. A fine agosto era infine intervenuto il Comitato disciplinare della FIFA, che lo aveva sospeso. Il 10 settembre, infine, Rubiales si è dimesso.

Le due figure più discusse del calcio femminile spagnolo, quindi, non fanno più parte del movimento, e per la prima volta nella sua storia la Spagna ha un’allenatrice donna. La gestione di Tomé, tuttavia, non è iniziata nel migliore dei modi. Scrive El País che almeno 15 giocatrici delle 23 convocate da Tomé hanno voluto ribadire che le loro rivendicazioni non si sono esaurite con l’allontanamento di Vilda e Rubiales. In una dichiarazione pubblicata venerdì scorso hanno fatto sapere che non risponderanno alle convocazioni finché non sarà avviata una riforma della struttura federale femminile, che allo stato attuale non permetterebbe loro «di lavorare in condizioni adeguate né di essere rispettate come donne e calciatrici».

Queste posizioni sono state ribadite questa settimana, dopo la diramazione delle nuove convocazioni. Tra le giocatrici coinvolte ci sono sia alcune convocate ai Mondiali, come il Pallone d’oro in carica Alexia Putellas e la miglior giocatrice del Mondiale, Aitana Bonmatí, sia le dodici che erano rimaste escluse dal torneo dopo essersi ammutinate contro Vilda. Non si sa ancora come la Spagna affronterà la partita in programma venerdì sera a Göteborg contro la Svezia.

Tra le convocate da Tomé è invece rimasta esclusa Jennifer Hermoso. La Nazionale ha spiegato che è stata esclusa come forma di protezione, visto il suo coinvolgimento nel caso Rubiales e nei suoi risvolti legali. Hermoso però ha pubblicato una nota in cui ha scritto: «È stato detto che l’ambiente della Nazionale è ora sicuro per le mie colleghe, che quindi possono tornarci, mentre io avrei ancora bisogno di protezione. Ma protezione da cosa, e da chi? Abbiamo cercato per mesi una protezione da parte della Federazione, che non è mai arrivata. E le persone che ora ci chiedono di avere fiducia sono le stesse che convocano senza preavviso giocatrici che hanno chiesto ripetutamente di non essere convocate».

Nel frattempo anche le giocatrici del campionato di prima divisione nazionale hanno scioperato per ottenere stipendi più alti e maggiori garanzie, e il loro sciopero (ora revocato) ha fatto slittare le prime giornate di campionato.

Nello specifico, le calciatrici spagnole chiedevano un miglioramento delle condizioni del loro contratto collettivo nazionale, non solo dal punto di vista economico ma anche per quanto riguardava i tempi della conciliazione familiare, l’assistenza all’allattamento, la cura dei figli durante gli allenamenti e l’aiuto alla formazione e allo sviluppo professionale. Di fatto, ha riassunto El País, le calciatrici spagnole sono insoddisfatte dallo scarto tra la professionalità che viene loro richiesta e quella che invece viene loro riconosciuta, una rivendicazione che caratterizza di fatto anche le proteste della Nazionale.

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