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  • Lunedì 15 maggio 2023

Il problema del coronavirus al Giro d’Italia

Dopo i tamponi fatti dalle squadre si sono già ritirati sei corridori: l'ultimo è stato Remco Evenepoel, il più atteso e il primo in classifica

Remco Evenepoel (Marco Alpozzi/LaPresse)
Remco Evenepoel (Marco Alpozzi/LaPresse)
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Alle 22:30 di domenica la squadra di ciclismo Soudal Quick-Step ha comunicato il ritiro del 23enne belga Remco Evenepoel dal Giro d’Italia, dove era primo in classifica con buone possibilità di vittoria finale. Evenepoel si è ritirato dopo essere risultato positivo al coronavirus, da cui negli ultimi giorni sono stati contagiati diversi altri ciclisti professionisti. In base alle regole ora in vigore non è automatico o obbligatorio che un corridore positivo si ritiri dal Giro, ma Evenepoel e la Soudal Quick-Step hanno scelto di farlo subito, poco dopo il tampone e nonostante oggi, lunedì 15 maggio, sia prevista una delle due giornate di riposo della corsa, che è iniziata il 6 maggio e finirà domenica 28.

Già da alcuni giorni prima dell’inizio del Giro si parlava di un possibile focolaio di coronavirus tra i corridori e gli addetti ai lavori del ciclismo su strada maschile. Proprio per alcuni casi di positività, la Jumbo-Visma (squadra dello sloveno Primoz Roglic, considerato insieme a Evenepoel il principale favorito per la vittoria di questo Giro) aveva dovuto cambiare all’ultimo i corridori da portare in Italia. E durante i primi giorni di questo Giro altri cinque atleti, tra cui l’italiano Filippo Ganna, si erano ritirati proprio a causa del coronavirus.

Più in generale, sono giorni che al Giro – dove anche un piccolo acciacco può compromettere le prestazioni di un corridore – si parla molto di coronavirus: per voci o osservazioni sulla salute di alcuni, magari anche solo in relazione al fatto che una determinata squadra scegliesse, tra una tappa e l’altra, di isolare un suo corridore dal resto della squadra. Le certezze sulla presenza di alcuni casi si erano in altre parole sovrapposti e spesso mischiati a voci, impossibili da verificare, su altri casi solamente presunti o sospetti.

Nel caso di Evenepoel i primi possibili segnali di una positività al coronavirus erano stati, col senno di poi, un generale affaticamento accusato nelle tappe di sabato e domenica, dopo che nei primi giorni era apparso invece piuttosto in forma.

Domenica, comunque, poche ore prima che la squadra gli facesse un tampone, Evenepoel aveva vinto la nona tappa, una cronometro individuale di 35 chilometri da Savignano sul Rubicone a Cesena: l’aveva vinta però con meno di un secondo di vantaggio sul secondo, mentre invece ci si aspettava che la vincesse con distacchi ben maggiori su ogni altro avversario.

(Fabio Ferrari/LaPresse)

Dopo la cronometro di domenica, e prima del tampone, in conferenza stampa Evenepoel aveva detto di avere «il naso chiuso» e di voler stare attento a non ammalarsi o prendere il coronavirus, da lui definito «quel virus che non voglio nominare».

(Marco Alpozzi/LaPresse)

Successivamente Evenepoel ha detto di volersi ritirare dal Giro (e lunedì la Soudal Quick-Step ha pubblicato foto di lui pronto a tornare in Belgio) dopo un tampone fatto internamente dalla squadra, senza comunicare altro all’organizzazione del Giro.

