• Italia
  • Mercoledì 16 agosto 2023

Il governo sta chiedendo aiuto alle ong per soccorrere i migranti nel Mediterraneo

Probabilmente per l'aumento delle partenze dalla Tunisia: è un cambio notevole rispetto a quanto visto finora

(AP Photo/Francisco Seco)
(AP Photo/Francisco Seco)
Caricamento player

Nelle ultime settimane le partenze di migranti che cercano di raggiungere l’Italia via mare sono molto aumentate. Succede ogni estate, per via delle condizioni favorevoli del meteo, ma quest’anno i numeri sono i più alti dal 2016 a oggi per via della complicata situazione sociale ed economica della Tunisia, che è diventato il principale paese di partenza delle imbarcazioni di migranti. In certi giorni le imbarcazioni da soccorrere sono così tante che le autorità italiane chiedono alle navi delle ong di aiutarle a soccorrere i migranti nel Mediterraneo: una circostanza notevole, dato che il governo di destra di Giorgia Meloni ha cercato di ostacolare il lavoro delle ong fin dall’inizio del suo mandato.

Nel Mediterraneo centrale i soccorsi in mare sono coordinati dai Centri Nazionali di Coordinamento del Soccorso Marittimo (in inglese MRCC). Quello italiano è il più attrezzato e meglio organizzato tra quelli attivi nel tratto di mare fra il Nord Africa e le coste italiane, dove avvengono la maggior parte dei naufragi. Per questa ragione l’MRCC italiano coordina gran parte delle operazioni che avvengono in quest’area. Il centro ha sede a Roma, è gestito dalla Guardia Costiera ma dipende dal ministero dei Trasporti, quindi dal governo in carica.

Nei primi mesi del governo Meloni, così come durante il mandato del governo di Mario Draghi, l’MRCC italiano era solito impiegare i mezzi delle autorità italiane, quindi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, quando riceveva notizia di una imbarcazione in difficoltà nel Mediterraneo centrale nella propria area di competenza, detta zona SAR. In diversi casi chiedeva un intervento della cosiddetta Guardia costiera libica. In altri quello della Guardia costiera maltese, che però dispone di pochissime navi e compie raramente operazioni di soccorso.

Alle ong, invece, non veniva mai richiesto di intervenire per soccorrere una imbarcazione in difficoltà: in generale l’atteggiamento dei governi è sempre stato quello di scoraggiare le loro attività nel Mediterraneo. Erano insomma abituate a fare tutto da sole: pattugliavano il mare per cercare imbarcazioni in difficoltà, oppure andavano in autonomia sui luoghi di possibili naufragi seguendo le indicazioni di Alarm Phone, il centralino per migranti gestito dalla omonima ong 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Solo poco prima delle operazioni di soccorso chiedevano di coordinarsi con l’MRCC italiano.

– Leggi anche: I soccorsi in mare dei migranti, spiegati bene

Da qualche tempo però le imbarcazioni in arrivo via mare nella zona di competenza italiana (o in quella maltese) sono così tante che l’MRCC italiano ha chiesto più volte l’intervento delle navi delle ong per soccorrere quelle in difficoltà.

Uno dei primi casi è accaduto alla nave della ong Open Arms, la Astral. Il 6 luglio la Astral aveva già soccorso autonomamente due imbarcazioni nella zona SAR maltese (entrambi i soccorsi erano stati coordinati dall’MRCC italiano) quando lo stesso MRCC italiano aveva chiesto alla ong di soccorrere altre sei imbarcazioni in difficoltà che si trovavano nei paraggi. A bordo delle sei imbarcazioni in totale c’erano 175 persone fra cui 90 minori non accompagnati, tutti soccorsi dalla ong.

La nave Astral della ong Open Arms (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire)

Pochi giorni dopo parlando col Foglio il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, aveva detto che era successa «una cosa che non è e non sarà una regola»: «dal centro devono aver visto che la nave di Open Arms era lì e devono aver ritenuto più opportuno chiedere a loro. Solo per questo, altrimenti sarebbe intervenuta la Guardia costiera o la Guardia di finanza, ma è solo un caso, è la seconda, massimo la terza volta che succede una cosa del genere, le ong non possono fare interventi sistematici, lo garantisco».

