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  • Martedì 6 dicembre 2022

Marocco-Spagna e tutto quello che ci gira attorno

È un ottavo di finale dei Mondiali di calcio, si gioca alle 16 ed è molto atteso anche per ragioni che vanno oltre lo sport

(Matthias Hangst/Getty Images)
(Matthias Hangst/Getty Images)
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Marocco e Spagna giocano oggi alle 16 gli ottavi di finale dei Mondiali di calcio, dopo avere ottenuto risultati piuttosto sorprendenti nella fase precedente: il Marocco si era qualificato infatti al primo posto in un girone in cui c’erano Croazia e Belgio, seconda e terza ai Mondiali del 2018; la Spagna si era qualificata invece come seconda a causa della sconfitta contro il Giappone nella sua ultima partita della fase a gironi, e dopo che in pochi minuti era passata dall’essere prima all’essere virtualmente eliminata dal torneo.

Marocco-Spagna è una partita che sta attirando grandi attenzioni nei due paesi, sia per l’importanza dell’evento sportivo (chi vince andrà ai quarti di finale) sia per il fatto che sarà una partita “rara”, diciamo così. Le due squadre si sono incontrate solo tre volte in passato: in due occasioni negli anni Sessanta – in entrambi i casi vinse la Spagna – e l’ultima volta nella fase a gironi dei Mondiali del 2018, quando finì 2-2, risultato che determinò il passaggio del turno della Spagna e l’eliminazione del Marocco.

Ma c’è anche tutto un altro pezzo di storia, che non riguarda lo sport. Marocco e Spagna sono due paesi vicini, con una collaborazione avviata e solida ma anche con momenti di tensione politica che periodicamente si riaffaccia, soprattutto legata a disaccordi sulla gestione dei migranti. I due paesi infatti condividono confini di terra, gli unici tra l’Europa e l’Africa: sono quelli che separano le exclavi spagnole di Melilla e Ceuta, due città che si trovano sulla costa marocchina, dal resto del territorio del Marocco. La divisione è sancita da una barriera chiamata “valla” (quella che ogni tanto finisce sui giornali internazionali per i tentativi dei migranti di “saltarla”), dove la Spagna attua spesso dei respingimenti molto controversi, considerati da molti illegali.

(AP Photo/Czarek Sokolowski)

Spagna e Marocco sarà una partita tra giocatori che si conoscono, e che in diversi casi parlano la stessa lingua. «Gli spagnoli in campo dovranno parlare a bassa voce» ha scritto l’Équipe «perché tra i giocatori del Marocco sono in molti a parlare la lingua di Cervantes [lo spagnolo]».

I calciatori marocchini che giocano per squadre di club spagnole sono quattro, diversi altri che ci hanno giocato in passato. L’attaccante Abde Ezzalzouli vive in Spagna da quando aveva sette anni e il forte esterno Achraf Hakimi è nato a Madrid. Nello staff della squadra marocchina ci sono poi alcune persone spagnole e altre con doppia nazionalità.

Munir Mohamedi, il secondo portiere – diventato però titolare nella partita contro il Belgio – è nato a Melilla, una delle due exclavi spagnole in Marocco, e ha iniziato a giocare a calcio a Ceuta, che si trova a un’ora e mezza di macchina da Tangeri. Walid Regragui, il quarantasettenne allenatore, è nato in Francia ma cresciuto a Fnidq, la città del Marocco più vicina al confine con Ceuta. A livello calcistico, si è formato a sua volta in Spagna giocando nel Racing Santander, squadra che giocava nella Liga, il principale campionato spagnolo, che in Marocco è più seguito di quello locale.

Per la federazione calcistica del Marocco lavora Rabie Takassa, che ha il compito di seguire i calciatori marocchini in Spagna, quando serve provando inoltre a convincere quelli con doppia nazionalità a scegliere il Marocco anziché la Spagna. Takassa ha spiegato che ormai «almeno tre o quattro giocatori ispano-marocchini giocano in ogni categoria della nazionale marocchina», ed è un numero destinata a crescere.

Più in generale, i numeri ufficiali dicono che in Spagna vivono poco meno di 800mila persone di nazionalità marocchina, cosa che rende quella marocchina la principale comunità straniera della Spagna, i cui abitanti sono circa 47 milioni.

Sono invece almeno centomila gli spagnoli che vivono tra Ceuta e Melilla, due territori che periodicamente sono soggetti a grandi tensioni e si trovano al centro delle dispute diplomatiche tra Spagna e Marocco. Nel maggio 2021, per esempio, il governo marocchino allentò parecchio i suoi controlli alla frontiera con la Spagna per ritorsione contro una decisione del governo spagnolo relativa al Sahara Occidentale, in cui c’è un forte movimento nazionalista che chiede l’indipendenza dal Marocco. Fino al 1956 era peraltro l’intera costa mediterranea del Marocco a fare parte, insieme con un altro territorio nel sud del paese, di un protettorato spagnolo creato a inizio Novecento.

