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  • Venerdì 8 settembre 2023

Le calciatrici spagnole sono in sciopero per ottenere uno stipendio più alto

La Lega femminile ha rifiutato la loro proposta di aumento e ora non si sa cosa succederà al campionato, che dovrebbe cominciare stasera

Giocatrici del Barcellona, Barcellona, 13 marzo 2022 (AP Photo/Joan Monfort, File)
Giocatrici del Barcellona, Barcellona, 13 marzo 2022 (AP Photo/Joan Monfort, File)
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Le calciatrici spagnole sono in sciopero e non giocheranno le prime due giornate del campionato femminile di prima divisione che dovrebbe iniziare questa sera. La decisione di non giocare è arrivata in seguito all’esito negativo delle trattative iniziate circa undici mesi fa sul miglioramento delle condizioni del contratto collettivo delle atlete. Le condizioni riguardano anche l’aspetto economico.

Lo sciopero era stato votato e annunciato la scorsa settimana. Da tempo le calciatrici chiedono un miglioramento delle condizioni del loro contratto collettivo nazionale, non solo dal punto di vista economico ma anche per quanto riguarda i tempi della conciliazione familiare, l’assistenza all’allattamento, la cura dei figli durante gli allenamenti e l’aiuto alla formazione e allo sviluppo professionale. Di fatto, ha riassunto El País, le calciatrici sono insoddisfatte dalla tanta professionalità che viene loro richiesta e dalla poca che invece viene loro riconosciuta.

Il 6 settembre c’è stato un incontro tra i cinque sindacati che riuniscono le calciatrici (FUTPRO, AFE, Futbolistas ON, CCOO e UGT) e i rappresentanti della Liga F, la lega spagnola di calcio femminile che sta negoziando per conto dei club. Poiché durante le trattative degli scorsi mesi sull’accordo più generale non erano stati fatti molti progressi, in vista dell’inizio del campionato i sindacati (con il benestare dell’assemblea delle giocatrici con la quale erano in constante contatto) hanno modificato temporaneamente i termini della loro proposta restringendola alla sola questione economica per la stagione 2023-2024. La condizione era comunque che le negoziazioni sull’accordo più generale sarebbero proseguite.

L’attuale contratto collettivo delle calciatrici fu firmato nel 2020 e prevede tra le condizioni di retribuzione uno stipendio minimo di 16mila euro l’anno. Durante l’incontro, le parti sociali hanno fatto varie proposte sull’aumento del salario minimo, ma sono state tutte via via rifiutate. L’ultima proposta dei sindacati, al ribasso rispetto a quella di partenza, prevedeva uno stipendio minimo di 23mila euro per la prossima stagione. Durante le trattative la Liga F è rimasta ferma a 20mila euro con la promessa di rivedere nuovamente il minimo salariale portandolo a 23mila se, durante la stagione, la Lega stessa dovesse fare più di 8 milioni di euro di utili sulle attività commerciali.

I sindacati, come hanno scritto in un comunicato successivo all’incontro, pensano che qualsiasi punto concordato in un contratto collettivo «non debba essere subordinato ai risultati commerciali dell’azienda, perché i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici non sono un bene commerciale». I sindacati hanno poi messo in dubbio le argomentazioni economiche portate dalla Liga F contro il salario minimo a 23mila euro: dicono che tale aumento riguarderebbe tra le 130 e le 150 giocatrici e che è totalmente sostenibile dai club: «Riteniamo che le cifre che chiediamo nella nostra proposta economica siano del tutto sostenibili data la dimensione economica della Lega F, che ha le seguenti entrate garantite: 42 milioni di euro in asset commerciali, 35 milioni di euro per diritti televisivi e 22,5 milioni di euro attraverso il contributo del governo».

La Liga F ha a sua volta pubblicato un comunicato dopo l’incontro in cui dice che «per evitare lo sciopero, non cederà a pressioni né accetterà proposte che comportino il collasso economico della competizione, e, pertanto, il fallimento del calcio professionistico femminile». Ha poi convocato nuovamente i sindacati per la prossima settimana.

Il sito spagnolo di notizie sportive Relevo ha comunque scritto che una parte minoritaria delle calciatrici spagnole non condivide la decisione dello sciopero e che dunque non è chiaro cosa succederà questa sera, quando il campionato dovrebbe iniziare con la partita tra Granadilla e Siviglia. Il Granadilla è una delle squadre che vivono la maggiore incertezza rispetto allo sciopero: «L’idea del club è giocare. Se avremo otto o nove giocatrici della prima squadra che non sciopereranno, giocheremo», ha detto Sergio Batista, il presidente. Bisogna tenere conto, precisa Relevo, che nel caso in cui non si giochi la partita l’importo economico corrispondente verrà detratto dalle buste paga, come avviene sempre in caso di sciopero.

Il calcio femminile spagnolo sta occupando da tempo le prime pagine dei giornali.

Qualche giorno fa la Federcalcio spagnola ha rimosso Jorge Vilda dall’incarico di allenatore e direttore tecnico della Nazionale femminile. Le giocatrici avevano accusato Vilda di cattiva gestione, lo avevano descritto come «psicologicamente violento» e responsabile di un clima insostenibile che aveva causato momenti di crisi nella squadra, e un anno fa anche l’ammutinamento di quindici giocatrici che ne chiedevano le dimissioni. Vilda è poi considerato molto vicino a Luis Rubiales, sospeso dalla presidenza della Federcalcio per la condotta tenuta dopo la recente vittoria dei Mondiali di calcio femminili: durante la finale Rubiales aveva esultato dalla tribuna toccandosi i genitali e durante i festeggiamenti aveva baciato in modo non consensuale la giocatrice Jennifer Hermoso, che poi l’ha denunciato.

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