Alla fine del 2022, poche settimane dopo essere entrato in carica, il governo Meloni aveva emanato un nuovo codice di condotta per le ong che di fatto ne ostacolava il lavoro: per esempio rendendo estremamente più complicato fare più di un soccorso. Più in generale Meloni stessa e i ministri del suo governo hanno spesso usato toni molto critici nel descrivere le attività delle ong che soccorrono le persone nel Mediterraneo.

Esattamente il giorno successivo all’uscita dell’intervista di Molteni al Foglio l’MRCC italiano aveva chiesto alla Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere, di soccorrere 11 imbarcazioni in difficoltà sempre nella zona SAR maltese. In tutto fra il 15 e il 16 luglio la Geo Barents ha soccorso 421 persone nel corso di interventi richiesti esplicitamente dalle autorità italiane.

Anche alla ong Sea Watch nelle ultime settimane è capitato spesso di compiere soccorsi su richiesta delle autorità italiane. Il 15 luglio, lo stesso giorno in cui anche Medici Senza Frontiere aveva ricevuto istruzioni dalla Guardia Costiera, anche a Sea Watch era stato chiesto di compiere due soccorsi: in tutto erano stati accolte a bordo 52 persone, fra cui 19 donne e 14 minori non accompagnati. Un portavoce di Sea Watch ha specificato che una cosa simile è successa anche durante l’ultima missione, conclusa a metà agosto: l’ordine di soccorrere un’imbarcazione in difficoltà nel Mediterraneo è arrivato via mail direttamente dall’MRCC di Roma, come alle ong non capitava ormai da tempo.

Open Arms invece fa sapere che da quando la sua nave Astral è tornata in attività, nel giugno del 2023, sono state parecchie le operazioni richieste dalle autorità italiane: 15 soccorsi di imbarcazioni in difficoltà e 20 di quelle che definisce “operazioni di assistenza”. Come quando a inizio agosto ha soccorso quattro imbarcazioni sulla rotta fra la Tunisia e Lampedusa, fornendo giubbotti salvagente a un centinaio di persone in attesa che sul posto arrivassero le autorità italiane.

Non è chiaro perché la Guardia Costiera italiana e il governo, da cui formalmente dipende, abbiano cambiato approccio nei confronti delle ong.

È verosimile che siano stati costretti dalla circostanze. Il mese di luglio del 2023 è stato quello col maggior numero di arrivi di migranti e richiedenti asilo via mare da sei anni a questa parte. Ne sono arrivati 21.981, un dato così alto non si osservava dal giugno del 2017, quando invece furono 23.524. Nelle prime due settimane di agosto invece sono arrivati via mare 10.624 fra migranti e richiedenti asilo, mentre nel 2022 in tutto il mese erano stati 16.822. È possibile semplicemente che il governo, di fronte a un aumento delle imbarcazioni da soccorrere e a una riduzione dell’area di mare da sorvegliare, non abbia più potuto ignorare i naufragi dei migranti e sia stato “costretto” a chiedere aiuto alle ong.

Al momento inoltre nel Mediterraneo centrale e specialmente fra la Tunisia e la Sicilia sono attive diverse ong che soccorrono migranti. Un po’ perché siamo d’estate, e le ong con meno risorse concentrano le loro attività nel periodo con più partenze per via delle condizioni meteo favorevoli. Un po’ perché di recente hanno avviato le loro attività diverse piccole ong le cui navi, spesso barche a vela, non possono materialmente spingersi nei porti del Nord Italia come invece veniva chiesto nei mesi scorsi alle navi più grandi come Ocean Viking di SOS Méditerranée o Geo Barents di Medici Senza Frontiere.

Queste navi più piccole sono per esempio Nadir della ong RESQSHIP e Mare*GO della omonima ong. Le persone da loro soccorse vengono fatte sbarcare a Lampedusa o nei porti della Sicilia: già poche ore dopo uno sbarco, quindi, queste piccole barche a vela tornano a pattugliare il tratto di mare fra la Sicilia e la Tunisia, rendendosi disponibili per altri soccorsi.

Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in un’intervista al Messaggero uscita il 15 agosto, ha ammesso implicitamente che con le ong sia in corso una forma di collaborazione. «Quel che sta accadendo è la riprova che non abbiamo mai avuto pregiudizi» nei loro confronti, ha sostenuto. Al contempo però ha detto che a suo parere «non c’è nessuna opera particolare di supplenza da parte delle ong», dato che dall’inizio dell’anno le persone soccorse dalle ong sono state circa quattromila, a fronte di più di 70mila soccorse dalle autorità italiane come Guardia Costiera e Guardia di Finanza.