A Ceuta c’è in genere una convivenza pacifica tra persone di nazionalità e religione diversa, seppur con vicende spesso complesse e zone più problematiche di altre. Associated Press ha scritto di recente che è «un posto in cui le identità si mischiano in modi imprevedibili, anche per quanto riguarda il tifo calcistico».

Mohamed Laarbi, ventottenne gestore di un bar di Ceuta, è uno spagnolo di terza generazione. Tiferà Spagna e ha detto che qualsiasi sarà il risultato non si aspetta che la partita possa diventare presupposto per scontri simili a quelli avvenuti a Bruxelles dopo la vittoria del Marocco contro il Belgio. Laarbi ha detto però che per molti, a Ceuta e Melilla, l’identità è una questione complessa: «I marocchini dicono che non siamo del Marocco, ma gli spagnoli della penisola iberica dicono che non siamo spagnoli».

Ceuta il 5 dicembre (AP Photo/Antonio Sempere)

Mohamed Et Touzani, parrucchiere di 35 anni, è nato in Marocco, ha vissuto per anni in Spagna ed è poi andato a lavorare a Ceuta, pur vivendo – come molte altre persone di nazionalità o origine marocchina – a sud del confine. Ha detto che tiferà Marocco, che andrà a vedere la partita in un bar “cristiano” di Ceuta e ha aggiunto: «Il calcio è calcio, la politica è politica».

Ceuta il 5 dicembre (AP Photo/Antonio Sempere)

La partita in sé vede la Spagna favorita, ma il Marocco per nulla spacciato. La Spagna ha senz’altro giocatori di maggiore talento, ma la sconfitta con il Giappone potrebbe aver insinuato dubbi e crepe in una squadra che aveva debuttato ai Mondiali vincendo 7-0 contro la Costa Rica. Il Marocco ha già fatto meglio rispetto alle aspettative di molti, peraltro con un gioco che a tratti è stato parecchio apprezzato ed efficace. Seppur le squadre siano ovviamente molto diverse, l’unico precedente recente è un pareggio.

La Spagna si è distinta fin qui per un gioco basato su un costante possesso palla, in gran parte eredità di quello reso popolare qualche anno fa da Pep Guardiola al Barcellona, squadra in cui si è formato calcisticamente l’allenatore Luis Enrique, che allena la Spagna dal 2018. El País ha presentato la partita di oggi parlando di una Spagna «non negoziabile», basata sull’inflessibile premessa del controllo del gioco col possesso palla.

Luis Enrique (Buda Mendes/Getty Images)

Il Marocco ha invece un gioco più aperto a compromessi, anche in conseguenza di come e quando Walid Regragui fu scelto come allenatore. Regragui è arrivato infatti soltanto il 31 agosto di quest’anno, dopo aver vinto con il Wydad Casablanca la Coppa dei Campioni africana.

Regragui è stato chiamato all’ultimo per sostituire l’allenatore bosniaco Vahid Halilhodzic, che pur essendosi qualificato ai Mondiali aveva diversi problemi di gestione. Del Marocco si parla infatti come di un gruppo che, finché lo allenava Halilhodzic, era pieno di contrasti e faide interne, e che soprattutto era stato segnato dalla scelta di non convocare Hakim Ziyech, uno dei giocatori di maggior talento della squadra. «Non lo convocherei nemmeno se fosse Messi», aveva detto di lui Halilhodzic.

Walid Regragui (Catherine Ivill/Getty Images)

Di Regragui si dice invece che abbia un ottimo rapporto con la squadra – anche con Ziyech – e lui di sé ha detto: «Con il tempo ho cambiato strategia tattica, prima mettevo molta enfasi sul possesso palla, ora sono invece più pragmatico».

Se il Marocco dovesse passare il turno, sarebbe il suo miglior risultato di sempre ai Mondiali ed eguaglierebbe il miglior risultato mai raggiunto da una squadra africana.

Per la Spagna, che nel 2010 i Mondiali li vinse, sarebbe un passo avanti rispetto ai risultati deludenti delle ultime due edizioni. Tra l’altro – anche in base ad altri risultati di partite che ancora si devono giocare – vincendo la Spagna potrebbe trovare, ai quarti di finale e in semifinale, altri due paesi con cui confina: il Portogallo e la Francia. E in finale, eventualmente, l’Argentina, con cui tra le altre cose condivide la lingua parlata.

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