Le più recenti indicazioni su come comportarsi in caso di positività al coronavirus sono in un protocollo dell’UCI (l’organizzazione che regola il ciclismo mondiale) che è aggiornato al gennaio del 2023. Il protocollo dice, in breve, che non è obbligatorio ritirarsi in caso di positività ma specifica che è previsto che le squadre comunichino all’organizzazione ogni caso di positività al coronavirus riscontrato al loro interno. Ci sono inoltre regole apposite per le corse a tappe di tre settimane, come è il Giro d’Italia:

In caso di COVID-19 all’interno di una squadra (atleti o membri dello staff),
confermato da un test COVID-19, la decisione di isolare il soggetto e ritirarlo
dalla gara sarà presa in modo collegiale dal medico della squadra interessata, dal medico di gara e dal direttore medico dell’UCI, sulla base degli elementi clinici disponibili e dei risultati del test COVID. Le conclusioni della perizia medica saranno trasmesse all’UCI, al presidente del collegio dei commissari e agli organizzatori.

Intervistato oggi da Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport, il direttore del Giro Mauro Vegni ha risposto così a una domanda sul protocollo in caso di COVID-19:

«Non c’è più il protocollo che c’era prima, ricordiamo tra l’altro che l’OMS non classifica più il Covid come una emergenza sanitaria internazionale. Ciò significa che ogni squadra può fare, se vuole, dei test Covid. Qualcuno può decidere di fermare il corridore per motivi di salute, qualcuno può decidere di farlo continuare. Qua al Giro ci sono stati dei casi Covid dichiarati, non possiamo mettere la mano sul fuoco sul fatto che non ce ne siano stati altri, ma magari non sono stati dichiarati».

Sempre Vegni ha detto, del ritiro di Evenepoel, che «la squadra lo ha fatto in maniera autonoma» e che «la comunicazione preventiva all’organizzazione non c’è stata». Insomma, Evenepoel, così come i corridori che si erano ritirati prima di lui per lo stesso motivo, lo ha fatto per scelta e non perché obbligato.

Dopo una positività al coronavirus ci si può ritirare per non compromettere la propria salute o non rischiare di compromettere quella dei compagni di squadra, con i quali si passa molto tempo. In tutto questo si deve tenere conto del fatto che una corsa come il Giro d’Italia richiede una quantità e una qualità di sforzi e prestazioni che è difficile pensare di poter sostenere in presenza di sintomi influenzali o da coronavirus, e che provare a continuare nonostante certi sintomi (o forse perfino in assenza di quei sintomi) potrebbe compromettere la salute nelle settimane o nei mesi successivi.

Dopo il giorno di riposo di lunedì, martedì il Giro d’Italia ripartirà quindi senza Evenepoel, che per età e aspettative era il personaggio più atteso e il principale favorito, nonché la maglia rosa. Ora il nuovo primo in classifica, con il diritto di indossare la maglia rosa già da martedì, è il britannico Geraint Thomas, che in classifica generale ha tre secondi di vantaggio su Roglic e cinque su Tao Geoghegan Hart, altro britannico e compagno di squadra di Thomas alla Ineos, la squadra di Ganna.

In conseguenza del ritiro di Evenepoel, Thomas, Roglic e Geoghegan Hart (peraltro gli unici tre corridori ancora in corsa ad aver già vinto un grande giro in carriera) sono i tre principali favoriti per la vittoria finale. Tutti e tre hanno però in qualche modo avuto, al Giro o poco prima, casi di coronavirus nella loro squadra, e di Roglic si è perfino detto per giorni – senza alcuna prova a riguardo – che potesse averlo lui stesso.

Per quanto riguarda invece Evenepoel, dopo il Mondiale e la Vuelta di Spagna vinti lo scorso anno, il Giro era il suo grande obiettivo. Già ci si chiede quindi se ora deciderà di correre il Tour de France, che inizierà il primo luglio e che non era nei suoi piani iniziali per questa stagione. E se, nel caso, lo correrà per puntare alla maglia gialla e alla vittoria finale (in un primo grande scontro diretto con Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar, i due migliori corridori da corse a tappe in attività) o se invece lo farà per vincere tappe o altre maglie “minori”.

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