Perché si parla di un conflitto d’interessi di Guido Crosetto

Il nuovo ministro della Difesa ha lavorato a lungo con aziende che si occupano di armi, dice di aver lasciato ogni incarico, ma c'è chi si chiede se sia sufficiente

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
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Ancora prima che giurasse da ministro della Difesa nel nuovo governo Meloni, il cofondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto era stato al centro di molte attenzioni da parte dei giornali per alcuni potenziali conflitti d’interessi tra le sue attività da consulente proprio nel settore della difesa e il ruolo istituzionale che dovrà ricoprire. Crosetto ha respinto le accuse e ha detto che metterà in liquidazione le sue società, ma secondo alcuni osservatori l’iniziativa potrebbe non essere sufficiente per allontanare i sospetti, o per lo meno i dubbi, su alcune scelte che potranno essere effettuate al ministero.

Crosetto è di Cuneo, ha 59 anni e iniziò a far politica negli anni Ottanta all’interno della Democrazia Cristiana, diventando nel 1990 sindaco di Marene, un piccolo comune nella provincia cuneese, con una lista indipendente. Nel 2001 fu eletto per la prima volta alla Camera con Forza Italia, seguì poi le varie evoluzioni delle alleanze nel centrodestra e tra il 2009 e il 2011 fu sottosegretario al ministero della Difesa. Dopo la rottura di una parte della destra con Silvio Berlusconi, nel 2012 fu tra i fondatori di Fratelli d’Italia e alle elezioni politiche del 2018 fu eletto deputato per la quarta volta nella sua storia politica.

Nato in una famiglia di imprenditori, nei periodi in cui non si occupava direttamente di politica, Crosetto ha fondato e avviato la gestione di varie società, mantenendo uno stretto rapporto con le aziende nel settore della Difesa. A fine estate del 2014 aveva per questo lasciato una prima volta la politica ed era diventato presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (AIAD), una importante associazione di Confindustria che raccoglie quasi 200 aziende molte delle quali strategiche nella produzione di sistemi satellitari e armi. Alla AIAD fanno anche riferimento l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive, l’Associazione per la normazione, la formazione e la qualificazione nel settore dell’aerospazio, difesa e sicurezza e l’Associazione per i servizi, le applicazioni e le tecnologie di telecomunicazioni per lo Spazio.

La AIAD cura gli interessi delle aziende in un settore con grandi e ramificati interessi, che inevitabilmente riguardano anche le scelte politiche legate alla difesa. È coinvolta nei meccanismi di scelta per la delegazione italiana nel NATO Industrial Advisory Group, che consente alle industrie di avere relazioni con l’alleanza militare in termini di armamenti. Dalle attività del gruppo e in generale dell’AIAD oltre alla definizione di strategie commerciali dipendono contratti da svariati miliardi di euro.

Poco tempo dopo l’elezione alla Camera con FdI nel 2018, Crosetto aveva presentato le proprie dimissioni da deputato dicendo di volersi nuovamente occupare a tempo pieno della presidenza dell’AIAD. La decisione era condizionata dal fatto che i due ruoli non fossero compatibili. Crosetto ci avrebbe messo quasi un anno prima che la Camera accettasse le sue dimissioni. Tornato a fare l’imprenditore, nel 2020 era stato nominato alla presidenza di Orizzonte sistemi navali, una joint venture tra Leonardo e Fincantieri (due grandi aziende con una forte partecipazione pubblica) per la realizzazione di nuove tecnologie legate alle armi e alle navi militari.

Crosetto ha insomma maturato una lunga esperienza nel settore della difesa, quasi esclusivamente dalla parte delle aziende il cui più importante cliente è spesso lo Stato. Ed è da questa circostanza che sono sorti i dubbi su un potenziale conflitto d’interessi che potrebbe riguardarlo. Le prime critiche erano iniziate a circolare nel corso della campagna elettorale, quando Crosetto aveva sostenuto la candidatura di Giorgia Meloni e in generale la campagna di FdI, dicendo comunque di farlo da osservatore esterno. Proprio per gli incarichi che ricopriva, aveva deciso di non candidarsi alle elezioni e in varie occasioni aveva sostanzialmente escluso la possibilità di diventare ministro e soprattutto ministro della Difesa.

Su Twitter, dove ha oltre 230mila follower, Crosetto nei mesi scorsi aveva risposto ad alcuni tweet smentendo di voler fare il ministro: «Se avessi voluto fare il Ministro, mi sarei candidato». Poi le cose sono andate diversamente e sabato 22 ottobre ha partecipato al giuramento del governo Meloni.

Pochi giorni dopo la vittoria della destra alle elezioni, Crosetto aveva comunque iniziato a darsi da fare per prevenire le polemiche, annunciando la messa in vendita della sua società di consulenza in cui era coinvolta parte della famiglia. Dopo la nomina a ministro, aveva inoltre confermato su Twitter di voler chiudere tutti i propri incarichi e gli affari privati.

Ha quindi rinunciato alla carica nell’AIAD, per la quale non riceveva compenso, e alla presidenza di Orizzonte sistemi navali. Alla Stampa, Crosetto ha inoltre confermato di voler vendere le attività di famiglia anche legate alla produzione di macchinari agricoli: «Mi dimetto da amministratore e poi per scelta mia le vendo, ho novanta giorni di tempo per farlo. Ma nessuno lo ha mai fatto prima, tanto per capirci vendo dei bed and breakfast. Mentre non è che Berlusconi ha venduto Mediaset quando è entrato in politica».

Su Domani, giornale che ha seguito più di altri le vicende di Crosetto ritenendo concreto il rischio di un conflitto d’interessi, Giovanni Tizian si è chiesto se gli annunci sulle dimissioni e le vendite saranno sufficienti:

C’è chi dice: una volta lasciata la presidenza per Crosetto ogni possibile conflitto svanirà? È davvero così? Nell’AIAD fra le aziende che ne fanno parte Crosetto ha molti amici. Per esempio, potrà contare sul segretario generale, Carlo Festucci, che siede nel consiglio di amministrazione di un’azienda che ha tra i soci il 25enne figlio del fondatore di Fratelli d’Italia. La benevolenza dell’industria degli armamenti verso Crosetto e Fratelli d’Italia è indicata anche da un altro elemento: poco tempo fa un’azienda ha versato 10mila euro al partito. Si tratta della Drass Galeazzi srl, si occupa di «tecnologia subacquea e prodotti per la difesa marina come sommergibili e veicoli per le forze speciali». Drass è membro di AIAD, il cui presidente è Crosetto, l’imprenditore e fondatore del partito di Meloni. Diventato ormai il ministro della Difesa con cui Drass dovrà confrontarsi.

Intervistato oggi da Repubblica, Crosetto ha risposto a una domanda che gli chiedeva conto proprio del conflitto d’interessi:

Ho lasciato ogni incarico, come prevede la legge, e andrò anche oltre, uscendo da società dove potrei rimanere. Dunque, la risposta è no e d’ora in poi ho deciso di tutelarmi legalmente contro chiunque lo scriverà. Ho accettato di fare il ministro, sacrificando decenni di lavoro. E pretendo rispetto. Tra l’altro il mio ruolo principale era quello di aiutare le aziende italiane all’estero. Lavoravo accanto ai governi e ai ministri della Difesa, dalla Trenta alla Pinotti a Guerini, che dunque non erano mai controparte. È evidente che non esista alcun conflitto di interessi.